All’inizio del lockdwon l’autore Mario Menicagli ha letto “Dei delitti e delle pene”… ed ecco arrivare in scena “De’ relitti e delle quarantene”, operina deliziosa, briosa ed agile. Debutto assoluto all’alba del 26 luglio nella Tenuta Bellavista Insuese. La recensione di Fulvio Venturi
di FULVIO VENTURI
Nata nei giorni del lockdown “De’ relitti e delle quarantene” è un’operina deliziosa. Nel titolo occhieggia un riflesso di “Dei delitti e delle pene”, l’illuminato saggio che Cesare Beccaria fece stampare a Livorno nel 1764. L’autore, Mario Menicagli, ha letto infatti l’opera di Beccaria nei primi giorni della quarantena e da essa, come dalle sue frequentazioni attitudinali (è ovviamente musicista, ma è pure dedito a belle letture) e dal suo etimo (è altrettanto ovviamente livornese purosangue) ha tratto una brillante sintesi.
L’ambito della sua operina da camera è quello dell’intermezzo settecentesco. Sulla scena agisce una coppia di coniugi in età matura, “condannata” dal covid a condividere e spazio e tempo come ormai non avveniva più. Sull’orlo di una lite serpeggiante, di una manifesta sopportazione, ma anche d’inequivicabile affetto, la coppia trascorre la sua giornata, lei fra la tavola dello stirato e il pensiero della palestra chiusa, lui fra la lettura e qualche ironia. Scaramucce, qualche rivendicazione, e noia, inframmezzata dai bollettini della protezione civile e la speranza di uscire presto e tornare ad una vita “normale”.
La scrittura compositiva di Menicagli è briosa, agile, improntata ad un “falso” Settecento di consumata fattura dal quale emergono di quando in quando frasi melodiche di ampio respiro che tradiscono la frequentazione dei musicisti toscani di fine Ottocento. Non manca neppure la declamazione finale sul tangibile modello del commiato di Gianni Schicchi. Anche il libretto, che Menicagli ha redatto in collaborazione con Lido Pacciardi riserva sorprese con l’inserimento di termini d’uso corrente nella struttura tipica dell’opera settecentesca.
Non meno singolare è risultata l’esecuzione villereccia tenutasi alle 5. 45 di domenica 26 luglio 2020 nella elegante “Tenuta Bellavista Insuese Oasi Spondone”, con i raggi del sole che gradatamente andavano ad illuminare la scena naturale e gli esecutori.
“Scalza varcando da sabbie lunari, Aurora, amore festoso, d’un’eco popoli l’esule universo e lasci nella carne dei giorni,
perenne scia, una piaga velata.”
(Giuseppe Ungaretti, Eco, 1927 – In Sentimento del tempo, 1933)
La prima esecuzione assoluta di “De’ relitti e delle quarantene” si è allestita come clou della rassegna Albaclara giunta alla sesta edizione. Nei panni di Argia e Gervasio (i due coniugi “de’relitti”) hanno agito Costanza Gallo e Carlo Morini con spigliatezza, consumata esperienza e musicalità. Mario Menicagli ha anche concertato l’esecuzione e diretto l’Orchestra Amedeo Modigliani che in questa occasione era composta da Rita Ruffolo (spalla), Emanuele Benassi (violino), Alberto Clara (viola), Paolo Ognissanti (violoncello), Tommaso Menicagli (contrabbasso), Eleonora Donnini (flauto), Stefano Cresci (oboe), Chiara Baicchi (fagotto), Alessio Vinciguerra (corno), Samuele Ceragioli (tromba), Giacomo Putrino (timpani), Viola Lenzi (cembalo).
La regia di Cataldo Russo e Nicola Fanucchi (attrezzeria e movimenti di scena Bianca Stefanelli, Costumeria Capricci) ha improntato la scena ad un ring domestico che ci ha fatto pensare alla “Partita a pugni” di Vieri Tosatti (1953).
Costanza Gallo e Carlo Morini, prima dell’opera, hanno anche eseguito una selezione di brani da Hændel e Mozart.
L’esecuzione di “De’ relitti e delle quarantene” è stata preceduta da una animata prolusione dello stesso Mario Menicagli e da un saluto di Mascia Vannozzi, assessora alla cultura del Comune di Collesalvetti.
Produttori della matinée Modigliani Produzioni, Sillabe Editore, LD. Sponsor Tenuta Bellavista Insuese.