“Il Tamerlano” al Teatro del Giglio di Lucca. Un “pasticcio” musicale seguendo il filo di Vivaldi, con Ottavio Dantone (che suona il cembalo) alla guida dell’Accademia Bizantina. Replica il 19 febbraio alle ore 16. La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

Ottavio Dantone, nelle interviste che hanno preceduto l’andata in scena dello spettacolo, ha illustrato chiaramente le linee delle scelte musicali da lui operate. Tamerlano (in scena al Teatro del Giglio di Lucca, replica domenica 19 febbraio 2023 alle ore 16, ndr) è quello che si definisce un “pasticcio”, dove non tutta la musica è composta da uno stesso autore. Prassi comune all’epoca, rinvigorita anche dal fatto che la partitura del presente Tamerlano, rinvenuta presso la Biblioteca Nazionale di Torino assieme ad un ingente corpus vivaldianum (al proposito leggere l’avvincente romanzo “L’affaire Vivaldi” di Federico Maria Sardelli), risulta mancante di cinque arie, delle quali nondimeno si conserva il testo letterario.

Nella struttura generale di Antonio Vivaldi (revisione critica di Bernardo Ticci) dunque, Dantone ha inserito arie di Geminiano Giacomelli, Johann Adolf Hasse e Riccardo Broschi recanti la stessa metrica di quelle perdute. Inoltre, c’informa ancora Dantone che non bisogna essere troppo rigidi nel considerare la musica antica attraverso una filologia che ricerchi l’imitazione di ciò che avveniva una volta. L’attenzione si deve rivolgere soprattutto al linguaggio. Dunque è necessario apprendere un repertorio di gesti e di codici che permettono di conoscere ed interpretare il barocco.

Una tesi che ci trova totalmente d’accordo. Un altro nodo da sciogliere è quello della scelta dei cantanti con la ridestinazione delle parti scritte per i castrati a voci maschili o femminili. Personalmente preferisco le voci femminili e in questo caso siamo andati in mezzo, destinando la parte di Tamerlano ad un controtenore, quella di Andronico ad sopranista uomo, e quella d’Idaspe ad un soprano donna.
Alla guida dell’Accademia Bizantina Dantone, che suonava il cembalo, oltre ad impartire un ritmo teatralmente giusto allo svolgimento dell’opera, ha focalizzato sulla incidenza dei recitativi che specie nel finale assumono una forza drammatica sorprendente.

Senza voler fare l’onnisciente conoscitore di ogni virgola che si articoli in qualunque testo del teatro d’opera, mi è parso però di cogliere qualche disuguaglianza nella compagnia di canto. In grande evidenza Marie Lys, Irene, certamente in ragione delle deliziose arie che canta (Son tortorella, veramente leggiadra) e della totale centralità del personaggio nella seconda parte dell’opera. Ottimo anche il giovane sopranista Federico Florio come Andronico. Delphine Galou è stata un’Asteria commossa e rigorosa, dalla bellissima presenza scenica, ma nell’aria “Cervetta intimidita”, fra le più famose dello spartito, è parsa sin troppo contenuta. Così il controtenore Filippo Mineccia, Tamerlano, ha comunicato il carisma e anche una certa consuntiva nevrosi del personaggio principale con un timbro secco e un’articolazione essenziale. L’antagonista Bajazet, interpretato dal basso Gianluca Margheri, è forse rimasto avviluppato nelle complesse pieghe del personaggio, pur fornendo un adeguato peso sonoro e l’Idaspe di Arianna Vendittelli è parso in sofferenza nelle volute virtuosistiche dell’ampia aria di furore “Anch’il mar par che sommerga”.

La messa in scena di Stefano Monti, regista, scenografo e costumista si è intersecata con le coreografie di Marisa Ragazzo e Omid Ighani. Ogni personaggio cantante è stato doppiato da un danzatore – DaCruDance Company – sia in simbiosi che a sostegno delle determinate personalità teatrali con movenze assolutamente libere (o liberate) dallo stile musicale. Non era la prima volta che si vedeva e non è stata la prima volta in cui sono rimasto del tutto impassibile. Costumi anche non memorabili con uso di maschere parziali omologanti che rendevano difficile l’identificazione dei personaggi. Il teatro, d’ogni stile e periodo, è anche colpo d’occhio.
Giglio pieno e pieno successo globale.