Gli stabilimenti balneari, le mareggiate, i vari delle navi, i palombari, i pescatori… Livorno, il suo mare e un secolo di storia fra Ottocento e Novecento. Ai Bottini dell’Olio (Museo della Città) oggi 30 giugno apre la grande mostra fotografica “Sognando i corsari, Livorno e il suo mare negli Archivi Alinari”

“Sognando i corsari. Livorno e il suo mare negli Archivi Alinari”. E’ la mostra fotografica che si APREal Museo della Città di Livorno, Polo Culturale dei Bottini dell’Olio, dal 30 giugno (vernissage ore 18.30) all’8 ottobre 2023. Promossa e organizzata dal Comune di Livorno, la mostra è curata da Fondazione Alinari per la Fotografia con il patrocinio della Regione Toscana insieme al Comune di Livorno. Curatrice Rita Scartoni di Alinari, Catalogo Sillabe.

Veduta animata del Mastio di Matilde della Fortezza Vecchia di Livorno ridotto da Cosimo I de’ Medici a residenza della famiglia granducale.1920-1930 ca.Giuliano Giamberti detto Giuliano da Sangallo1521-1534Livorno

In esposizione opere dei preziosi Archivi Alinari, uno dei giacimenti fotografici più grandi e antichi al mondo. Il patrimonio conta oltre cinque milioni di pezzi, numerosi dei quali unici, databili dal 1841 ai nostri giorni, raccolti in centinaia tra archivi e collezioni di grande rilevanza per la storia della fotografia, non solo italiana. Nel dicembre del 2019 questo archivio è divenuto pubblico grazie all’acquisto della Regione Toscana, operazione di politica e investimento culturale tra i più importanti degli ultimi anni, che lo ha salvato dalla dispersione e dallo smembramento, garantendone la conservazione e la sua accessibilità.

Il legame tra la città dei 4 Mori e il suo mare, i cambiamenti sociali e di costume a Livorno, sono raccontati attraverso un secolo (a cavallo tra l’800 e fino agli anni ‘60 del 900) di fotografi e di fotografie.

Punta del Vecchio Porto Mediceo a Livorno1890 ca.

A partire dal dagherrotipo della Dogana D’Acqua attribuito ad Aristide Castelli del 1845 ca. Livorno accoglie precocemente l’invenzione della fotografia. Infatti già nel 1843, a soli 4 anni dalla scoperta del dagherrotipo, Giuseppe Marzocchini aprì proprio a Livorno il primo studio fotografico in Toscana, un primato che riguarda non solo Livorno ma tutto il territorio regionale, come rivendicato in una reclame della fine del secolo che definiva lo Stabilimento Marzocchini “la più antica fotografia di Toscana”.

 

Scorreranno nella emozionante esposizione al Museo della Città foto di stabilimenti balneari e bagnanti, mareggiate, vari di navi, palombari, pescatori e altri mestieri legati al mare, quartieri costruiti lungo le vie d’acqua interne alla città, negli scatti di fotografi (o intere dinastie di fotografi) livornesi.

Nomi di artisti della macchina fotografica come Bettini e Miniati non lasceranno indifferenti gli appassionati e conoscitori di fotografia e sorprenderanno per il loro fascino i visitatori che vedranno per la prima volta le loro immagini.

Sorprendenti e di tutt’altro tenore le diapositive colorate a mano dallo scienziato fiorentino Giorgio Roster nei suoi soggiorni all’isola d’Elba nella seconda metà dell’800, così come sempre all’Elba sono state scattate altre fotografie amatoriali di vacanze estive risalenti agli anni Venti e Trenta.

Quanto al titolo, a cosa si riferisce? Ad una incantevole foto di Michele Vestrini del 1958 che raffigura un bambino di spalle, seduto su una spalletta della Terrazza Mascagni; di fronte a lui, nella vastità del mare aperto, la celebre nave “Vespucci”a vele spiegate.

O forse, i corsari?

Spiega la curatrice della Fondazione Alinari Rita Scartoni: “L’inafferrabile vastità del mare può essere solo suggerita nello spazio ristretto di una fotografia. La sua natura fluida, la quiete instabile, sempre animata dal vento e da invisibili correnti, può essere colta meglio in rapporto ad altri elementi:la linea dell’orizzonte, il profilo roccioso di una costa su cui si frangono le onde, una mareggiata che investe un molo.

E se, come la natura invisibile e di per sé non fotografabile del vento, anche quella del mare ha bisogno di un soggetto altro per meglio rivelarsi, la sua immensità può essere solo immaginata e sognata.

È con la dimensione del sogno che metaforicamente inizia il viaggio nel mare di Livorno. Sognando i corsari è infatti il titolo di una fotografia di Michele Vestrini del 1958: un bambino seduto di spalle sulla balaustra della Terrazza Mascagni che pare perdersi con il pensiero nella grandiosità del mare aperto, in avventure di pirati suggerite dal veliero al largo della costa. Ed ecco che la quiete apparente del soggetto ci porta nella dimensione dell’immaginario dove trovano spazio l’incontro,

lo scambio, la circolazione di idee e di passioni, caratteristi che proprie di una città e di un territorio che, come quello di Livorno, è intimamente legato al suo mare”.

GLI AUTORI IN MOSTRA

FRATELLI ALINARI

LEOPOLDO ALINARI (Firenze 1832-1865); ROMUALDO ALINARI

(Firenze, 1830-1890); GIUSEPPE ALINARI (Firenze,

1836-1890); VITTORIO ALINARI (Firenze, 1859-1932)

 

VINCENZO BALOCCHI (Firenze, 1892-1975)

UGO BETTINI (Bologna, 1843 – notizie 1900 ca)

LUIGI BETTI (Livorno, 1881-1941)

GIUSEPPE BORRA (Livorno, 1905-1987)

STABILIMENTO GIACOMO BROGI

GIACOMO BROGI (Firenze, 1822-1881); CARLO BROGI (Firenze, 1850-1925)

ARISTIDE CASTELLI (Livorno, 1818 – Firenze, 1879)

GIORGIO ENRICO LEVI (Alessandria d’Egitto, 1849 –

Reggello, 1936)

RICCARDO MARZOCCHINI (Livorno, 1823-1910)

BRUNO MINIATI (Livorno, 1889-1974)

AURELIO MONTEVERDE (Roma, 1872 – Firenze?, 1934)

GIORGIO ROSTER (Firenze, 1843-1927)

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ARCHIVI ALINARI – FIRENZE

Gli Archivi Alinari sono uno dei giacimenti fotografici più grandi e antichi al mondo. Il patrimonio conta oltre cinque milioni di pezzi, numerosi dei quali unici, databili dal 1841 ai nostri giorni, raccolti in centinaia tra archivi e collezioni di grande rilevanza per la storia della fotografia, non solo italiana. Nel dicembre del 2019 questo prezioso archivio è divenuto pubblico grazie all’acquisto della Regione Toscana, operazione di politica e investimento culturale tra i più importanti degli ultimi anni, che lo ha salvato dalla dispersione e dallo smembramento, garantendone la conservazione e la sua accessibilità. Per gestire, conservare e valorizzare al meglio il patrimonio Alinari, nel luglio del 2020, la Regione Toscana ha dato vita alla Fondazione Alinari per la Fotografia che ha immediatamente avviato le sue attività. Obiettivo principale della Fondazione è infatti quello di restituire alla fruizione pubblica questo importante e unico patrimonio museale, archivistico e bibliografico, attraverso ricerche, campagne di restauro, nuove catalogazioni e digitalizzazioni, mostre e iniziative pubbliche, realizzate anche grazie a importanti collaborazioni con altre realtà italiane impegnate nella valorizzazione della fotografia.

La storia degli Archivi Alinari ebbe inizio a Firenze, quando Leopoldo Alinari iniziò la sua attività e fondò il suo primo laboratorio fotografico, dando vita, insieme ai fratelli Giuseppe e Romualdo, alla ditta “Fratelli Alinari”. Era il 1852. Poco più di dieci anni dopo, nel 1863, creò il più antico stabilimento fotografico del mondo, nel palazzo in via Nazionale, oggi Largo Alinari, che per oltre 150 anni è stato la sede della ditta e nel quale si è formato il ricchissimo patrimonio fotografico giunto fino a noi.

Da allora è stata una storia di grandissimo successo, che ha portato la ditta a fotografare, in maniera sistematica, il patrimonio storico artistico e architettonico italiano, le collezioni dei musei e il paesaggio del nostro paese, diffondendo la cultura e l’arte italiana in tutto il mondo.
Nel corso della sua lunga vita, nei diversi cambi di proprietà, l’archivio si è accresciuto e arricchito grazie ad acquisizioni di grande valore, come quella degli archivi Brogi, Anderson, Chauffourier e Fiorentini avvenuta dopo il passaggio della proprietà nel 1957 al senatore Vittorio Cini, e poi con la gestione della famiglia triestina dei De Polo che ha acquisito fondi fotografici in Italia e all’estero di importanza mondiale per la storia della fotografia, procedendo, alla fine degli anni Novanta, alla loro digitalizzazione. Dopo l’acquisizione regionale l’intero patrimonio è stato trasferito dalla sede storica fiorentina ai magazzini della società Art Defender di Calenzano, organizzato in depositi di massima sicurezza, presso i quali la Fondazione svolge attività di conservazione, documentazione e digitalizzazione del patrimonio. Si tratta di una collocazione temporanea,

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in attesa dell’allestimento degli spazi a Firenze che accoglieranno l’archivio e la biblioteca oltre a un nuovo museo dedicato alla storia della fotografia.

Gli Archivi Alinari sono composti in prevalenza da beni fotografici (vintage prints, album fotografici, negativi sia su lastra di vetro che su pellicola e incunaboli come dagherrotipi, ambrotipi, ferrotipi, e altri Unicum), documenti, una biblioteca specializzata composta da volumi, riviste e libri rari, da considerarsi tra le più qualificate di settore in Italia e all’estero, apparecchiature fotografiche, attrezzature storiche da atelier, corredi e strumenti tecnici che testimoniano in vario modo l’uso e la pratica della fotografia nel tempo.

Ai tre nuclei archivistici si aggiunge il fondo legato all’attività della Stamperia d’Arte Alinari che conserva negativi, stampe, cataloghi commerciali oltre ai macchinari, tra cui una preziosa macchina per la stampa in collotipia.
Il pezzo più antico dell’archivio è un raro e prezioso dagherrotipo del 1841 che ritrae una suggestiva immagine di Firenze sotto la neve. Appartiene a un fondo di oltre 3.000 oggetti, quello degli Unicum, che è stato di recente interamente valorizzato grazie al sostegno del MiC (Strategia Fotografia) e a restauri condotti con la collaborazione dell’Opificio delle Pietre Dure.

Archivi e collezioni sono consultabili sul sito della Fondazione www.alinari.it. Attraverso il catalogo online, in continuo aggiornamento, utilizzando il motore di ricerca immagini sulla homepage è possibile scoprire oltre 250.0000 immagini, tra cui testimonianze uniche della storia, dell’arte e del paesaggio del nostro paese, e consultare interi fondi grazie al censimento dell’archivio che la Fondazione ha appena concluso. Il sito è sempre aggiornato e informa anche sui progetti in corso e le iniziative della Fondazione.

 

 

FOTO DA SCARICARE: https://we.tl/t-86mkBt0bZH

Orari:

dal lunedì al venerdì 10.00-20.00

sabato e domenica 10.00-22.00.

Orario continuato fino alle 24.00 durante Effetto Venezia (2-3-4-5-6 agosto).

Biglietti:

Intero 6 euro, ridotto 4 euro, ridotto scuole 2 euro, visita guidata 2,50 euro.

Possibilità di biglietto open, acquistabile anche online.

Visite guidate

Visite guidate su prenotazione e a orario garantito il sabato alle 18.00 e alle 19.00 senza prenotazione. Costo visita guidata 2,50 euro.

Per informazioni e prenotazioni:

Museo della Città di Livorno

Piazza del Luogo Pio 19

tel.0586-824551

museodellacitta@comune.livorno.it

www.museodellacittadilivorno.it

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