“Se vuoi essere contemporaneo leggi i classici”: Gabriele Lavia presenta il suo libro al Teatro della Pergola
Gabriele Lavia presenta a Firenze il suo libro “Sue vuoi essere contemporaneo leggi i classici” (Piemme edizioni). L’appuntamento è per mercoledì 10 maggio 2017 alle ore 18 nell’Atrio delle Colonne del Teatro dell Pergola. Interverrà Tommaso Sacchi.
“I classici – afferma Lavia (nella foto di Tommaso La Pera) – ci insegnano a sentirci a disagio nel mondo. Bisogna ringraziarli proprio per questo”. Nel volume edito da Piemme, il grande attore e regista, che quest’anno ha messo in scena per la Fondazione Teatro della Toscana “’uomo dal fiore in bocca… e non solo”, ci svela perché abbiamo ancora bisogno dei classici e perché possono salvarci dalla mediocrità esistenziale, dall’asfissia mentale, dal degrado civile. Noi moderni li consideriamo lontani dalle nostre vite, tomi voluminosi che stanno a impolverarsi sulle librerie. Invece, parlano di noi, delle nostre storture e mostruosità, ma anche della nostra bellezza e della nostra meraviglia. È ciò che li rende intramontabili, eternamente contemporanei. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.
I grandi autori del passato sono i veri rivoluzionari della Storia, perché hanno la capacità unica di ‘rivoltarci’ dal di dentro. Quando li accostiamo in punta di piedi, sentiamo che la nostra interiorità è scossa nelle viscere. In “Se vuoi essere contemporaneo leggi i classici” (Piemme Edizioni, nella foto a destra particolare della copertina) Gabriele Lavia compie un’affascinante passeggiata con i geni della letteratura. Predisporsi alla lettura di un grande capolavoro per conoscerlo e goderne non è affatto facile, ci avverte il grande protagonista del teatro italiano, i cui 50 anni di carriera da poco compiuti sono stati celebrati con il pregiato libro fotografico “Lavia il Terribile” di Tommaso Le Pera e Anna Testa, edito da Manfredi. Il suo ultimo spettacolo è L’uomo dal fiore in bocca… e non solo di Pirandello, prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana.
“Pensate forse che Melville volesse veramente parlare di balene e capitani? – scrive Gabriele Lavia – in ogni lettura classica c’è sempre una Moby Dick bianca da cercare e da cui lasciarsi trascinare giù, nel profondo. Non è cattiva quella balena, al contrario, è l’unica possibilità che Achab ha a disposizione per inabissarsi nel mistero di se stesso. Solo inseguendo il capodoglio nei flutti, il capitano (e con lui il lettore) potrà crescere e diventare più umano”.