MASCAGNI FESTIVAL. Una notte di settembre per (ri)scoprire “Le Maschere”. Fuori scaletta l’ORT esegue la sinfonia dell’opera mascagnana ed emoziona il pubblico. La cronaca del “gala” (con le foto di Biancamaria Monticelli) e il monologo di Luca Zingaretti

di ELISABETTA ARRIGHI

Il debutto fu nel gennaio del 1901. La dettero in contemporanea nei teatri di sette città italiane. Non fu un successo e il titolo rimase nel limbo. Un esperimento di metateatro, una partitura da “opera buffa” con virtuosismi che ricordano Gioachino Rossini, a cui Pietro Mascagni volle rendere omaggio. E nella serata di venerdì 11 settembre 2020 alla Terrazza Mascagni di Livorno, il pentagramma della Sinfonia de “Le Maschere” – è questa l’opera di cui stiamo parlando – si è librato nell’aria avvolgendo in una  spirale gioiosa e giocosa il pubblico (numeroso, con sold out annunciato) arrivato per il “Mascagni Gala”, evento clou della prima edizione del Mascagni Festival nella città natale del musicista.

Una Sinfonia probabilmente sconosciuta a molti, ma che ha colpito direttamente al cuore. Eppure per ascoltarla si è dovuto attende il post-gala, ovvero l’ORT (Orchestra della Toscana) diretta da Beatrice Venezi l’ha suonata dopo che alcune voci, dalla platea, hanno invocato il nome di Mascagni. Inutile negare che diverse persone – a fronte di molte altre, sicuramente più numerose – una volta concluso il concerto non hanno nascosto diverse perplessità visto che il programma di sala aveva messo sì al centro Mascagni con brani da Cavalleria Rusticana (in maggior parte), Iris, L’Amico Fritz e Guglielmo Ratcliff, dando però spazio anche ai coevi Francesco Cilea, Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e Ruggero Leoncavallo (“Vesti la giubba” era il brano finale in scaletta, proprio da “Pagliacci”, l’opera di Leoncavallo che classicamente viene abbinata a Cavalleria Rusticana). Insomma, un “Mascagni Gala” con molto altro, specchio di un rinnovamento creativo avviato a fine ‘800, gradito certamente, anche se – forse – si poteva veramente puntare molto di più sul compositore finalmente “tornato a casa”, nella sua Livorno, anche per avviare una riscoperta della sua opera che va ben oltre il capolavoro che lo lanciò all’attenzione del mondo. Del resto questa edizione del debutto del Mascagni Festival, la cui organizzazione il Comune e la Fondazione Teatro Goldoni hanno voluto portare avanti nonostante la pandemia, ha mescolato vari programmi e forme di spettacolo portando a casa un buon risultato grazie ad una bellissima risposta del pubblico e ad una scenografia eccezionale, formata dalla Terrazza Mascagni protesa sul mare, dai palazzi del Viale Italia, e dallo spettacolo di videomapping realizzato da Immersiva, dedicato al compositore livornese e proiettato sulla elegante facciata dell’Hotel Palazzo, di fronte ai Bagni Pancaldi, storico stabilimento balneare, uno dei più antichi d’Italia e d’Europa.

Un “gala”, quello dell’11 settembre, aperto con un minuto di silenzio in memoria delle vittime dell’attacco del 2001 alle Torri Gemelle di New York e poi dall’inno nazionale mentre la facciata dell’Hotel Palazzo mostrava i colori della bandiera italiana. Sul podio, come detto, la lucchese Beatrice Venezi, giovane direttore d’orchestra in grandissima ascesa, elegantissima in abito verde, mentre il rosso è stato il colore scelto dal soprano Amarilli Nizza e dal mezzosoprano Sonia Ganassi molto applaudita. La voce maschile del concerto è stata invece quella del tenore Angelo Villari.

Infine Lucca Zingaretti. In città, a Livorno, era cresciuta in questo primo scorcio di settembre una vera e propria febbre “zingarettiana”, o meglio un entusiasmo alle stelle per la presenza al “Mascagni Gala” del “commissario Montalbano”. Zingaretti ha interpretato (suddiviso in tre momenti) un testo di Michele Santeramo, insinuando sul palcoscenico “sentimenti pulsanti ed una schietta riflessione sull’amore”.  Un monologo ispirato ai personaggi delle opere con un primo momento “di rappresentazione – si legge sul programma di sala – di sé, del proprio sentimento da mostrare, per il quale gli altri ci giudicano” e un secondo momento “in cui si è costretti a scendere in quel sentimento più profondo solo nostro, personale, e di cui dobbiamo rendere conto solo a noi stessi”.

Inutile aggiungere che l’esecuzione dell’Intermezzo da Cavalleria Rusticana (cui è seguito anche l’Intermezzo dall’Amico Fritz) ha entusiasmato la platea, anche durante il bis del dopo-gala, ovvero prima che il sipario (virtuale, si era all’aperto, sotto le stelle) calasse sul “Mascagni Gala”.

L’ultimo appuntamento con la manifestazione è in agenda il 19 settembre (alle ore 19), sempre alla Terrazza Mascagni, dove ci sarà un concerto della Banda musicale dell’Arma dei Carabinieri diretta dal colonnello Massimo Martinelli. La Banda eseguirà brani di Bellini, Puccini, Morricone, Ponchielli, Cirenei, Novaro, Martinelli e naturalmente del grande Pietro, il “padrone di casa”. E allora, ancora una volta, “Viva Mascagni!”, come ha gridato verso il cielo uno spettatore mentre si spegnevano le luci del palcoscenico.

Tutte le foto (anche a seguire) sono di BIANCAMARIA MONTICELLI