Maggio Musicale, Don Giovanni diretto da Zubin Mehta finisce in trionfo. Determinante il protagonista Luca Micheletti (in duo perfetto e assortito con il Leporello di Markus Werba). La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

È finita in trionfo. E pensare che durante il primo atto qualche perplessità l’avevo avuta. La parte visiva non aveva slanci, anzi; quella musicale, a parte il nitore e la qualità del suono (buttali via, comunque) non offriva particolari lusinghe. Poi, una svolta decisa al meglio, con un finale memorabile. Sarà merito di Mozart? Senz’altro: di fronte alla meraviglia degli ultimi trenta minuti di quest’opera si resta sempre rapiti, affascinati, ammirati come se fosse la prima volta. Tutti, però, hanno dato un contributo determinante alla causa finale e hanno mostrato un affiatamento di rara professionalità.

Implicitamente con il precedente periodo ho detto del Maestro Mehta il quale dopo aver assicurato il conferimento di un livello comunque alto a tutto lo spettacolo, ha condotto il finale in modo magistrale stabilendo una incredibile tensione emotiva.

Nel raggiungimento di tale risultato (al Maggio Musicale di Firenze) è stato determinante il protagonista Luca Micheletti con il suo fraseggio scavato, incisivo, sulfureo e con una presenza scenica di straordinaria efficacia. Nel primo atto il suo canto mi era parso un po’ rigido, con un’aria “dello champagne” non indimenticabile e un Là ci darem la mano di circostanza, ma nel secondo, dopo una splendida serenata tutta a mezza voce, la sua prestazione ha fatto registrare un crescendo continuo. Veramente molto bravo. Una dimostrazione totale di come canto e recitazione non possano essere scissi, senza dimenticare neppure la prodezza vocale (uno splendido la naturale tenuto nel consegnarsi deliberatamente all’inferno) usata in chiave espressiva.

E da Micheletti passiamo ai colleghi del cast. Markus Werba è un Leporello fin troppo chiaro e leggero, ma ha il gran merito di cantare piacevolmente e soprattutto di stabilire con il Don Giovanni di Micheletti un duo perfetto ed assortito, fondando su quella stessa incisività di fraseggio e su un gioco scenico perfezionato. Note un po’ meno liete dal versante femminile dove Jessica Pratt, Donna Anna, non mi è sembrata di fronte al suo personaggio migliore (comunque il suo Non mi dir, bell’idol mio ha avuto mirabili passaggi belcantistici, così come Al desio di chi t’adora nella “morale” conclusiva), Anastasia Bartoli, Donna Elvira, apprezzabile nello slancio, deve crescere e maturare nel dominio dello strumento e Benedetta Torre è rimasta nei vincoli tradizionali del personaggio di Zerlina. Parimenti Ruzil Gatin è un Don Ottavio dalla voce bianca e affetta da un udibile vibrato, ma pure sicuro e disciplinato.

Molto bene Eduardo Martínez nei panni di Masetto e notevolissima la prova del giovane Adriano Gramigni (al di là degli effetti speciali e tecnici persino eccessivi, che non dipendevano certo da lui, durante la cena di Don Giovanni) quale paradigmatico Commendatore. In tutti, poi, dico in tutti, deve essere lodata l’applicazione e la volontà di consegnare al pubblico uno spettacolo palpitante e intenso.

Alla eccellenza musicale – oltre ai cantanti: orchestra e coro stratosferici – non ha fatto eco la parte visiva. Sappiamo che in partenza la produzione doveva essere affidata al regista David Pountney e che, soprattutto per ragioni di budget, dopo le dimissioni di Alexander Pereira, l’indirizzo sia mutato. È stato scelto d’importare l’allestimento visto nel 2017 al Festival dei Due Mondi di Spoleto, per la regia di Giorgio Ferrara ripresa da Stefania Grazioli, scene di Dante Ferretti e Francesca Lo Schiavo, costumi Maurizio Galante, luci di Fiammetta Baldisseri. Qui la vicenda si ambienta in un cimitero, fra statue funebri e marmi monumentali, ma senza quel che di luciferino o immobilmente mortuario cui si potrebbe pensare. La visualità del Maggio ci aveva abituato a ben altro, diciamocelo, ma tant’è.
A confezionare un successo da stadio è bastata la “compagnia Mehta” e il fantastico pubblico fiorentino.

Prossime repliche: il 9 e 12 maggio 2023, alle ore 19 / Sala Grande.