Il Goldoni vent’anni dopo il restauro. La sera di mercoledì 24 gennaio (dalle ore 20) si ricorda l’inaugurazione del 2004 quando si alzò di nuovo il sipario alla presenza dell’allora presidente Ciampi. E anche oggi risuoneranno le note di Cavalleria rusticana, capolavoro di Pietro Mascagni

Il 24 gennaio 2004, alla presenza dell’allora Presidente della repubblica, il livornesissimo Carlo Azeglio Ciampi, il Teatro Goldoni veniva restituito alla città dopo una lunga ed accurata opera di restauro. Fu una serata memorabile, trasmessa in diretta televisiva, con la messa in scena del capolavoro del compositore Pietro Mascagni diretta dall’indimenticato M° Massimo de Bernart, allora già gravemente ammalato, scomparso solo un mese dopo l’appuntamento.

Il Teatro Goldoni

Venti anni dopo, la Fondazione Teatro Goldoni vuole festeggiare il gioioso anniversario della riapertura con il titolo che anche allora sancì festosamente la rinascita del gioiello livornese – Cavalleria rusticana – con una produzione che coinvolge Emanuele Gamba alla regia e Mario Menicagli sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Goldoni.

Di valore il cast impegnato, con una Santuzza livornese, Valentina Boi che è uno dei giovani soprani dal temperamento drammatico italiani più in vista nei teatri nazionali ed esteri; Turiddu interpretato da Amadi Lagha, il tenore francese vincitore di numerosi concorsi lirici e riconoscimenti internazionali ed anche lui applaudito in diversi teatri in Europa e nel mondo; con loro il baritono Min Kim (che sarà Alfio), nato in Corea del Sud nel 1991, proveniente dall’Accademia del Maggio Musicale e distintosi in vari concorsi di canto e vincitore del primo premio al Concorso Voci Mascagnane di Livorno (2022), risultati che lo hanno recentemente portato a debuttare nei Teatri di Livorno, Trieste e Viterbo; Lola sarà Noemi Umani, classe 1993, vincitrice anche lei di un premio speciale al concorso “Voci Mascagnane” 2022 al Goldoni ed impegnata sui palcoscenici presso il “Festival dei due mondi” di Spoleto, il “Festival delle Nazioni” di Città di Castello e il “Festival Di Stresa”, oltre che al Goldoni; completa il cast nel ruolo di mamma Lucia il soprano spagnolo Rosa Pérez Suárez, attiva oltre che come interprete lirica anche come docente di canto. Ricorderemo, inoltre, il M° Massimo De Bernart, con una serata speciale a venti anni dalla sua scomparsa, il prossimo 1 marzo.

Prezzi: Posto Unico € 20 – Ridotto Under 20 € 12 – Biglietteria: dal 18/7 al 30/9 è aperta martedì e giovedì’ ore 10/13; dal 3 ottobre sarà aperta il martedì e giovedì ore 10/13; il mercoledì, venerdì e sabato ore 16.30/19.30 – Nei giorni di spettacolo la biglietteria aprirà 2 ore prima dell’inizio spettacolo

Mercoledì 24 gennaio 2024, ore 20
Ventennale della riapertura del Goldoni
CAVALLERIA RUSTICANA
Melodramma in un atto
Musica di Pietro Mascagni
Direttore Mario Menicagli
Regia Emanuele Gamba
Scene, luci e costumi Teatro Goldoni
Orchestra e Coro del Teatro Goldoni

La serata sarà aperta da un breve ricordo della inaugurazione bis del 2004, a cui seguirà l’esecuzione di due brani mascagnani, prima che il sipario si alzi ancora una volta sulla Cavalleria.

  • Ecco alcuni flash tratti dal volume “All’Opera. Viagio nei teatri di Livorno / Lucca / Pisa / Torre del Lago” di Elisabetta Arrighi e Lisa Domenici (ed. Programma) con il quale hanno vinto il Premio Pisa / Radici del Territorio.

Alcune citazioni tratte dalla famosa guida di Livorno del Piombanti (pubblicata a fine Ottocento) danno un’idea ben precisa di quello che è ancora oggi il Teatro Goldoni di Livorno i cui lavori di edificazione furono avviati nel marzo 1843, mentre l’inaugurazione risale al luglio 1847. Il nome, all’epoca, era Leopoldo: l’intitolazione a Goldoni arriverà nel 1859.

“(…) Un teatro maestoso che è ritornato al suo antico splendore solo all’inizio degli anni Duemila (si legge nel volume con riferimento al restauro filologico e all’ammodernamento delle strutture, costati circa 18 milioni di euro, che per un lunghissimo periodo videro migrare alla Gran Guardia le stagioni liriche e di prosa, nda). Interventi fortemente voluti dall’amministrazione comunale (e dal sindaco Gianfranco Lamberti: oggi nel foyer si trova una lapida in ricordo, nda), durati diciotto anni. (…) Dopo la chiusura del 1984 per mancato adeguamento alle norme di sicurezza, bisognerà aspettare il 1999 per la riapertura del ridotto detto Goldonetta (circa 200 posti) e quindi nel 2024 della nuova inaugurazione avvenuta il 24 gennaio. Una grande festa per tutta la città, con la presenza del presidente Ciampi, del sindaco Lamberti e di Mascagni. Perché solo una sua opera, e ancora di più il suo capolavoro – Cavalleria rusticana – poteva riaprire la casa teatrale dei livornesi. (…) Una vera serata da red carpet, cosa insolita per la città. Uno di quegli appuntamenti che restano nella memoria colettiva, che fanno “storia”, destinato ad essere ricordato per molti anni prima di affidarlo agli archivi, come quell’afoso 24 luglio del 1847″ quando i Goldoni venne inaugurato per la prima volta.

“(…) E Pietro Mascagni? Sembra di vederlo ancora lì, seduto al suo pianoforte, nella Sala a lui dedicata accanto al foyer. Oppure nei corridoi nelle stanze dell’appartamento mascagnano allestito proprio dentro il Goldoni. O ancora sul podio della direzione d’orchestra, con il frac e la bacchetta fra le mani”.

E Gastone Razzaguta, narratore della città, in “Livorno Nostra” ricorda una strofa mascagnana; “Fior di giaggiolo / gli angeli belli / stanno a mille in cielo / ma bello come lui / ce n’è uno solo” (dal libretto della Cavalleria rusticana scritto da Giovanni Targioni Tozzetti e Guido Menasci).

“C’è forse al mondo uno stornello altrettanto bello? C’è forse nel mondo un solo abitante che non lo sappia cantare? E poi si vedeva la Bellicioni, la Santuzza della famosa prima, con la sua bella figliola, che aveva la villa a Livorno. Bei tempi anche quelli (…) Mascagni era l’idolo dei livornesi. Eppure con quest’occhi ho veduto al Goldoni, nel 1908 se non sbaglio, ho veduto una sera de Le Maschere, ho veduto strappar di mano la lettera a Rosaura da una cipolla lanciata dal loggione stipato. Ovvero che quel guastafeste – uno della clacche della quale geniale Mascagni si strafotté sempre – mancò poco che non seguisse il suo dardo; ma pure la cosa avvenne (…). Mascagni a Livorno era proprio a casa suissima, e tutti lo adoravano e lo guardavano con orgoglio (…) Deccotelo lì… E se vòi t’ha scritto pio…”