Aspettando il nuovo anno con Cavalleria rusticana e Pietro Mascagni. Un’opera e un compositore identificativi della città. L’idea del Goldoni di Livorno e di Mario Menicagli, il cast, il coro, gli orchestrali, le maestranze, il pubblico entusiasta… buon 2024 a tutti. Il racconto di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

È stata una bellissima idea. Cavalleria rusticana e Pietro Mascagni definitivamente salgono ad un ruolo identificativo per la città di Livorno, come Puccini a Lucca, Verdi a Parma, Rossini a Pesaro e via dicendo. Una città che si riconosce, si ritrova, fa festa con la musica di un concittadino. Lo ha dimostrato con il suo slancio il pubblico che nella sera del 31 dicembre 2023 ha affollato il Teatro Goldoni per attendere il nuovo anno con Cavalleria rusticana e con Pietro Mascagni. Deus ex machina dell’operazione, con il suo entusiasmo, la sua comunicativa, la sua volontà, Mario Menicagli, direttore generale della Fondazione Goldoni. E con lui, come un’anima sola, tutto il personale della Fondazione Goldoni, dalla squadra di palcoscenico alla biglietteria, dall’ufficio stampa all’amministrazione, dall’orchestra al coro. Emanuele Gamba, direttore artistico della Fondazione Goldoni, ha firmato la regia. Dunque una serata nata tutta in casa.

E neppure che questa Cavalleria fosse la più semplice delle produzioni. Nuove scene, nuovi cantanti e i mali di stagione, raffreddori, influenze e bronchiti a complicare le cose. Nella settimana precedente alla recita è stata registrata la doppia defezione della Santuzza e del Turiddu prescelti (Valentina Boi e Carlos Ventre: a loro i migliori auguri di pronta guarigione) sostinuiti con esemplare celerità dalla professionalità di Cristina Melis e Amadi Lagha. 

Bellissima atmosfera, calore, voglia di stare insieme. Mario Menicagli ha diretto con la consueta dedizione un buon cast formato dall’eccellente Jungmin Kim, vero lusso per un personaggio scabro quale Alfio, dall’appassionata Cristina Melis, Santuzza, dal generoso Amadi Lagha, Turiddu, dall’avvenente Noemi Umani, Lola e dalla qualificata Rosa Perez Suarez, Mamma Lucia. Nitida e sonora l’orchestra e impegnato allo spasimo il coro, preparato da Maurizio Preziosi con la consueta capacità, entrambi appartenenti alla Fondazione Goldoni. Applausi calorosissimi. Dopo il brindisi augurale della mezzanotte, l’ingresso del 2024 è stato salutato con un lungo programma sinfonico-popolare dedicato alle musiche da film di Ennio Morricone, musicista del quale è stato ripercorso il cammino – ed anche illustrato da Menicagli sulpodio con puntuali e sintetici interventi – dal periodo western, a quello di film socialmente impegnati come Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, a quelli che musicalmente sono stati individuati come best-seller, C’era una volta in America, Mission, Nuovo cinema Paradiso. Qui è stata molto apprezzata la tromba solista di Donino Gaudieri, Noemi Umani è stata una vocalist pressoché perfetta per qualità timbrica, musicalità e grazia,  Stefano Cresci  ha donato ai presenti un momento indimenticabile con l’assolo di oboe nel tema di Mission. Molto calore sul palcoscenico e in platea, persino con un filo di commozione all’apparire sul palco di tutte le maestranze della Fondazione Goldoni, giustamente chiamate da Mario Menicagli all’abbraccio con il pubblico. Buon 2024.