Al Maggio Musicale la Bellini renaissance con “La straniera”, sul podio Fabio Luisi. Ottima prestazione dell’orchestra e cast all’altezza

di LISA DOMENICI

La Bellini-renaissance è approdata al Maggio musicale fiorentino, con “La straniera” nell’edizione critica di Marco Uvietta, grazie anche alla bacchetta di Fabio Luisi (foto sopra il titolo) che è un ammiratore di Bellini e in particolare di questo titolo poco popolare anche tra i melomani più agguerriti, se alcuni hanno ammesso di conoscere solo poche pagine, per giunta, ascoltate su YouTube. Dunque ritorno importante, visto che l’opera, dopo il successo dell’esordio scaligero nel 1829, dove fu molto apprezzata, è caduta in oblio, e per teatri e pubblico, Vincenzo Bellini ha legato la sua fama soprattutto a Norma, Sonnambula e Puritani. Beninteso con qualche sporadica eccezione.
Chi, invece, volesse avvicinarsi a questo titolo sorprendente, potrebbe cominciare da quello che scrisse lo stesso compositore qualche giorno dopo la prima, il 16 febbraio 1829, allo zio Vincenzo Ferlito: “Tutti sono rimasti storditi perché credevano che io non potessi fare un altro Pirata e l’avere trovato questa di gran lunga superiore l’ha tutti sbalorditi, di maniera che mi hanno fatto sortire due volte nel primo atto e cinque nel secondo, cosa che mai si è vista da che esiste il teatro della Scala”.

Anche i critici del tempo giudicarono la “Straniera” un’opera nuova, con la quale Bellini aveva rotto con le vecchie leggi del passato che condizionavano i compositori. Gli attuali studiosi sottolineano che Bellini desiderava allontanarsi da Rossini il più possibile, scrivendo melodie “quasi del tutto sillabiche”, che ritroviamo certo nelle sue opere successive, ma prive dell’ascetismo di quelle della Straniera. Tutto ciò serve da suggerimento stimolante (speriamo), per (ri)ascoltare e approfondire il lavoro belliniano.

Dopodiché veniamo all’edizione fiorentina, che si è giocata con un’eccellente prestazione dell’orchestra guidata da Fabio Luisi, e dal cast all’altezza degli sforzi richiesti dal compositore. La parte molto impegnativa della protagonista, era affidata al soprano trentantreenne georgiano Salome Jicia, già apprezzata in repertorio belcantista. Insieme a lei il mezzosoprano Laura Verrecchia (Isoletta), il tenore Dario Schmunck, già Arturo a Verona e in Cd e Serban Vasile (Valdeburgo). Per l’ambientazione il regista Mateo Zoni non ha scelto soluzioni sceniche classiche, ma essenziali e surreali.

  • (Domenica 19 maggio 2019 al Maggio Musicale Fiorentino terza e ultima replica, ore 15.30)