“La storia di Livorno in dodici film”: il libo di Marco Sisi il 1° marzo alle ore 18 nell’Aula Magna del Vespucci-Colombo

Per I pomeriggi della Biblioteca Vespucci-Colombo, in collaborazione con Erasmo Libri, venerdì 1 marzo, ore 18.00, nell’Aula Magna dell’Istituto Vespucci-Colombo, via Chiarini, 1, presentazione del volume di Marco Sisi “LA STORIA DI LIVORNO IN DODICI FILM. Dagli antichi romani ai nostri giorni” (Ed. Il Quadrifoglio). Con l’autore Massimo Ghirlanda e Emanuele Barresi. Precede l’incontro un breve booktrailer su alcuni dei film menzionati nel libro.

Marco Sisi

IL LIBROSe Livorno è nata ufficialmente poco più di quattrocento anni fa, la storia degli abitanti dell’area fra la Meloria e il Botro Rogiolo è certamente più estesa nei secoli e i reperti archeologici conservati nei musei cittadini sono lì a dimostrarlo. Non esistevano cineprese per documentare gli eventi, ma i fasti dell’impero romano raccontati da un film muto, anzi, dal più costoso film muto mai prodotto, che proprio nel 1923, quindi un secolo fa, fu in parte girato in Italia e, per una delle scene più importanti, fra la Torre del Marzocco e il Molo Novo, sono usati da Marco Sisi come pretesto per aprire la narrazione del rapporto fra la nostra città e il mondo della celluloide. Nel Ben-Hur (questo il titolo) di Fred Niblo naturalmente non si fa cenno a Livorno, anche perché le vicende narrate si svolgono altrove, ma negli altri film presi in esame è possibile apprendere dettagli sulla storia cittadina che in pochi conoscono e scoprire che in certi casi a scrittori, sceneggiatori, registi e produttori questa città portuale del basso Mar Ligure stava a cuore più che ai suoi stessi abitanti, al punto che per Avorio nero (1936, regia di Mervyn LeRoy, quattro premi Oscar) e L’orologio a cucù (1938, di Camillo Mastrocinque, con Vittorio De Sica) le riprese furono effettuate in grandiose ricostruzioni di ambienti livornesi a Hollywood e a Cinecittà, per descrivere ciò che accadeva a Livorno all’epoca di Napoleone. Anche per Le notti bianche (regia di Luchino Visconti, Leone d’Argento a Venezia nel 1957) la produzione si avvalse di un intero quartiere realizzato in teatro di posa dagli scenografi Mario Chiari e Mario Garbuglia, che si ispirarono a edifici realmente esistenti in Venezia o in via Grande. 

Al tempo stesso, se per molti film è stata utilizzata una Livorno finta, è accaduto che la città abbia fatto da sfondo per vicende ambientate altrove, come in Tutti a casa (regia di Luigi Comencini, 1960), I sequestrati di Altona (1962, di Vittorio De Sica, Premio David di Donatello per la miglior regia), Due cuori fra le belve (1942, regia di Giacomo Gentilomo, con Totò), ma nei primi anni Quaranta pellicole come Il pirata sono io! (con Macario, regia di Mario Mattòli, 1940) e La figlia del Corsaro Verde (sempre del 1940, regia di Enrico Guazzoni, con Fosco Giachetti e Doris Duranti) presentavano un mar dei Caraibi autarchico che spaziava fra lo Scoglio della Ballerina e Calafuria. 

E poi, naturalmente, le vicende legate a Tombolo e al Decimo Porto narrate dal neorealismo, con Tombolo paradiso nero di Giorgio Ferroni (1947) e Senza pietà di Alberto Lattuada (1948), ma dal libro veniamo a sapere che ce ne furono anche altri, e poi i film che esprimono lo spirito labronico più genuino: Ovosodo (1997) e La prima cosa bella (2010) di Paolo Virzì, ma anche Mare matto (1963) di Renato Castellani. Va aggiunto, per amor di precisione, che il libro non è una semplice raccolta di dodici capitoli dedicati ad altrettante pellicole ma ci sono numerose appendici che trattano di altri film e di attori e registi quali ad esempio Totò, Vittorio De Sica e Marcello Mastroianni che nel corso della loro vita hanno legato il proprio nome a Livorno.

La storia di Livorno in dodici film s’inserisce nel trentennale progetto Livorno Superstar e rappresenta una nuova tappa di questo incessante work in progress il quale, senza alcuna pretesa di essere esaustivo, letteralmente distribuisce a piene mani occasioni di riflessione sul cambiamento, anche architettonico, della città nel corso degli anni e aggiungendo aneddoti e curiosità di ogni tipo, riferite a ciò che accadde durante la presenza di troupe e attori in città. Il testo è corredato di numerose foto, di scena o d’archivio, reperite in rete o provenienti dalla collezione privata dell’autore, e di un cospicuo numero di QRcode che permettono di accedere tramite smartphone o tablet a fotografie rare non di pubblico dominio e soprattutto di visionare film (interi o alcune scene), nonché di ascoltare playlist contenenti brani musicali composti dal Maestro Ennio Morricone per le colonne sonore di tre film, in parte girati a Livorno, prodotti nel fatidico anno 1968.

Marco Sisi è nato a Livorno nel 1957. Giovanissimo (1975) inizia a collaborare con TVL Radiotelevisione Libera, una delle prime operanti sul territorio nazionale, la prima ad avere radio e televisione. Nel 1977 è tra i fondatori di Radio Flash, nel 1979 viene assunto da Telegranducato di Toscana e nel 1983 si trasferisce a Roma, dove si specializza nella post-produzione video (montaggio ed effetti speciali) e per oltre un trentennio lavora per SBP, società leader nel settore, Orbit, prima tv satellitare interamente digitale al mondo, poi Fox, Studio Universal, Gambero Rosso e dal 2006, sempre come montatore, alle dipendenze della Rai e di Videotime e La7, prevalentemente nel settore news e infotainment.

Nel 2003 era stato fra i soci fondatori della cooperativa NoWarTV. Dal 2017, trasferitosi a Firenze, è tecnico di produzione presso la sede regionale della RAI.

Parallelamente al proprio percorso professionale in ambito radiotelevisivo, si è occupato del rapporto tra cinema e territorio, pubblicando “Ardenza cinema d’essai, quando i film si vedevano in un circolo” (Provincia di Livorno – Belforte Cultura, 2004) e “Livorno Superstar, la mia città dentro il cinema” (Edizioni ETS, 2005). A fine 2023 esce “La storia di Livorno in dodici film, dagli antichi romani ai nostri giorni” (Edizioni Il Quadrifoglio), nel quale dodici importanti periodi storici cittadini vengono ripercorsi attraverso l’esame di altrettante pellicole girate o ambientate in città nell’arco di un secolo.