Dall’immenso epistolario di Giacomo Puccini ecco il monologo “Elvira povera donna” che debutta a Livorno con Donata D’Annunzio Lombardi. Intervista a Fulvio Venturi, autore e voce recitante
di ELISABETTA ARRIGHI
Gli accordi pucciniani sono una carezza per chi ascolta. Sono capaci di smuovere un tumulto di emozioni, di portare fino alle lacrime di una gioia che solo la musica riesce a dare. Lui, Giacomo Puccini, il Maestro. Autore di opere immortali, le cui eroine – ogni volta che vengono rappresentate – sono capaci di donare al pubblico sempre nuove sfaccettature.
La sera del 31 agosto 2018, a Villa Trossi, a poche decine di metri dal mare di Ardenza (Livorno), va in scena – come già annunciato su www.toscanaeventinews.it – l’ultimo atto del cartellone estivo 2018. E sarà una serata che si annuncia memorabile, perché Puccini – per una sera – salirà sul palco per raccontare e raccontarsi. Lui, le donne, gli amori, la moglie Elvira, la musica, le grandi opere, le sue protagoniste… Puccini avrà la voce di Fulvio Venturi, musicologo, scrittore, saggista e grande studioso di autori come Mascagni e, appunto, Giacomo Puccini. Ed è stato lo stesso Venturi a scrivere la pièce – al primo debutto assoluto – che vedrà eccezionalmente impegnata anche Donata D’Annunzio Lombardi, una delle più grandi interpreti pucciniane di questi anni. La pièce si intitola “Elvira povera donna”, parole che il Maestro tracciò su un foglio in punto di morte. La sera di fine agosto sarà capace di avvolgere protagonisti e spettatori in un unico abbraccio emozionale, grazie anche al pianoforte del maestro Flavio Fiorini. L’appuntamento è alle ore 21.30.
L’INTERVISTA / Detto questo, ecco una breve intervista a Fulvio Venturi sulla genesi del testo e dello spettacolo.
Come è nata l’idea di questa pièce dedicata a Puccini?
“Nasce dalla passione che nutro per la musica del grande compositore lucchese e per l’interesse che è capace di suscitare come personaggio. Molto più complesso di quello che si può pensare”.
Quali sono stati i primi passi che hanno portato poi alla stesura del testo?
“Puccini è difficile da raccontare e tutto nasce dalla consultazione dell’epistolario del maestro. Per cui la pièce è stata costruita come una lunga confessione o una lunga intervista. Si parte da dati concreti, dalle parole del compositore. Con alcuni necessari interventi per dare fluidità alla scrittura teatrale”.
Quante sono le lettere che Puccini ha lasciato? Le sue lettere sono mai state pubblicate per intero?
“Tante, tantissime, alcune decine di migliaia. Le lettere sono importanti per conoscere Puccini, perché come tutti i grandi personaggi della sua epoca – quando non c’erano Internet e i social come accade oggi – scriveva molto. Puccini come Mascagni, ma anche Verdi, passavano ore della giornata a scrivere lettere che raccontano molto della loro vita e della loro arte. Per quanto riguarda Puccini, l’epistolario completo, conservato dalla Fondazione Puccini, è in via di pubblicazione. In alcuni anni sarà disponibile per intero al pubblico (alcuni volumi sono già usciti, ndr). Esiste poi un epistolario pubblicato nel 1958, un altro alcuni anni dopo. E poi ci sono molte lettere sparse”.
Quanta ricerca c’è dietro questo testo che sul palcoscenico nel parco di Villa Trossi farà il suo debutto?
“Ci sono ricerche che per me durano da una vita. Anni di letture, annotazioni, scoperte… Alla fine il testo è stato scritto in pochi giorni. A marzo scorso era pronto e adesso lo rappresentiamo per la prima volta con la grandissima presenza di Donata D’Annunzio Lombardi che interpreterà, inframezzando il monologo, cinque o sei arie da opere pucciniane”.
D’Annunzio Lombardi farà ascoltare , fra gli altri, “In quelle trine morbide” da Manon Lescaut, “Sì mi chiamano Mimì” da La Bohème, “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly e “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi.
Ingresso 10 euro, prenotazioni 3393422139.