Il più sublime dei cantici secondo Virgilio Sieni

La stagione del Teatro Manzoni di Pistoia prosegue giovedì 17 novembre alle ore 21, sezione “Altri Linguaggi”, con il nuovo spettacolo (fresco di debutto) della Compagnia di Virgilio Sieni, Cantico dei Cantici, coprodotto da Festival Aperto/Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Virgilio Sieni, già direttore della Biennale Danza e figura di primo piano della danza internazionale, torna dunque al Manzoni dopo Dolce Vita-Archelogia della Passione (in scena nella passata stagione) e a distanza di un mese dal successo della seconda tappa del progetto triennale, “Cantieri del Gesto-Pistoia”, che sta dedicando alla città Capitale Italiana della Cultura 2017.

Cantico dei Cantici rappresenta un’occasione preziosa per ammirare ancora una volta l’altissimo magistero della compagnia, diretta da Sieni (che firma coreografia e spazio) e composta da Claudia Caldarano, Luna Cenere, Giulia Mureddu, Riccardo De Simone, Maurizio Giunti, Davide Valrosso. Virgilio Sieni firma coreografia e spazio. L’azione dei danzatori sarà accompagnata dalle musiche originali eseguite dal vivo al contrabbasso dall’autore, Daniele Roccato. Le luci sono di Mattia Bagnoli, i costumi di Elena Bianchini, l’elemento scenico in foglie d’oro è realizzato da Giusto Manetti Battiloro S.p.A.

“Tutto si origina dal libro conosciuto come Cantico di Salomone – spiega Virgilio Sieni – il più sublime tra i cantici, dove confluiscono, a partire dal IV secolo a.C., poemi mesopotamici. Qualcosa accade in una pianura d’oro, tavola dove si svolge l’azione. Corpi che si definiscono attraverso il bagliore della luce che sempre si muove tra notturno e penombra. Tutto si articola attraverso otto momenti: idilli pastorali, frammenti sull’amore in forma di adiacenza, vicinanza e tattilità. Nel silenzio tagliente, vacuum lucreziano. La proliferazione continua del gesto tende a creare uno spazio scheggiato dove la danza perduta di uomini e donne, stravolge i corpi che insieme tendono a costruire la fisicità di un luogo primordiale e primitivo. Si odora di origine. Una canzone a due voci che risuona in tutti i corpi. Piacere, dolcezza e tormento dei gesti. S’intravede nella penombra un pascolo odoroso di corpi. Otto momenti che indagano, se è possibile, e se così si può dire, il vuoto sacrale che non nega niente e annuncia qualcosa con le sue membra”.