Pandemia e tamponi: una riflessione di Samuele Lippi sindaco di Cecina a proposito dell’utilizzo del personale sanitario. Tre richieste al presidente della Regione Toscana

Pandemia da Covid. ecco di seguito il punto di vista del sindaco di Cecina, Samuele Lippi, riguardo le modalità di esecuzione dei tamponi e le richieste inviate al presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

“All’inizio della pandemia i tamponi erano un miraggio, i protocolli erano rigidissimi e molto spesso non riuscivamo a farli se non in casi eccezionali. Col tempo il monitoraggio è diventato sempre più diffuso, di fatti in Italia si fanno oltre un milione di tamponi al giorno aggiungendo a quelli molecolari dei lavoratori sanitari anche quelli antigienici veloci che vengono tranquillamente venduti nei supermercati e negozi di cinesi.

Partendo da alcune riflessioni già portate all’attenzione dal governo, credo che sia arrivato il momento di superare l’ostruzionismo sulle competenze per svolgere i tamponi, sia per la quantità di professionisti a disposizione, sia a causa del virus che colpisce molti operatori e che comporta una carenza di personale infermieristico negli ospedali. Basta con le ipocrisie dato che abbiamo usato medici USCA, non laureati, per fare controlli in casa.

Non è comprensibile e tantomeno accettabile che in un momento di emergenza nazionale non si utilizzino tutti gli strumenti a disposizione per poter gestire questa urgenza.

Per questo chiedo:

Per primo, di consentire agli operatori OSS, così come ai volontari specializzati del 118 che ogni giorno ci salvano la vita sulle ambulanze, dietro adeguata formazione, di poter effettuare i tamponi, perlomeno quelli di massa;

Secondo, consentire che l’infermiere possa supervisionare le attività degli OSS e validare i test genetici, visto che la maggioranza delle persone se lo fa in casa e non ci vuole uno scienziato per poter leggere 1 o 2 linee.

Terzo, superare l’ipocrisia del contratto di lavoro degli infermieri e consentire anche a loro di poter lavorare al di fuori dell’attività ospedaliera, in particolare nelle abitazioni, tenuto conto della professionalità che hanno acquisito, fornendo così un servizio che oggi è scoperto.”

Non è comprensibile il motivo per cui ai medici sia consentito di esercitare la libera professione, ma agli infermieri no.

Pertanto, credo che questi tre punti vadano affrontati seriamente visto il momento particolare che stiamo vivendo.

Chiedo al Presidente della Regione Giani di attivarsi in questo senso e valutare queste ipotesi, vista la sua sensibilità.”