Nei Due Foscari al Carlo Felice di Genova bellissima prova del baritono Franco Vassallo, bene Fabio Sartori, strepitosa Angela Meade. Solida la direzione di Renato Palumbo. La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

GENOVA. Un ottimo cast ha sorretto questa produzione genovese dei Due Foscari che sotto la Lanterna non si allestiva dal 1895.

In tempi recenti ho scritto che a mio avviso quest’opera abbia un carattere essenzialmente introspettivo, ove lacaducità della vita, il mutare della fortuna, la propagazione degli affetti familiari sopravanzano di molto azione e teatralità. E ho avvicinato a questa partitura, anche per suggestioni letterarie e ambientali, una tinta notturna, lunare, argentea, più che il corrusco baluginare primo-verdiano. E potrei aggiungere che le dolenti introspezioni del vecchio Foscari anticipino alcuni vertici verdiani che ritroveremo in Simon Boccanegra e Don Carlos. Dunque opera da analizzare nella sua interezza uniformando i momenti d’occasione nella completezza di situazioni e scene.

La produzione ha fatto leva sulla direzione lucida e solida di Renato Palumbo tesa ad evidenziare gli aspetti psicologici dei personaggi così come, egli dichiara sul programma di sala, Verdi a suo avviso ha scolpito con raffinata maestria. Ottima la prova dell’Orchestra del Carlo Felice.

In palcoscenico da sottolineare la bellissima prova di Franco Vassallo, baritono oggi secondo a nessuno nella nostra opinione, che ha interpretato il dolente personaggio di Francesco Foscari con intensità di canto, sincerità di accenti, forza interpretativa non comune. Da sottolineare anche la bellezza non edonistica dello strumento vocale di questo cantante, caratteristica qualitativa tutta applicata alla espressività ed alla interpretazione. Bene ha cantato anche il tenore Fabio Sartori, risolvendo con facilità i non pochi passi acuminati della parte di Jacopo Foscari, spesso articolata sulla classica formula tripartita verdiana recitativo-aria-cabaletta. Devo dire che accenti meno stentorei, più malinconici ed elegiaci sembrerebbero più appropriati a questo ripiegato personaggio, ma, per onestà, aggiungo che Giacomo Roppa, creatore della parte, fu un affermato tenore di forza. Strepitosa poi Angela Meade come Lucrezia Contarini, vero soprano drammatico d’agilità, efficacissima nella vocalizzazione centrale rapida, perentoria nelle ascensioni verticali, luminosa negli impalpabili pianissimi, lirica e comunicativa nei passi amorosi.

Alla dovizia dei tre cantanti principali non ha fatto riscontro la regia scontata e le scene pedissequamente riferite a Francesco Hayez, il grande pittore veneziano che due volte, fra il 1838 ed il 1854, dipinse le vicende dei Foscari su commissione dell’Imperatore Ferdinando I d’Austria e del poeta Andrea Maffei.

Costumi di Kristine Jurjàne, coreografie  Alla Sigalova, luci Gleb Filshtinsky, video Ineta Sipunova. Antonio Di Matteo (Loredano), Saverio Fiore (Barbarigo), Marta Calcaterra (Pisana), Alberto Angeleri (Un fante), Filippo Balestra (Un servo del doge) hanno completato il cast. Encomio per il coro del Carlo Felice diretto da Claudio Marino Moretti.