“Mosè in Egitto” di Rossini, ovvero la sfida del Verdi di Pisa per dare al pubblico (parole del direttore artistico Vizioli) “quello che non sa di desiderare”. E la platea premia l’allestimento

di LISA DOMENICI
Il palcoscenico del “Verdi” di Pisa è avvolto dalle tenebre, perché l’Egitto è colpito dalla nona piaga scagliata da Dio, per punire il Faraone della persecuzione contro gli ebrei. Questa è la scena che ci accoglie entrando in teatro, scena d’inizio del capolavoro rossiniano “Mosè in Egitto” che il Verdi ha inserito per la prima volta nella sua lunga cronologia degli spettacoli. L’ovvio movente è stato il 150° anniversario della morte di Rossini, il quale nacque a Pesaro, morì a Passy, ma dal 1887 riposa in Santa Croce a Firenze.

Il “Verdi” ha deciso di celebrare la ricorrenza con un titolo molto impegnativo (e quale non lo è?) del pesarese, azione tragico-sacra su testo di Andrea Leone Tottola, che esordì al San Carlo di Napoli nel marzo del 1818, quando il compositore aveva ventisei anni ed era già autore di ventitré titoli operistici. Certo il “Mosè in Egitto” è un lavoro poco conosciuto, ma il teatro pisano non teme, anzi ama, le sfide. Perché l’intento, come ha sottolieato il direttore artistico Stefano Vizioli, non è dare al pubblico ciò che vuole, ma quello che non sa di desiderare. E il pubblico, evidentemente, li sta scoprendo questi desideri sconosciuti, a giudicare dall’affluenza. Non solo ma ha decretato un vero successo allo spettacolo, con applausi ripetuti a scena aperta , e richiesta (non accolta) del bis, alla celebre preghiera di Mosè e degli ebrei “Dal tuo stellato soglio”, prima del fuga attraverso il Mar Rosso, che si apre per miracolo divino e si richiude sul Faraone e gli egiziani, annegandoli. Neppure va sottovalutato che molti spettatori assistevano al rossiniano Mosè per la prima volta. Ma valeva davvero la pena. (Segue una fotogallery. Si ringrazia il teatro Verdi di Pisa).

 

L’edizione pisana del “Mosè in Egitto” ha schierato una valida formazione, con frequentazione in repertorio belcantistico, come evidenziano vocalità, dizione, espressività, interpretazione. Ecco i protagonisti scesi in campo, dei quali alcuni piuttosto giovani e altri che hanno cantato al Rossini Opera Festival di Pesaro: Alessandro Abis (Faraone), Silvia Dalla Benetta (Amaltea), Ruzil Gatin (Osiride), Natalia Gavrilan (Elcia), Marco Mustaro (Mambre), Federico Sacchi (Mosè), Matteo Roma (Aronne), Ilaria Ribezzi (Amenofi).

Sul podio Francesco Pasqualetti ha diretto col consueto vigore l’Orchestra della Toscana. Preparatissimo il coro Ars Lyrica guidato da Marco Bargagna. Alla fine applausi entusiastici per tutti.