La guerra in Ucraina mette in difficoltà la floricoltura toscana. Pagamenti congelati e rischio crollo del prezzo dei fiori. L’analisi di Coldiretti

La guerra fa tremare la floricoltura toscana. Pagamenti congelati, spedizioni annullate e rischio crollo dei prezzi dei fiori. Gli effetti del conflitto in Ucraina e delle sanzioni nei confronti di Russia e Bielorussia unite al clima di incertezza per il futuro stanno agitando il florovivaismo regionale. A dirlo è Coldiretti Toscana secondo cui, sulla base dei dati Istat, la guerra rischia di cancellare oltre 30 milioni di euro di esportazioni di Made in Tuscany verso i paesi direttamente coinvolti. “Le prime conseguenze del conflitto si sono già fatte sentire nei confronti di quei settori della nostra agricoltura e del nostro agroalimentare con grande propensione all’export come il settore dei fiori e del vivaismo. – analizza Fabrizio Filippi, Presidente Coldiretti Toscana – Il canale commerciale si è già complicato e questo comporterà un inevitabile cortocircuito del settore e sulla salute delle imprese agricole già duramente provate dai rincari dei prezzi di materie prime ed energia con i costi di produzione che di gran lunga hanno superato il prezzo di vendita e delle ripercussioni della pandemia che aveva costretto a mandare al macero il 60% della produzione di fiori recisi. Più questo conflitto durerà, più pesanti saranno i danni anche per la nostra economia”.

La produzione di fiori recisi, fronde, verde ornamentale e piante da esterno destinate ai mercati oggi coinvolti nel conflitto è frutto di una programmazione colturale di mesi se non annuale. “Fiori e piante prodotte per quei particolari mercati che sono state respinte – spiega ancora Filippi – dovranno essere necessariamente ricollocate sul mercato interno ed internazionale rischiando di far crollare i prezzi. Più prodotto sul mercato significa spuntare un prezzo più basso che in questo momento storico significa al di sotto dei costi di produzione. Il conflitto obbligherà anche a ridisegnare le rotte commerciali verso l’Asia, mettendo a rischio le forniture anche verso quei paesi non direttamente coinvolti nella guerra”.

Il settore del vivaismo, di cui la Toscana è capitale d’Europa con il distretto di Pistoia, stava vivendo una fase espansiva proprio verso quei mercati con un tasso di crescita nei primi tre trimestri 2021, rispetto al 2020 del 72%, considerando sia la parte europea, sia quella asiatica dell’ex impero sovietico. Le previsioni dei giorni scorsi si sono purtroppo concretizzate. Non solo i mercati dell’area ex-sovietica del continente europeo – spiega Coldiretti Toscana – sono bloccati ma è bloccato anche l’export di piante da Pistoia verso i Paesi ex sovietici asiatici come Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Turkmenistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan. Il volume d’affari dell’export di piante vive del polo pistoiese verso il paesi ex sovietici nei primi mesi del 2021 è stato di 13,5 milioni di euro.

Russia e Repubbliche ex Sovietiche, europee ed asiatiche, – spiega Coldiretti – rappresentano mercati di estremo interesse per l’export di piante vive da parte dei vivaisti ornamentali del polo pistoiese, con un tasso di crescita nei primi tre trimestri 2021, rispetto al 2020 del 72%, considerando sia la parte europea, sia quella asiatica dell’ex impero sovietico.

Gli effetti dell’invasione russa si riflettono direttamente sulla produzione alimentare, soprattutto a causa dei rincari dei fertilizzanti, legati agli aumenti del gas ma anche alle mosse di Putin che ha deciso di imporre il divieto all’esportazione di nitrato di ammonio, prodotto fondamentale per la concimazione del grano, di cui rappresenta da solo circa un quarto dei costi complessivi di coltivazione. L’urea è balzata a 750-800 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, secondo il report di Cai – Consorzi Agrari d’Italia, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro/tonnellata, mentre i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro/tonnellata. “La guerra alle porte dell’Europa – conclude Filippi – ci pone di fronte alla dipendenza del nostro paese nei confronti dell’estero per molte materie prime come il grano ed i concimi che sono fondamentale in questo periodo dell’anno. Davanti abbiamo mesi di grande incertezza e rincari”.

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