Un sogno lungo quattro atti. A Pisa convince il “Guglielmo Tell” del regista Artaud Bernard e del direttore Carlo Goldstein. Applausi per Barbara Massaro, soprano en travesti nel ruolo di Jemmy

di LISA DOMENICI

Ricordate Giannino Stoppani, alias  Gianburrasca,  e il suo inseparabile diario su cui  registrava  le vicende della sua famiglia? Adesso immaginatelo intento a leggere  l’avvincente storia medievale di  Guglielmo Tell. E se dal Giamburrasca di Vamba  si materializzavano persone e fatti,  dal Giamburrasca del regista Arnaud Bernard  è uscito un affascinante sogno lungo  quattro atti. Così sul palcoscenico del teatro Verdi di Pisa è stato rappresentato il capolavoro di Gioachino Rossini, in coproduzione coi teatri di Como, Cremona, Brescia, Pavia e Bergamo. (Sopra il titolo, una scena del “Guglielmo Tell”. Ph. Alessia Santambrogio).

Il ragazzino che sogna è Jemmy. il figlio di Tell, interpretato dal soprano en travesti Barbara Massaro, di  notevoli doti attoriali, tanto da strappare al pubblico un meritatissimo applauso tutto per sé. Il nostro Jemmy, si muove in un borghese salotto ottocentesco, vestito alla marinara,  è sempre in scena, e attravesro i  suoi sogni ci trascina nella storia di Tell. Quanta palpabile emozione ha riempito il teatro, quando Guglielmo, il bravo  baritono Michele Patti, dal phisique du role accattivante, prima di scoccare la freccia contro il figlio, lo supplica “Resta immobile”, tanto da sfiorare le lacrime. Certo per non sciupare l’intensa emotività, sarebbe bene che il pubblico evitasse di  applaudire alla fine dell’aria. 

Accanto a Guglielmo , una compagine azzeccata  ed accolta con grande convinzione dal pubblico, con artisti che  si sono calati nei ruoli con notevoli risultati vocali e interpretativi. Eccola la formazione:  il tenore Matteo Falcier (Arnoldo), i bassi Davide Giangregorio (Gualtiero), Pietro Toscano (Melchthal) e Rocco Cavalluzzi (Gessler), il baritono Luca Vianello (Leutoldo),  il mezzosoprano Irene Savignano (Edwige), il soprano Clarissa Costanzo (Matilde) e i tenori  Nico Franchini (un pescatore) e Giacomo Leone (Rodolfo). Alla guida dell’orchestra I Pomeriggi Musicali,  l’emergente Carlo Goldstein ha mirato a evidenziare le  straordinarie novità che governano l’ultimo lavoro operistico di  Rossini.

Concludiamo con un’osservazione. “Guglielmo Tell”,  ha un particolare significato per il teatro pisano, perché la sua inaugurazione avvenne proprio con questa opera il 12 novembre 1867, nella versione italiana di Calisto Bassi, che abbiamo ascoltato  in questa edizione commemorativa.  A Pisa l’opera tornò nel 1968 per il centenario della morte di Rossini. E, ancora per scandire ricorrenze, alcuni brani furono eseguiti  durante la stagone lirica 2017-2018, nel concerto di gala per il 150° del teatro.