Teatro di Pisa, va in scena (il 1° e 3 dicembre) “La rondine” di Giacomo Puccini con la direzione di Valerio Galli e la regia di Paul-Émile Fourny. È il primo maggio della Fondazione al grande compositore che anticipa le celebrazioni per il centenario della morte
Rappresentata solo due volte nel Teatro di Pisa, La Rondine di Giacomo Puccini torna sul palco del Verdi venerdì 1 (ore 20.30) e domenica 3 dicembre 2023 (ore 15.30) con la direzione di Valerio Galli e la regia di Paul-Émile Fourny in un nuovo allestimento realizzato in coproduzione con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi e l’Opera di Metz Eurométropole. (Sopra il titolo la locandina, nel post particolare dell’immagine).
Secondo titolo della stagione operistica, La Rondine, ‘bijou’ e cruccio di Giacomo Puccini, è il primo omaggio che la Fondazione Teatro di Pisa rivolge al genio del grande Maestro lucchese a guisa di anticipazione per le celebrazioni del centenario della sua morte, il 29 novembre 1824.
La Rondine, composta su libretto di Giuseppe Adami sul canovaccio steso in tedesco da Alfred Maria Willner con la collaborazione di Heinz Reichert -, cui seguirono altre due versioni e molti ripensamenti, andò in scena per la prima volta il 27 marzo 1917 al Théâtre de l’Opéra di Monte Carlo. In questa versione sarà rappresentata al Teatro di Pisa nell’elegante e poetico allestimento, ispirato alla celebre aria di Magda (Chi il bel sogno di Doretta), firmato dalla regia di Paul-Émile Fourny, con le scene di Benito Leonori e i costumi di Giovanna Fiorentini.
“Opera lirica lieve”, come lo stesso Puccini la definì, La Rondine ebbe, per ragioni di contesto, una sorte assai meno fortunata di altri celeberrimi titoli del compositore, nonostante la sua meravigliosa partitura. Sul podio, alla guida dell’Orchestra Archè, salirà Valerio Galli, direttore di fama internazionale e specialista del repertorio pucciniano. Elogiatissima la sua direzione della Rondine rappresentata per la prima volta al Maggio Musicale Fiorentino nel 2017 per i cento anni dalla sua prima esecuzione. Di assoluto valore il cast che vede il soprano Claudia Pavone nel ruolo di Magda, il tenore Matteo Falcier in quello di Ruggero, il tenore Vassily Solodkyy (Prunier), il baritono Francesco Verna (Rambaldo), il soprano Maria Laura Iacobellis (Lisette). Negli altri ruoli Giorgio Marcello (Périchaud), Mentore Siesto (Gobin), Tommaso Corvaja (Crebillon), Benedetta Corti (Yvette), Sevilay Bayoz (Bianca) e Michela Mazzanti (Suzy). Completa il cast il Coro Archè diretto da Marco Bargagna.
“Vedranno i posteri che bijou” scriveva crucciato Giacomo Puccini, quattro mesi prima della morte e dopo sette anni dalla prima rappresentazione, profetizzando il successo della sua Rondine.
Il debutto del suo ‘bijou’ sul palco pisano risale a 42 anni fa, nell’ottobre del 1981, come produzione del Teatro Verdi e titolo inaugurale di quella Stagione Lirica con la direzione di Massimo de Bernart, l’Orchestra della Toscana (al debutto come compagine lirica) e Rolando Panerai nel ruolo di Rambaldo. segnando anche tolo inaugurale della prima Stagione della neonata Associazione Teatro di Pisa. Otto anni fa, nel gennaio 2015, l’ultima rappresentazione nella produzione del Teatro del Giglio di Lucca.
Paul-Émile Fourny , nelle sue note di regia scrive: “La Rondine di Giacomo Puccini è tutto il contrario di ciò ch’essa avrebbe dovuto essere. Nel momento in cui il compositore cerca di realizzare all’interno della sua opera un cambiamento, nel senso di una trasformazione radicale, ecco che quest’opera ne abbraccia il significato primo e completo: un ritorno agli antichi soggetti, ai personaggi e alle ambientazioni del passato.
Potremmo in qualche modo comparare tutto questo con una Bohème ambientata venti anni più tardi e che mette in scena la scappatella romantica di Musetta (Magda) e di un Rodolfo (Prunier) vecchio, cinico, infatuato di una caricatura di Mimì che in fondo ama”.
Il linguaggio di Puccini opera nella Rondine una capriola diremmo. Che cosa allora dovremmo fare con questo lavoro nel nostro tempo? Questa è la domanda che ci siamo posti con i Maestri. La scelta è quindi caduta su un tema estremamente poetico e simbolico per la scenografia così come per i costumi. Con questo allestimento desideriamo apportare alla storia un complemento drammaturgico bello, immaginario e sincero, come uno scrigno che possa in qualche modo rendere giustizia alla partitura”.