Quanto sono buoni di dolci di Carnevale! Cenci, frittelle, ciambelle, berlingozzi… Indagine di Coldiretti sul consumo delle specialità tradizionali

Berlingozzi, ciambelle e cenci, nastri di sfoglia fritti e schiacciata dolce: sono solo alcuni dei “nomi” dei dolci di Carnevale utilizzati in Toscana. In Versilia, per esempio, i più gettonati sono censi, chiacchiere e bugie. Storico ritorno della cucina fatta in casa per 4 famiglie su 10 (38%) che riscoprono le specialità tradizionali soprattutto durante le feste.

E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixè in vista del Martedì grasso del Carnevale di Viareggio. Nella settimana di Carnevale  verranno consumati circa 12 milioni di chili di dolci tipici per una spesa complessiva attorno ai 150 milioni di euro. Il costo può variare dai 5 euro al chilo per le preparazioni casalinghe contro una spesa dai 15 ai 30 euro, con picchi anche di 65 euro per le diverse specialità in vendita nei forni e nelle pasticcerie. “Prepararli in casa – spiega Andrea Elmi, presidente Coldiretti Lucca – offre anche la possibilità di assicurarsi la qualità e la freschezza degli ingredienti, che fanno la differenza sul risultato finale, a partire dalle uova e dal miele che possono essere acquistati anche nei nostri mercati degli agricoltori di Campagna Amica molto diffusi e presenti anche in Versilia dove sono offerti a volte anche dolci della tradizione contadina i cui segreti sono stati trasmessi da generazioni.”

I dolci fai da te sono peraltro preferiti dai bambini che – precisa la Coldiretti – stanno riscoprendo l’orgoglio di mostrare a scuola o nelle feste private l’abilità in cucina delle proprie mamme. Il fatto che una porzione di 50 grammi di frappe contenga 235 chilocalorie significa che un consumo moderato non ha effetti drammatici sulla dieta e sulla salute anche perché la privazione in un momento di festa, soprattutto per i più piccoli, – sostiene la Coldiretti – può avere effetti negativi sull’umore. La leggenda – precisa Coldiretti – racconta che le prime frappe siano nate ai tempi dell’antica Roma con il nome di “frictilia” ed erano realizzate con un impasto di farina e uova che veniva steso, tagliato e fritte nello strutto bollente e mangiato durante le feste, soprattutto nel periodo invernale. 

La festa – ricorda la Coldiretti – prende le mosse dalla tradizione della campagna, dove segnava il passaggio tra la stagione invernale e quella primaverile e l’inizio della semina nei campi che doveva essere festeggiata con dovizia. I banchetti carnevaleschi – conclude la Coldiretti – sono molto ricchi di portate perché, una volta in questo periodo si usava consumare tutti i prodotti della terra, non conservabili, in vista del digiuno quaresimale.

Per informazioni www.toscana.coldiretti.it oppure pagina ufficiale Facebook