“Il Piccolo Marat” ad Amsterdam con Stefano La Colla: successo per l’opera mascagnana che festeggerà i suoi primi 100 anni il 2 maggio del 1921. La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI

Proprio nei giorni che hanno preceduto il periodo del Festival Mascagni in riva al mare, il 5 settembre 202, è stata allestita ad Amsterdam nella prestigiosa sede del Concertgebouw, una produzione in forma di concerto del “Piccolo Marat”, opera della maturità mascagnana che si appresta a celebrare il centenario della prima rappresentazione, tenutasi a Roma, Teatro Costanzi, il 2 maggio 1921 con esito trionfale.
“Il piccolo Marat” è un’opera costruita sullo sfondo della Rivoluzione Francese. Alle spalle della vicenda amorosa del principe Giancarlo di Fleury e della popolana Mariella si colloca il criminale episodio denominato “Les noyades de Nantes”, epurazioni di massa compiute durante il periodo del terrore dal Rappresentante della Convenzione nella città di Nantes, Jean-Baptiste Carrier.
Giacobino e cordeliere, delegato al baillage di Aurillac, eletto nella Commission National nel 1792, Carrier fu inviato a Nantes per fronteggiare l’insurrezione vandeana. Tra il novembre 1793 ed il gennaio 1794 eliminò sommariamente oltre quattromila prigionieri facendoli caricare legati mani e piedi su imbarcazioni minate che saltavano in aria durante la navigazione sulla Loira. Il crudele sistema fu definito, appunto, noyades, annegamenti. Richiamato a Parigi, Carrier fu catturato nei giorni del Termidoro e, processato, fu condannato per assassinio di massa e ghigliottinato. Nell’opera la figura di Carrier è rappresentata dall’Orco, vera anima nera della trama.
“Il piccolo Marat” è un’opera di straordinaria vitalità che nelle parole stesse di Mascagni, “non canta, ma urla, urla, urla” e che si trova di diritto, per vincoli cronologici, all’inizio dell’espressionismo. I concetti di “bello” musicale sono superati in favore di una denuncia di disagio, di oppressione. Certo non è però superato l’incessante melodizzare della musica mascagnana che dona a quest’opera momenti di straordinaria forza trainante. Parliamo della preghiera dei prigionieri che apre l’opera, del famoso duetto del secondo atto, dello stupendo finale con l’anelito di libertà dato dal sorgere della luce sul mare mentre una barca naviga verso l’orizzonte.
In questa occasione si è posto in evidenza il tenore Stefano La Colla (foto sopra il titolo), livornese di adozione, che debuttò nel 2007 al Teatro Goldoni in “Aida” e che sta conducendo adesso una brillante carriera internazionale. E da grande appassionato della musica di Mascagni ha voluto affrontare questo impegnativo banco di prova. Con lui l’ottimo basso John Relyea a dare voce all’Orco, il soprano Anita Hartig, una elegante Mariella, bravissima, e i due baritoni emergenti italiani Ernesto Petti (Il Carpentiere) ed Andrea Borghini (Il soldato). L’Orchestra filarmonica della Radio Olandese, ottima, è stata diretta da Pietro Rizzo e il coro, che in quest’opera ha funzione di protagonista, è stato preparato da Klaas-Jan de Groot.
Successo entusiastico per quest’opera mascagnana tutta riscoprire.