Pesca illegale, Guardia costiera e carabinieri forestali multano due pescatori di cèe nella zona a sud di Vada

Complici le condizioni meteo particolarmente favorevoli degli ultimi giorni, il fenomeno del bracconaggio del novellame di anguilla (anguille cieche), più note con il termine di “cée”, è ripreso anche quest’anno nella zona del litorale livornese.

Una pesca particolarmente distruttiva ed vietata, proprio perché va a colpire gli esemplari appena nati, minando cosi la conservazione della risorsa ittica.  Cosi la Guardia Costiera, i Carabinieri Forestali e la Polizia Provinciale, hanno messo in campo, già da alcuni un’azione di vigilanza congiunta al fine di prevenire e reprimere il fenomeno.
I risultati non si sono fatti attendere: nella serata di giovedì 20. Febbraio 2020 proprio i militari dell’Ufficio Locale Marittimo di Cecina ed i Forestali dell’Arma della Stazione di Cecina, hanno sorpreso due pescatori di frodo che, con l’ausilio della classica “ripaiola” (una sorta di grande coppo dotato di rete a maglie fittissime), erano intenti alla pesca delle anguille cieche presso uno dei fossi della rete di bonifica, in località Molino a fuoco, sul litorale tra Cecina e Vada.
I due uomini, secondo la legge 154/2016, introdotta per reprimere la pesca intensiva di frodo nelle acque interne, il cd. “bracconaggio ittico”, sono stati sanzionati con 2200 euro di multa oltre al sequestro degli attrezzi.
Il novellame appena pescato ed ancora vivo, è stato reimmesso in acqua.
Task force ed azioni congiunte, quindi, per prevenire e reprimere questo mercato neroche viaggia sul filo del telefono e che porta i prezzi di questa pesca illecita a sfiorare i 200 euro al kilo. “E’ bene ricordare, fanno sapere i militari, che lo stesso illecito commettono anche coloro che detengono o semplicemente consumano esemplari di anguilla cieca”.