Per due giovedì (il 25 agosto e il 1° settembre) al Palazzo Cucchiari di Carrara due conferenze dedicate a Telemaco Signorini e Giovanni Fattori sui temi della mostra “Il Mare: mito, storia, natura”
Per due giovedì consecutivi – il 25 agosto e il 1° settembre – a Palazzo Cucchiari di Carrara (via Cucchiari 1) sono previste due conferenze dedicate a Telemaco Signorini e a Giovanni Fattori, artisti le cui opere sono presenti a Il Mare: Mito Storia Natura. Arte italiana 1860 – 1940, la mostra-evento organizzata dalla Fondazione Giorgio Conti che prosegue fino alla fine del mese di ottobre nella suggestiva sede espositiva di Palazzo Cucchiari a Carrara.
In particolare Federico Giannini, direttore di Finestre sull’Arte, offrirà l’occasione per meglio conoscere e capire com’è nato e maturato il legame tra il mare e Giovanni Fattori e ancor più nello specifico illustrerà il legame tra Riomaggiore e Signorini.
Le conferenze inizieranno alle ore 21.15, sempre con ingresso libero.
Le conferenze
Il 25 agosto Giannini parlerà di Telemaco Signorini. Probabilmente senza questo artista, le Cinque Terre non avrebbero lo stesso fascino. Fu infatti il grande pittore macchiaiolo tra i primi ad avventurarsi a Riomaggiore, quando la prima delle Cinque Terre era un borgo isolato dal mondo, abitato da pochi abitanti privi di contatti con le grandi città, e che si poteva raggiungere soltanto a piedi scendendo da Biassa, oppure via mare. Signorini arrivò qui per la prima volta negli anni Sessanta del XIX secolo, quando la ferrovia ancora non esisteva: lui, elegante e colto fiorentino, si scontrò subito con un mondo totalmente diverso da quello a cui era abituato, ma che lo catturò fin da subito. Signorini, che era giunto giovane a Riomaggiore in cerca di ispirazione, ci sarebbe tornato più e più volte, diventando familiare agli abitanti del borgo, che contribuì a far conoscere grazie ai suoi dipinti. La conferenza, anche con la lettura dei poco conosciuti ma deliziosi Diari di Signorini, presenta al pubblico la Riomaggiore descritta e dipinta dal grande pittore toscano.
A seguire, il 1° settembre, Giannini proporrà un focus su Giovanni Fattori. “Amo il mare perché nato in una città di mare”: così il grande pittore livornese, padre della pittura di macchia ed esponente di spicco del gruppo dei macchiaioli, descriveva il legame che lo univa al mare. Fu un rapporto che non venne mai meno: al mare nacquero i primi dipinti con i quali Fattori esprimeva la nuova poetica della macchia, il mare vide sorgere i suoi capolavori, al mare si recava con i suoi colleghi, figure in contemplazione del mare sono le protagoniste dei dipinti dell’ultima fase della carriera, una sorta di testamento spirituale dell’artista. La conferenza, anche attraverso letture dei carteggi di Fattori, dai quali emerge tutto il carattere sanguigno del grande artista, e attraverso l’analisi dei dipinti più importanti, ripercorrerà le tappe del rapporto tra Giovanni Fattori e il mare.
La mostra
Curata da Massimo Bertozzi e articolata in sei diverse sezioni, la mostra propone opere realizzate nell’arco di 80 anni cruciali per la cultura del Belpaese, accomunate da un solo fil rouge che riguarda una cinquantina di artisti: il mare.
Si tratta un viaggio in anni decisivi dell’arte italiana – compresi tra la nascita del Regno d’Italia e lo scoppio della seconda guerra mondiale – attraverso varie scuole artistiche che propongono un panorama d’arte di un centinaio di opere che oscillano dai macchiaioli (Fattori) e post macchiaioli (Lloyd, Ulvi Liegi, Puccini) ai pittori cosiddetti labronici (Corcos, March e Natali), dalla figurazione simbolista (Sartorio, Benvenuti, Baracchini Caputi), dal mondo colorato dei divisionisti (Nomellini) alla stagione delle avanguardie (RAM e Thayaht) e dei “ritorni all’ordine”, con richiami alle grandi individualità dell’arte italiana, De Chirico, Savinio, De Pisis, Campigli, Morandi, Nathan e tra gli scultori Martini, Marino, Manzù e Messina.
Ovviamente un’attenzione particolare è riservata all’area ligure-apuana, e quindi ai pittori versiliesi autoctoni, come Chini, Moses Levy, Viani, o d’adozione, come Carrà, Carena, De Grada, Funi, e quindi ai cantori delle terre di Liguria, come Telemaco Signorini e agli scultori apuani come Carlo Fontana e Arturo Dazzi.
Per tutti, come scritto, un solo comune denominatore: il mare e quelle terre – piatte o scoscese – che vi si affacciano e che da millenni accolgono popoli che hanno scelto di viverci.
Ecco, quel mare è di tutti, ma non appartiene a nessuno; e se pur questi artisti hanno visto lo stesso mare, alla fine ognuno se l’è immaginato e figurato a modo suo.
Probabilmente sta in questo piccolo particolare il fascino e la magia delle diverse espressioni artistiche, di cui la mostra di Palazzo Cucchiari vuol dare ampia testimonianza.
La mostra è corredata da un bel catalogo in cui oltre alle immagini di tutte le opere in mostra, trovano spazio i testi di Franca Conti (Presidente della Fondazione Giorgio Conti) e di Massimo Bertozzi (curatore della mostra).
Le sezioni
La mostra Il Mare: Mito Storia Natura. Arte italiana 1860 – 1940 si articola in sei diverse sezioni:
Il mare dell’immaginazione: miti e visioni – Il mare dell’immaginazione è solo in apparenza lontano e altrove; in realtà è il mare della vicinanza, del ricordo che accorcia le distanze, perché si annida nella memoria di tutti, quella dove si deposita la parte migliore del passato, ad alimentare sogni e visioni di cui sul mare non c’è mai stata penuria.
Un mondo di sabbia: orizzonti tra terra e mare – Il mare del realismo, dai macchiaioli in poi, è una condizione della natura, con le sue brume mattutine e i suoi tramonti accecanti, così come il mare delle tenebre, che per i poeti epici aveva il colore del vino; in ogni caso è un mare per gente terragna, che dipinge all’aria aperta e in piena luce, ma pur sempre con i piedi e il cavalletto ben piantati per terra.
Andar per mare: costrizione e avventura – Nei gesti, nelle le voci e nei colori degli uomini che vivono e lavorano sul mare si racconta il trapassare dalla natura alla storia: quando la vita di tutti i giorni riverbera nello specchio della poesia e dell’arte.
Andare al mare: la villeggiatura – La geometria delle cabine, i triangoli bianchi delle vele, i colori pastello delle sdraio e degli ombrelloni, il tutto racchiuso tra l’azzurro del mare, il grigio degli arenili e il verde delle pinete: assai più che un pretesto, un prepotente stimolo a dipingere: sul mare anche la pittura trova le sue trasmigrazioni, come i pesci, come gli uccelli, come i popoli.
Gli oggetti del mare: la natura ricordata – Raccoglitori di conchiglie, collezionisti di sassi rotondi e vetri colorati, innamorati dei relitti di antichi naufragi, attratti dal luccichio colorato dei pesci e crostacei, i pittori di nature morte, sembrano tutti epigoni di Angiò “uomo d’acqua” che, sulla spiaggia di Viareggio, raccoglieva gli straccalli del fiume Magra, per adornare la sua povera capanna di frasche.
L’uomo e il mare: il corpo della scultura – Nei domini della scultura si è sempre messo a nudo il corpo dell’uomo, e della donna; al mare sembra accadere la stessa cosa: la cosiddetta vita di spiaggia è infatti mangiare, dormire, bagnarsi, divertirsi, con l’intenzione di ristorare la mente, ma alla fine lo scopo sembra piuttosto quello di nutrire il corpo e di esibire il fisico.
INFO MOSTRA
- Fondazione Giorgio Conti
- Il Mare: Mito Storia Natura. Arte italiana 1860 – 1940
- A cura di Massimo Bertozzi
- Fino a 30.10.2022
- Palazzo Cucchiari, via Cucchiari 1, Carrara
- Aperta agosto, settembre: MA-ME-GI-DO ore 9.30-12.30 e 16-20; VE-SA: 9.30-12.30 e 16-23; ottobre: MA-ME-GI-DO ore 9.30-12.30 e 16-20; VE-SA: 9.30-12.30 e 16-21; chiusa LU
- Ingressi: € 10; ridotto € 8; gruppi 10-29 persone € 8; da 30 in poi € 7; scuole € 4 (2 accompagnatori gratuiti per scolaresche); gratuito Giovani fino a 8 anni accompagnati dai genitori, portatori di handicap e accompagnatore, giornalisti con tesserino nazionale
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