“Otello” torna dopo 55 anni sul palcoscenico del Giglio di Lucca. Cristina Mazzavillani Muti regista dell’opera verdiana. Nei ruoli chiave Mikheil Sheshaberidze, Luca Micheletti e Elisa Balbo

Frutto del consolidato rapporto artistico e produttivo che unisce il Teatro del Giglio al Teatro Alighieri di Ravenna e al Ravenna Festival, Otello di Giuseppe Verdi giunge sul palcoscenico della Città delle Mura in esclusiva toscana venerdì 18 gennaio 2019 ore 20.30 e domenica 20 gennaio ore 16. Il titolo ha chiuso con grande successo di pubblico e di critica la XXIX edizione del Ravenna Festival completando la Trilogia d’Autunno 2018 insieme a Nabucco e Rigoletto. La produzione di Otello, del 2013, è firmata per regia e ideazione scenica da Cristina Mazzavillani Muti, che all’opera del Maestro torna sempre con rinnovato entusiasmo perché «Verdi non basta mai: più affondi le mani nel suo teatro e più ti accorgi della grandezza o, meglio, della compiutezza della sua scrittura.» In buca l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini diretta da Nicola Paszkowski (le foto di scena sono di Zani-Casadio).

  • Venerdì 18 gennaio alle ore 18, nel ridotto del Teatro del Giglio, si terrà la presentazione dell’opera a cura di Gregorio Moppi, firma de La Repubblica e di Amadeus (l’ingresso è libero e gratuito, fino a esaurimento posti). 

Il capolavoro verdiano, assente dal palcoscenico del Teatro del Giglio da ben 55 anni – l’ultima rappresentazione risale infatti alla Stagione d’Autunno 1964 – sarà interpretato, nel ruolo del titolo, dal tenore georgiano Mikheil Sheshaberidze, mentre Jago e Desdemona sono rispettivamente Luca Micheletti ed Elisa Balbo. Interpreta Cassio Giuseppe Tommaso, veste i panni di Roderigo Giacomo Leone. Lodovico, Montano ed Emilia sono Ion Stancu, Paolo Gatti e Antonella Carpenito; Andrea Pistolesi è l’Araldo. Il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” è guidato da Martino Faggiani e Massimo Fiocchi Malaspina; il Coro di Voci Bianche Teatro del Giglio e Cappella Santa Cecilia di Lucca è invece preparato da Sara Matteucci. Accanto a Cristina Muti, il lighting designer Vincent Longuemare e Alessandro Lai per i costumi.

_CIK8817okOtello©Zani-Casadio

Penultima delle opere di Verdi, Otello – al pari di Falstaff che la segue sei anni più tardi – attinge all’amatissima materia shakespeariana: ne nasce un dramma lirico in quattro atti su libretto di Arrigo Boito, con il quale Verdi aveva già lavorato qualche anno prima alla seconda versione del Simon Boccanegra. Otello, segnato dal graffio del potere, dai suoi sottoprodotti e dalle sue conseguenze, trova nella sete di potere la ragione dell’inganno ordito da Jago. Il contrasto che unisce e separa Otello e Desdemona si traduce sul palco in una teoria di luci ed ombre. D’altronde è difficile immaginare Otello in un’epoca che non sia il tenebroso Seicento di Caravaggio o di Rembrandt: una lunga, lunghissima notte che si apre proprio con la tempesta che infuria su Cipro, immagine presaga del dramma a venire, del mondo oscuro e violento dove i personaggi, quando li cattura la luce, sono ferite aperte nel tessuto della notte.

La versione verdiana del dramma subito svela le tensioni politiche che oppongono l’alfiere Jago a Otello, il moro generale dell’Armata Veneziana: avido di rivalsa ai danni di Cassio, l’ufficiale che usurpa il suo grado di capitano, Jago coinvolge nella propria rete di inganni Roderigo, gentiluomo veneziano innamorato della sposa di Otello, Desdemona.

ZAN_6823

Suscitando la gelosia di Otello, che abilmente convince dell’infedeltà di Desdemona proprio con Cassio, Jago ne determina la rovina: Otello presto perde il controllo di Cipro quanto di sé stesso, finendo per suicidarsi dopo aver ucciso Desdemona. In Otello il coro dipinge le situazioni, lasciando spazio assoluto all’individualità del personaggio: «ovvero l’uomo che, nelle sue infinite sfaccettature, può essere tutto e il contrario di tutto – nota la regista Cristina Mazzavillani Muti – come accade nella vita, e nel teatro più puro.» D’altronde lo stesso Jago confessa: «Son scellerato perché son uomo; e sento il fango originario in me» dissipando così l’illusione che la sua natura sia demoniaca; la sua crudeltà, la sua malizia sono completamente umane. 

La programmazione del Teatro del Giglio è resa possibile grazie al fondamentale e irrinunciabile sostegno del Comune di Lucca cui si aggiungono gli apporti del Ministero dei beni e delle attività culturali e della Regione Toscana, e il prezioso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, oltre all’impegno di Fondazione Banca del Monte di Lucca, Lucar, Unicoop Firenze, EGO Wellness Resort e Banco BPM.

Informazioni su www.teatrodelgiglio.it

Biglietti (da 15 a 50 euro) in vendita alla Biglietteria del Teatro del Giglio (tel. 0583.465320 – email biglietteria@teatrodelgiglio.it) dal mercoledì al sabato con orario 10.30-13 e 15-18 e online su www.teatrodelgiglio.it.