Nelle stanze di Amedeo, per scoprire il bambino Modigliani. A Livorno nella casa natale il progetto teatrale di Emanuele Barresi (con video)

di ELISABETTA ARRIGHI

Il sabato il brusio del centro cittadino si placa all’improvviso, quando arriva l’ora di pranzo, specialmente se è una bella giornata di sole, la prima di una primavera che non ne vuol sapere di arrivare. E anche in via Roma, a pochi metri da piazza Attias, cuore commerciale di Livorno, l’atmosfera si fa ovattata all’improvviso. Dalla finestra socchiusa di un’antica dimora filtra una luce vivida che illumina i mobili in legno scuro della cucina, decorata con le piastrelle bianche e un lavello in marmo grigio di bella fattura.

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Dal portone contrassegnato con il numero civico 38, si salgono due rampe di scale in pietra grigia ripide e strette, per arrivare davanti ad un portone decorato con un piccolo ovale di ottone sul quale sono incise due sole parole: Casa Modigliani. Che sta per animarsi – come vedremo fra poco – con una serie di appuntamenti teatrali progettati da Emanuele Barresi, attore, regista e autore livornese.

Genera emozione sapere che lì, in quelle stanze ordinate e oggi ornate con foto e immagini di tele famose è nato ed è cresciuto uno dei più grandi artisti del Novecento. Un’emozione che va al di là della grandezza dell’artista, ma prova a consegnarci il neonato, il bambino, l’adolescente e infine l’uomo che solo a Parigi riuscì ad esprimere se stesso.

Sembra di vederlo Amedeo Modigliani mentre si muove in quelle stanze dove nacque il 12 luglio 1884, ultimo di quattro figli di una famiglia di origine ebraica che in quel momento stava vivendo gravi vicissitudini finanziarie. Il padre si chiamava Flaminio, la madre Eugénie Garsin originaria di Marsiglia. Una donna di polso, che per evitare la bancarotta mise in piedi un asilo e una scuola elementare.

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Il piccolo Amedeo aveva una salute cagionevole e disegnava, disegnava… prese a frequentare lo studio del pittore livornese Guglielmo Micheli, allievo di Giovanni Fattori. Poi si spostò a Firenze e Venezia e nel 1906 andò a Parigi, che era il cuore delle avanguardie. Si stabilì a Montparnasse, al Bateau Lavoir, sviluppò uno stile e una pittura unici, con tracce di arte africana. C’erano i bellissimi ritratti, dall’espressione ieratica, gli occhi a mandorla, i colli lunghi delle donne. Un’arte incompresa in una Livorno – dove sempre più malandato di salute tornò per qualche tempo – che era avvolta dalla luce della macchia e dall’arte dei macchiaioli e non riusciva a guardare oltre.

L’arte era il motore di Modigliani, fra eccessi, alcol, droghe, i contraccolpi della malattia (la tubercolosi) e l’amore per Jeanne Hébuterne, la madre della figlia Jeanne. Il grande artista morì il 24 gennaio del 1920, il giorno seguente Jeanne si uccise. Era quasi alla fine della sua seconda gravidanza e si gettò da una finestra del quinto piano.

LE STANZE DI AMEDEO

Via Roma numero 38, Livorno.  C’è una signora di San Pietroburgo che ogni anno, per il compleanno di Amedeo Modigliani, arriva nella città toscana per ripercorrere le strade e le piazze che lui, Amedeo, vide bambino e giovane uomo. La casa di via Roma è visitabile, seguendo il racconto avvincente di Gilda (di Amaranta Servizi), ma viene voglia di chiedere: quanti livornesi l’hanno visitata calpestando gli stessi pavimenti sul quali giocava il piccolo Dedo?

Dicevamo di Emanuele Barresi. E’ sua l’idea, che sta prendendo la forma di progetto, dei prossimi appuntamenti intitolati “Le stanze di Amedeo”, seguendo il filone che guida la tempo “Le stanze livornesi”. Partenza il 20 aprile 2018, con doppio appuntamento alle 21 e alle 22.15. Poi si prosegue il 21, 22, 27, 28, 29 e 30 aprile 2018. L’idea è comunque quella di proseguire: si punta intanto a ripetere l’esperienza nel mese di maggio. Ma la speranza è di poter rappresentare “Le stanze di Amedeo” per tutto l’anno, con cadenza mensile (a seguire il video).

E Livorno ha sicuramente bisogno di “fare pace” con il suo grande figlio. Non solo perché, oltre un secolo fa, affascinata dai macchiaioli non riuscì a intravedere, negli schizzi e nelle teste scolpite da Amedeo, l’arte sublime che lo ha reso uno dei più grandi. E poi per il pasticciaccio delle teste false ripescate nel Fosso Reale nell’estate del 1984 in cui si celebrava il centenario della nascita di Modì. Le teste scolpite per scherzo con il Black & Decker dai tre studenti e quelle del pittore Angelo Froglia, un j’accuse a certi atteggiamenti e certezze del mondo dell’arte. Perché non riprenderle – ha scherzato Barresi – e ributtarle nel Fossi? Senza dimenticare quelle che avevano stazionato per anni nella carrozzeria di Piero Carboni e che dal 1991, anno in cui vennero presentate in pubblico, sono al centro di una disputa fra chi le indica come vere, cioè scolpite da Modigliani (come afferma il collezionista Carlo Pepi), e chi invece sostiene che sono anch’esse dei falsi.

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Emanuele Barresi (primo a destra) con Paola Pasqui e l’assessore Francesco Belais

Lo spettacolo in agenda per questo mese di aprile  può essere visto da 25 spettatori per volta, seguendo i due turni delle 21 e delle 22.15. Il biglietto costa 15 euro, ridotto 12 (under 14, over 70, soci “Compagnia degli Onesti”). E’ consigliabile prenotare al numero 349 8169659. Da non dimenticare, poi, la pralina dedicata a Modigliani dalla cioccolateria Assolo: croccante, con un cuore morbido al profumo di assenzio.

L’appuntamento fra attori e spettatori è all’intersezione fra via Roma e via Marradi, all’altezza di piazza Attias, accanto al busto di Amedeo Modigliani (collocato sul marciapiede lo scorso anno). Da lì, a piedi, si percorrono pochi metri per poi salire nella casa al numero 38…

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“Amedeo Modigliani verrà continuamente evocato – ha detto Barresi durante la presentazione del progetto – ma non si mostrerà mai. Noi almeno, nello spettacolo che abbiamo ideato, non lo abbiamo previsto. Però, chissà”. Ci saranno Eugenie Garsin, la sorella, la modella dell’ultimo anno di vita di Modì, uno dei nomignoli affibbiati a Modigliani, detto anche Dedo. Ma anche, in un gioco di parole francesi, Modì maudit, Modì maledetto. Sono le donne di Casa Modigliani le protagoniste: avranno il volto e le voci di Alessia Cespuglio, Elisa Franchi e Paola Pasqui. Emanuele Barresi sarà un dipendente delle Poste Statali che rivelerà agli spettatori il contenuto di alcune lettere che ha lui stesso consegnato agli abitanti di Casa Modigliani. “A dire il vero lui non dovrebbe sapere cosa c’è scritto nelle missive che consegna, ma il nostro è un postino speciale – si legge nella sinossi – Così speciale che oltre a muoversi nello spazio, per consegnare la sua posta, si muove con disinvoltura anche nel tempo. I fantasmi racconteranno molte cose accadute in Casa Modigliani, ma anche fatti accaduti altrove, fatti che hanno avuto l’artista livornese come protagonista. Si è narrato spesso che nella famiglia di Amedeo vigeva il matriarcato, quindi le figure che appariranno ai visitatori saranno tutte figure femminili”.

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Lo spettacolo – che è accompagnato dalla fisarmonica di Massimo Signorini – è prodotto dalla Compagnia degli Onesti con il contributo fondamentale della Fondazione Livorno (alla presentazione ha partecipato Marcello Marziani) e in collaborazione con Amaranta Servizi. L’assessore alla cultura Francesco Belais è intervenuto alla presentazione portando anche un ricordo personale, quello di quando – molto anni fa – entrando nella casa natale di Modigliani venne colto da forte emozione, quasi da far spuntare due lucciconi. Belais ha anche assicurato che nel nuovo Museo di Città che sta per essere inaugurato nel quartiere della Venezia (Bottini dell’Olio) ci sarà anche la presenza di Modigliani, senza però svelare altri particolari.

I costumi e gli elementi di scena sono stai progettati da Adelia Apostolico, realizzati dalla Costumeria Capricci. Le foto di scena sono di Domenico Cascio.