Monti Livornesi, quale futuro? Un itinerario fra boschi, luoghi sacri e frammenti di storia

Li chiamano monti, ma sono colline. Come quella di Montenero, alle spalle di Livorno, che accoglie il Santuario della Madonna delle Grazie patrona della Toscana. Una collina che i fedeli, per chiedere protezione alla Madonna o per sciogliere un voto, continuano ancora oggi a salire a piedi. Per il turista, invece, è la caratteristica funicolare che si arrampica sul costone della collina per portarlo a destinazione. L’ultima propaggine a sud è la collina sulla quale è “aggrappato” Rosignano Marittimo, dominato dal profilo del Castello. Poi la collina cende  verso la valle (del fiume/torrente Fine), perdendosi nella pianura di Vada. Questo lungo tratto di colline nella parte più settentrionale conta alcuni piccoli centri abitati (ad esempio Parrana San Martino) nel territorio del Comune di Collesalvetti, quindi la Valle Benedetta e il sacro colle di Montenero (Comune di Livorno) e infine più a sud i paesini di Nibbiaia, Gabbro (dove visse il pittore Silvestro Lega e dove è nata la cantante Nada) e Castelnuovo della Misericordia che fanno amministrativamente parte del Comune di Rosignano Marittimo. Proprio di queste colline si parla il 19 e 20 gennaio 2017 al Museo di Storia Naturale del Mediterraneo di Livorno (via Roma) nell’ambito di un convegno intitolato “Monti Livornesi, ricchezza naturalistica e prospettive di tutela” (nella foto sopra il titolo un particolare della locandina dedicata all’appuntamento).

L’iniziativa è organizzata dalla Provincia di Livorno e dal Museo, con il contributo della Regione Toscana e la Fondazione Livorno, al fine di offrire una occasione di approfondimento sulle caratteristiche del territorio dei Monti Livornesi (al cui interno ricadono il Parco Provinciale dei Monti Livornesi, una Riserva Statale, due S.I.R. e sette A.N.P.I.L.) e le prospettive di tutela nell’ambito della Rete dei Parchi della Regione. All’iniziativa hanno collaborato anche le associazioni aderenti al progetto Occhi sulle Colline. L’argomento è particolarmente stringente in quanto, dopo il riordino delle funzioni provinciali e il conseguente trasferimento alle Regioni delle competenze in precedenza appannaggio delle Province, il destino delle aree protette sub regionali appare ancora incerto.

La prima giornata del convegno, giovedi 19 gennaio, sarà dedicata agli aspetti naturalistici dell’area dei Monti Livornesi, con interventi dei rappresentanti istituzionali e studiosi che illustreranno le caratteristiche di un’area di particolare pregio ambientale. Sono previsti, inoltre, i contributi degli studenti dei licei livornesi Enriques e classico Niccolini-Palli, sulle esperienze di studio portate avanti grazie a specifici progetti. La giornata di venerdi 20 gennaio approfondirà, invece, gli aspetti relativi alla tutela dell’area dei Monti Livornesi nel contesto della rete dei parchi regionale. Interverranno, tra gli altri, i direttori del Parco dell’Arcipelago, del Parco delle colline Metallifere, della società Parchi della Val di Cornia, gli assessori alle politiche ambientali dei Comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano, l’assessore regionale all’ambiente, Federica Fratoni, e i rappresentanti delle associazioni che aderiscono al progetto “Occhi sulle Colline”.

L’area dei Monti Livornesi, ripartita come detto tra i comuni di Livorno, Collesalvetti e Rosignano Marittimo (nella foto in basso a destra il Castello di Rosignano Marittimo), è conosciuta per la sua notevole ricchezza naturalistica, storica e architettonica. Tale patrimonio è caratterizzato da un’ elevata fruibilità, grazie al notevole numero di accessi, al sistema di vie di comunicazione che mette in connessione l’intera area con la vicina città di Livorno e con gli altri centri  presenti sul territorio, nonché alla rete di sentieri che attraversa gran parte dei rilievi. Il Parco Provinciale dei Monti Livornesi, istituito nel 1999, si estende su di un’area di 1167 ettari. L’attuale fase di riordino istituzionale, potrebbe rivelarsi, quindi, un importante stimolo per una concreta azione di riqualificazione del patrimonio naturale, storico e architettonico presente nell’area.

Da non dimenticare, ad esempio l’Eremo della Sambuca (nella foto in alto a sinistra), nel territorio del Comune di Collesalvetti, su un declivio collinare ad un’altezza di circa 180 metri sul livello del mare, nell’area della valle percorsa dal torrente Ugione, fra il monte Corbolone e la Valle Benedetta. Un eremo di suggestiva bellezza, così come suggestivi sono i boschi che lo circondano, che risale probabilmente al periodo compreso fra l’anno Mille e il XIII secolo. Un edificio religioso che è passato attraverso periodi di crescita e di forte declino. La Sambuca da oltre due secoli non ha più le sue funzioni originarie ed ha conosciuto un forte degrado fino a quando negli anni Ottanta e Novanta del Novecento sono stati effettuati alcuni interventi per cercare di arrestare i danni provocati dal passare degli anni e dagli eventi atmosferici. La chiesa – dopo gli interventi degli anni Novanta – riesce ancora ad accogliere ed emozionare il visitatore, grazie anche alle tracce lasciate da alcuni affreschi.

Senza dimenticare il fascino dell’Acquedotto Leopoldino o di Colognole (foto a sinistra), i cui lavori cominciarono nel 1793, dopo il decreto firmato l’anno precedente dal Granduca Ferdinando III, per l’approvvigionamento idrico della città di Livorno. Le sorgenti si trovano nei pressi di Colognole e l’opera raggiunge la città seguendo un percorso collinare lungo circa 18 chilometri (attualmente questo acquedotto porta acqua solo alle frazioni di Valle Benedetta, nel Comune di Livorno, e a quelle di Parrana San Giusto e Parrana San Martino, nel Comune di Collesalvetti).

Ed ecco Valle Benedetta, alle pendici del Poggio Lecceta, oggi dominata dal profilo del radar aeronautico. Questa piccola frazione vanta anch’essa origini legate alla presenza di religiosi. Era un luogo selvaggio fino a quando il vallombrosano Colombino Bassi, nei Seicento, fondò la chiesa di San Giovanni Gualberto (tuttora esistente) e l’annesso monastero. Sono alla fine del secolo XVII, grazie all’aiuto di un ricco mercante di origine germanica, venne realizzata la strada di collegamento con Livorno, mentre a metà del Settecento, nei pressi della Valle Benedetta, furono costruiti diversi mulini per macinare il grano che veniva coltivato nelle zone limitrofe.

Il Santuario di Montenero (nella foto a destra l’imponente navata) risale anch’esso al Seicento, anche se una leggenda racconta che a metà del XIV secolo un pastore zoppo trovò ai piedi della collina un dipinto della Madonna. Una visione lo spinse a salire sul Monte Nero, dove guarì. La leggenda è attualmente ricordata dalla moderna Chiesa dell’Apparizione (costruita negli anni Cinquanta, dopo che la precedente cappella, eretta a inizio del ‘600 e quindi ampliata nel ‘700, venne danneggiata dalla seconda guerra mondiale), costruita lungo la via Aurelia. Da non perdere, durante la visita al Santuario, la galleria dei ex voto, la galleria dei Comuni e, all’esterno della chiesa, sulla piazza antistante, il Famedio, dove riposano diversi livornesi illustri fra cui Francesco Domenico Guerrazzi, Giovanni Fattori, Paolo Emilio Demi. Per arrivare, infine, dopo aver attraversato una rete di sentieri da trekking da Montenero a Nibbiaia, attraverso la Valle del Chioma, a Rosignano Marittimo, con le vestigia medievali, ma anche di epoca etrusca e romana.