Mascagni e il cinema: una nota dopo l’altra seguendo i fotogrammi. E “Rapsodia Satanica” diventò quasi un poema sinfonico. Un articolo di Fulvio Venturi (con fotogallery)

Ed eccoci al terzo ed ultimi appuntamento per i “centenari” pucciniani e mascagnani dell’anno 2017. E’ di scena “Rapsodia satanica”, il film di Nino Oxilia, protagonista Lyda Borelli, la conturbante star dell’epoca, con il commento musicale di Pietro Mascagni. A differenza dei commenti musicali sino a quel momento composti (vedi la “Sinfonia del Fuoco” di Pizzetti per “Cabiria” di Pastrone-D’Annunzio), Mascagni compose la sua musica adattandola fotogramma su fotogramma alla pellicola di Oxilia… unico e primo… vediamo come con Fulvio Venturi.

di FULVIO VENTURI

Ed eccoci al terzo centenario di questo 2017, “Rapsodia satanica” di Mascagni (nella foto grande la locandina del film), il commento musicale al film di Nino Oxilia. Per una volta in più si tratta di una felice intuizione mascagnana, in questo caso nell’appena nato campo cinematografico.  Pietro Mascagni, infatti, è stato tra i primi musicisti a intuire le infinite possibilità di sviluppo del cinematografo, allora definito un po’ retoricamente, “la settima arte”. Correvano gli Anni Dieci del Novecento. La colonna sonora di “Rapsodia satanica”, composta dal maestro livornese tra il 1914 ed il 1916, fu la risultante di un contratto con la Casa cinematografica Cines, diretta dal barone Alberto Fassini (1875 – 1942). Il film “Rapsodia satanica” fu invece basato su un poema del crepuscolare Fausto Maria Martini la cui sceneggiatura fu compiuta da Nino Oxilia, letterato e artista torinese della cerchia gozzaniana, già autore, insieme con Sandro Camasio di una commedia famosissima, “Addio Giovinezza”. Purtroppo nessuno dei due sopravvisse a lungo, morendo Sandro Camasio nel 1913 di meningite e Nino Oxilia sul fronte di guerra nel 1917, pochi mesi dopo l’uscita di “Rapsodia satanica”.

Nel preambolo del poema Fausto Maria Martini enunciò didascalicamente quelli che erano gli intenti artistici della pellicola, i quali, alla luce dei risultati conseguiti dal mondo legato al cinematografo assume quasi valore profetico: “Con animo sicuro di contribuire validamente alla elevazione intellettuale dell’opera cinematografica, ormai vicina a raggiungere la sua trasformazione in senso puramente artistico, presentiamo al pubblico questa Rapsodia Satanica saggio di un’arte cinema-lirica nuovissima concepita e condotta con intendimenti di seria ricerca”.

Il film rivisitò al femminile il tema già trattato poco tempo prima da Oscar Wilde con “Il ritratto di Dorian Gray”. Una contessa, Alba d’Oltrevita, un tempo bellissima, stringe un patto con Mephisto per tornare giovane e ritrovare la sua avvenenza, in cambio del divieto d’innamorarsi. Riacquistata la giovinezza, di Alba s’innamorano perdutamente due fratelli, Tristano e Sergio. Questi si uccide in seguito al rifiuto di Alba che tuttavia s’innamora di Tristano e si accinge a sposarlo. A questo punto però rientra Mephisto che esige l’osservanza del patto. Alba muore di dolore quando la sua bellezza svanisce definitivamente. Al film prese parte la super diva Lyda Borelli, che raggiunse in quel periodo fanatismo di culto, e con lei Andrés Habay (Tristano), Ugo Bazzini (Mephisto) e Alberto Nepoti (Sergio).

Mascagni per tutto un anno portò avanti un lavoraccio faticosissimo, tra moviole, sincroni, cronometri. Non poteva sbagliare una battuta, né indulgere a certi compiacimenti melodici pena il fallimento del lavoro. La musica doveva essere tutta “contenuta” dai i fotogrammi del film. Ne uscì fuori una partitura asciutta, di una cinquantina di minuti, quasi un poema sinfonico, ma funzionale alle immagini che scorrevano sullo schermo senza essere un trito commento. Alberto Gasco, dalle pagine del quotidiano “La Tribuna”, notò che la partitura mascagnana non si limitava ad accompagnare la successione dei fotogrammi, ma ne costituiva l’asse portante. Per il critico “Rapsodia satanica” rappresentava, nell’insieme delle riprese di Nino Oxilia, del poema di Fausto Maria Martini che serviva da didascalia e la musica di Mascagni, lo sviluppo con mezzi moderni del concetto d’opera d’arte totale.

Straordinario documento dell’epoca, “Rapsodia satanica” fu eseguito per la prima volta il 5 luglio 1917 al Teatro Adriano di Roma. Pietro Mascagni era sul podio.

In seguito il musicista livornese prese in esame la possibilità di lavorare su altri soggetti cinematografici, tra i quali un “Garibaldi” sceneggiato da Enrico Ferri, noto deputato socialista, ma nonostante il fatto che fosse egli fortemente interessato alla figura dell’Eroe dei Due Mondi al punto da possedere nella propria collezione pittorica il famoso ritratto equestre firmato da Plinio Nomellini, decise infine di non dare seguito a tali progetti. Nel 1933, tuttavia, scrisse riadattando “La ballata di Maggio” composta nel 1911 per il “Dante” di Maso Salvini (un testo teatrale) il brano eponimo per il film “La canzone del sole” di Max Neufeld e Giovacchino Forzano e nel 1936 partecipò alle riprese della “Regina della Scala” interpretando se stesso alla direzione di uno spezzone filmato del “Nerone”. Si trattò nondimeno di un’apparizione brevissima. Il mondo del cinema tentò un’ultima volta Pietro Mascagni nel 1937 prima con una “Santa Barbara”, forse dal poema di Giovanni Targioni Tozzetti, e poi con un grande progetto su “Cavalleria rusticana”, ottenendo però dei rifiuti abbastanza marcati. Così la prima versione sonora di “Cavalleria rusticana”, uscita nel 1939 per la regia di Antonio Palermi con un cast di tutto rispetto (Isa Pola, Carlo Ninchi, la livornese Doris Duranti, bellissima, e Leonardo Cortese), miglior pellicola italiana secondo un referendum della rivista “Cinema”, uscì con il commento musicale di Alessandro Cicognini che secondo la moda del periodo della elaborazione di temi folkloristici (vedi “Sardegna” di Porrino, “Monte Mario” di Liviabella e altro) che per questa sua decorosa fatica impiegò radici musicali siciliane.

D’altra parte Mascagni non amava il sonoro fino al punto di affermare “perché io, al cinematografo, non ho mai potuto afferrare nessuna frase di quel brontolìo, sopra una nota sola, di quei signori che parlano sullo schermo”. Singolare per uno che vent’anni prima al cinema aveva dato così tanto.

Ma per tornare a “Rapsodia satanica”, una proiezione di gran livello del film di Oxilia con il commento musicale di Mascagni è in programma al Concertgebow di Amsterdam il prossimo 4 novembre 2017. Valerio Galli, viareggino purosangue alle prese con un appuntamento prestigiosissimo della sua bella carriera, dirigerà l’orchestra filarmonica della Radio Olandese per una serata tutta toscana ove “Rapsodia satanica” sarà preceduta dalla esecuzione del “Capriccio sinfonico” di Puccini e del Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 35 a, di Ferruccio Busoni. E’ un periodo di riconoscimenti per questa intelligente composizione di Pietro Mascagni, il cui valore culturale è stato anche ricordato recentemente durante la cerimonia del Premio David di Donatello per il cinema.

(3 – fine)

4 comments

  • Altro bellissimo articolo. Sono contento che Rapsodia satanica sia proposta in una sede prestigiosa come il Concertgebouw. Un giusto riconoscimento per questo tentativo d’arte “assoluta”

    • Di nuovo grazie per la sua attenzione. Continui a seguirci. Un cordiale saluto. Lo staff di toscanaeventinews.it

  • Niente sapevo di tutto ciò. Principalmente che anche una donna fosse entrata nella letteratura (e poi nel cinema e nell’alta musica) col desiderio terribile della giovinezza. Per questa volta sottolineo il mio coinvolgimento umano personale. Difficile diventa infatti, col tempo, trovare nuove frasi per sottolineare la maestria di Venturi, che tutto fa divenir romanzo, senza nulla romanzare. Per la competenza non ho aggettivi.

Comments are closed.