LUCCA COMICS 2019. “Con una penna in mano tutto diventa possibile”: intervista di Guido Siliotto a Emil Ferris protagonista di una mostra nella Città delle Mura

di GUIDO SILIOTTO

Si presenta tutta di nero vestita e con un grande cappello da strega, Emil Ferris, l’autrice di “La mia cosa preferita sono i mostri”, pubblicato in Italia da Bao Publishing, premiata l’anno scorso a Lucca Comics per il libro dell’anno e protagonista fino al 3 novembre  2019 di una bellissima mostra di tavole originali a Palazzo Ducale. Classe 1962, è arrivata al fumetto molto tardi e questo è il suo incredibile esordio. Cresciuta negli anni Sessanta a Chicago, faceva la scultrice, ma dopo che una malattia le ha creato problemi alla mano sinistra è tornata al disegno con l’urgenza di raccontare la storia di una ragazzina che le somiglia tanto: una vita turbolenta, una famiglia stramba che le vuole bene, un mistero da risolvere. E siamo solo al primo volume di una serie che dovrebbe continuare giàl’anno prossimo. 

“Il fatto di non avere avuto una vita facile e di non essere mai stata accettata”, spiega, “Genera adesso in me un certo imbarazzo. E’ una cosa inattesa, che mi dà un’enorme responsabilità ma, se vogliamo, anche un grande potere”.

Ha vinto molti premi in importanti Festival in giro per il mondo con questo graphic novel d’esordio.

Un giorno una signora mi ha regalato una sciarpa fatta da lei. Era una ricompensa perchè, mentre vegliava la madre malata terminale, aveva letto il mio libro, che, mi spiegò, l’aveva aiutata ad evadere da una realtà che la faceva soffrire. Perciò, è vero, ho ricevuto molti premi, ma il più bello è stato questo.

Come avviene la creazione di una pagina?

Comincio da una cosa che mi piace disegnare, che sarà al centro di quello che voglio raccontare. Poi, come fosse una arancia che viene spremuta, osservo le gocce che scendono e che generano altri disegni e quindi la tavola nasce da sè. Ma è essenziale che io parta da qualcosa che amo.

E’ arrivata al fumetto molto tardi.

Incontro miei coetanei che mi dicono: se tu sei riuscita a fare questo, allora anch’io posso farcela. E’ importante non perdere di vista il proprio obiettivo, ma non è necessario arrivarci quando si è giovani: c’è sempre tempo per avere successo. Purtroppo i ragazzi vanno a scuola e lì insegnano che non è possibile fare quello che ci piace. Ma non è vero: quando leggi un fumetto di supereroi, sappi che sei tu ad avere quei fottuti superpoteri.

Ha vissuto la Chicago degli anni Sessanta. Che differenze ci sono, oggi?

All’epoca era un melting pot davvero eccitante, persone di ogni parte del mondo che mescolavano le loro esperienze. Oggi cercano di convincerci che ciascuno deve conservare le tradizioni del proprio paese d’origine e in parte può essere una buona cosa, ma bisogna tenere a mente che la separazione non è mai una scelta positiva. Comunque Chicago resta una bella città e Trump ci odia perchè siamo davvero cazzuti.

Le tavole del suo fumetto sono frutto di una tecnica particolare, disegnate a penna a biro sulle pagine di un quaderno.

Le righe che ci sono nei quaderni servono a imbrigliare la fantasia dei ragazzi. A scuola ti insegnano a restare dentro i margini. Per me sono come le gabbie di una prigione, ma i disegni possono spezzare queste catene. E poi uso la biro perchè è uno strumento umile, ma potente: con una penna in mano, tutto diventa possibile.