L’agricoltura che verrà al G20 tematico a Firenze. In piazza Santa Croce evento di Coldiretti che trasforma l’area inuma maxi fattoria con una ultrasecolare quercia da sughero. La presenza degli alunni della primaria fermi di Serravalle Pistoiese

Ha preso il via G20: in piazza l’agricoltura che verrà, l’evento Coldiretti nell’ambito del summit dell’agricoltura mondiale. Tanti visitatori in Piazza Santa Croce a Firenze, accolti da una ultrasecolare quercia da sughero (Quercus Suber) ‘made in Pistoia’. Tra i primi a vedere l’intera piazza trasformata in una maxi fattoria del futuro una classe della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Fermi di Serravalle Pistoiese, che ha vissuto il contatto diretto con la tradizione e l’innovazione del settore primario, anche grazie ai laboratori didattici.

“È importante che sin da bambini si abbia consapevolezza dell’importanza dell’agricoltura e di come dare futuro ad essa e a tutto il pianeta –Fabrizio Tesi, presidente di Coldiretti Pistoia- per questo la nostra attività è rivolta anche alle scuole che abbiamo invitato a questo importante appuntamento, nel meraviglioso contesto di Piazza Santa Croce”.

I rischi non mancano. Infatti, da una analisi della Coldiretti diffusa in occasione del G20 dell’agricoltura, infatti, con il cuore della città di Firenze in Piazza Santa Croce emerge che nello spazio di una sola generazione l’Italia ha perso più di un terreno agricolo su quattro, seguendo un modello di sviluppo sbagliato che ha causato la scomparsa del 28% delle campagne che storicamente rappresentano l’immagine del Belpaese nel mondo insieme alle città d’arte e garantiscono la sovranità alimentare del Paese in un momento difficile per l’emergenza Covid.

In Italia – evidenzia Coldiretti – la superficie agricola utilizzabile si è già ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari e a causa della cementificazione e della scomparsa dei terreni fertili. Sono andati persi in un decennio oltre 400 milioni di chili di prodotti agricoli, con la copertura artificiale di suolo coltivato che nel 2020 – sottolinea Coldiretti – ha toccato la velocità di 2 metri quadri al secondo, nonostante il lockdown e la crisi dell’edilizia, secondo i dati Ispra. La perdita maggiore si è registrata – spiega la Coldiretti – sul fronte dei cereali e degli ortaggi con la scomparsa di 2 milioni e 534mila quintali di prodotto, seguita dai foraggi per l’alimentazione degli animali, dai frutteti, dai vigneti e dagli oliveti.

Un problema grave per un Paese come l’Italia che deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti dalla carne al latte, dai cereali fino alle colture proteiche necessarie per l’alimentazione degli animali negli allevamenti. In Italia è infatti necessario recuperare – spiega la Coldiretti – il deficit del 64% del frumento tenero e del 40% per il frumento duro destinato alla produzione di pasta, mentre copre appena la metà (53%) delle fabbisogno di mais, fondamentale per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop. Un trend negativo che riguarda anche la soia nazionale che soddisfa meno di 1/3 (31%) dei consumi domestici, secondo dati Ismea. In Italia – sottolinea Coldiretti – si munge nelle stalle nazionali il 75% del latte consumato e si produce il 55% della carne necessari ai consumi nazionali con l’eccezione positiva per la carne di pollo e per le uova per le quali l’Italia ha raggiunto l’autosufficienza e non ha bisogno delle importazioni dall’estero.

“Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di terra fertile puntando a una forma di sovranità alimentare con i progetti del PNRR” ha commentato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre anche accelerare sull’approvazione della legge sul consumo di suolo, ancora ferma in Senato, che potrebbe dotare l’Italia di uno strumento all’avanguardia per la protezione del suo territorio”.