LA TRAGEDIA DI GENOVA. Un Ferragosto di dolore per tutti gli italiani. Riflettiamo e lottiamo per la verità

Un altro Ferragosto. Che non sarà di gioia, ma di riflessione. La tragedia di Genova ha lasciato l’Italia e il resto del mondo sotto choc. Com’è possibile morire sotto le macerie di un ponte di un’autostrada di grande importanza strategica? Un ponte che si sgretola come un castello di carte al passaggio di auto e Tir? L’ho percorso innumerevoli volte e, sono sincera, la sua altezza e la sua maestosità, con il vuoto immenso delle sue campate, mi hanno sempre infuso una certa inquietudine. Scorrendo i social, anche altre persone sembrano aver avuto, negli anni, la stessa mia sensazione. Anzi, qualcuno parla chiaramente di paura. Ma la tecnologia e il progresso non devono farci paura, è però necessario che coloro che hanno gli strumenti, vigilino e intervengano se c’è qualche stortura da correggere.

ponte morandi

Leggendo le cronache delle ultime ore, il ponte Morandi, opera di ingegneria degli anni ’60 (nella foto una panoramica della struttura prima del disastro), ha avuto vita travagliata, è stato al centro di polemiche, qualcuno in anni recenti ha ipotizzato addirittura che non sarebbe durato ancora a lungo… Le carte individuano chi doveva gestirlo e chi doveva pensare alla manutenzione: la magistratura, probabilmente, è già partita da qui per le sue indagini. Sarebbe importante, un bel segnale per il Paese tutto, che l’inchiesta riuscisse in tempi brevi a individuare le vere responsabilità. L’evento imprevedibile – in tv e alla radio si è parlato anche di questo – non sembra proprio reggere. Ci sono tanti morti, dispersi, feriti. Una strage sulla strada del lavoro quotidiano, per altre persone – invece – la strada delle vacanze. Una tragedia che, per le modalità, lascia impietriti, senza parole. E fanno male le polemiche sterili, a volte anche molto cattive, che echeggiano in queste ore. Bisogna invece rimboccarsi le maniche per individuare le responsabilità e punire chi risulterà avere avuto colpe. La speranza è che non si perda di vista l’obiettivo, come spesso in Italia è accaduto in passato, davanti a tragedie di grande rilevanza. Questo non è un terremoto, che non si può prevedere. Questo è un crollo che ha visto il grande ponte sfarinarsi sul greto del Polcevera.

Oggi – nel giorno da sempre consacrato alle ferie estive – dobbiamo mandare un pensiero e un abbraccio alle vittime, alle loro famiglie, ai dispersi, ai feriti, alla città di Genova e a tutti i genovesi. Ai vigili del fuoco, alla protezione civile, alle forze dell’ordine e a coloro che da mezzogiorno della vigilia di Ferragosto non hanno smesso un attimo di scavare. Cercando aneliti di vita. Per l’Italia, questo del 2018, sarà un Ferragosto di grande dolore. Perché è accaduta una strage di questa portata? Riflettiamo e lottiamo per la verità. (elisabetta arrighi)