La prima volta in Italia di Kiki Smith. Arriva a Palazzo Pitti il progetto “What I Saw on the Road”. Quaranta opere in mostra dal 16 febbraio al 2 giugno 2019

Arriva alle Gallerie degli Uffizi il progetto “What I Saw on the Road”, prima mostra monografica in Italia dedicata a Kiki Smith nella cornice di un’istituzione pubblica, ospitata nello spazio dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, ormai consacrato in primavera alle grandi protagoniste dell’arte al femminile.  La mostra riunisce una quarantina di opere che offrono un quadro esaustivo della produzione dell’artista degli ultimi vent’anni, tra coloratissimi arazzi in cotone jaquard, fragili sculture in bronzo, argento e legno, opere su carta.

  • Rivendicando con orgoglio un posto nell’arte cosiddetta femminista, la tematica centrale e pressoché esclusiva del discorso di Kiki Smith è stata fino agli anni novanta la corporeità, e il corpo femminile in particolare, fragile, mortale, spesso lacerato e addirittura smembrato, ma anche eroicamente e fieramente capace di riscatto e ribellione. Nella produzione più recente, esposta in mostra, la sua riflessione si è allargata invece a considerare in maniera più articolata ciò che accade fuori dal corpo: What I saw on the road. E’ ciò che capita di osservare e interagisce con la nostra esistenza se si presta attenzione e si considera con sguardo poetico il rapporto tra corpo e mondo e tra uomo, natura e cosmo. Come dice Eike Schmidt, Direttore delle Gallerie degli Uffizi: “L’elegantissima grazia di questi ultimi lavori di Kiki – la cui materia spesso fragile e preziosa è una metafora efficace della condizione umana e femminile in particolare – ha come obiettivo altamente etico di ricreare unità e armonia in una realtà che spesso si presenta invece come brutale e dissonante e sprigiona un’energia profondamente rivoluzionaria: è il linguaggio di una nuova, inaspettata, spiazzante pietas”.

A Palazzo Pitti, Kiki Smith (foto sotto a sinistra) mette in scena una splendida favola della natura che ha come protagonisti animali sui quali saremo naturalmente portati a trasporre sentimenti e paure umane, intrichi di boschi incantevoli quanto pieni di ostacoli e fantasiosi abitanti di galassie lontane:

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“È una cosmografia contemporanea utile a ribadire quella continuità organica, psicologica, spirituale e dell’immaginario che non conosce gerarchie tra gli esseri viventi e che costituisce lo sfondo comune sul quale si disegnano le vicende dell’intero universo naturale”, un invito a riflettere sulla preziosa vulnerabilità della condizione umana rispetto alla complessità della vita, aggiunge Renata Pintus, che con Schmidt ha curato la mostra.

***KIKI SMITH, LA RIVOLUZIONE E LA PIETAS

di Eike D. Schmidt (direttore delle Gallerie degli Uffizi)

Per il terzo anno consecutivo, la primavera alle Gallerie degli Uffizi ospita, nello spazio intimo dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti, una protagonista dell’arte del nostro tempo. Nel 2017 avevamo reso il dovuto omaggio all’austriaca Maria Lassnig e alla sua intensa, dolorosa opera d’introspezione; nel 2018 è stata la volta dei fili di Maria Lai, della sua poetica della tessitura. Anche quest’anno accogliamo una “donna forte”, Kiki Smith – che sulla scena internazionale è una delle interpreti di spicco del movimento femminista nelle arti visive – con una selezione significativa della sua ultima produzione comprendente arazzi, sculture e opere su carta: per la prima volta un museo pubblico italiano dedica una mostra monografica all’artista, a suggellare un percorso che, in Italia, l’aveva vista presente in importanti gallerie private e alla Biennale di Venezia. Il ritardo rispetto alle istituzioni straniere dipende forse dalla mentalità della struttura museale nel nostro paese, refrattaria a espressioni estetiche estreme, di denuncia e di sfida concettuale, ma in questa nuova fase raccogliamo tuttavia l’eredità preziosa delle opere prodotte da Kiki Smith negli ultimi anni, la cui potenza comunicativa evita lo scontro frontale o la brutalità dell’indagine sul corpo, ma non è meno coraggiosa né meno spiazzante.

Semplicemente, cambiano i riferimenti e il risultato è una rischiosa fragilità dell’essere umano in rapporto alla natura e al cosmo. Così la superficie luminescente e preziosa del metallo, nella scultura Girl, rende ancora più evidenti i segnali di una sessualità femminile vulnerabile, disarmata, esposta alla violenza; e le figure umane di tanti arazzi sono come smarrite in un universo dove serpenti, pipistrelli, perfino i rami secchi di un albero possono costituire altrettanti pericoli mortali. Gli animali sono umanizzati, osservati con meraviglia, ma anche con profonda simpatia, e diventano protagonisti di un moderno bestiario: fratelli o nemici, impauriti o aggressivi, sono anch’essi persi in intrichi vegetali densi di mistero e di minaccia.

La cultura figurativa e il ricchissimo immaginario di Kiki Smith scandagliano gli aspetti spirituali e viscerali dell’essere umano, in un percorso che in precedenza ha trovato una sintesi quasi archetipica nella corporeità femminile – come ben illustrato in catalogo da Demetrio Paparoni – e che oggi si esprime attraverso la «favola della natura» di cui parla Renata Pintus: una favola popolata da compagni di viaggio animali, vegetali, siderali e anche extraterrestri in un universo tanto vasto quanto familiare e di cui le donne continuano a essere le indiscusse protagoniste. L’elegantissima grazia di questi ultimi lavori di Kiki – la cui materia spesso fragile e preziosa è una metafora efficace della condizione umana e femminile in particolare – ha come obiettivo altamente etico di ricreare unità e armonia in una realtà che spesso si presenta invece come brutale e dissonante e sprigiona un’energia profondamente rivoluzionaria: è il linguaggio di una nuova, inaspettata, spiazzante pietas. La mostra e il catalogo si addentrano nel difficile terreno dell’evoluzione poetica di Kiki Smith, che rifugge da grida e proclami, ma che trova pace nell’osservazione, nello sperdimento.

Si avverte certo un elemento autobiografico in queste opere – se si pensa ai boschi e alla qualità selvaggia dell’Upstate New York, dove l’artista vive e lavora –, tuttavia la grande arte contemporanea, questa arte, non è eccentrica né autoreferenziale, ma entra nella carne viva dei nostri giorni, e diventa un fondamentale strumento per leggere la complessità del reale, per attivare in tutti noi un indispensabile pensiero critico.

Fotogallery

LA MOSTRA / SCHEDA / Prezzo del biglietto 

Dal 16 febbraio al 28 febbraio 2019:

biglietto intero € 10.00; ridotto € 5.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni; 

Dal 1 marzo 2019 fino al termine della mostra:

biglietto intero € 16.00; ridotto € 8.00 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni

Gratuito riservato a minori di 18 anni di qualsiasi nazionalità, portatori di handicap ed un accompagnatore, giornalisti, docenti e studenti di Architettura, Conservazione dei Beni Culturali, Scienze della formazione, Diploma di Laurea di lettere e filosofia con indirizzi di laurea archeologico o storico-artistico, Diploma di Laurea o corsi corrispondenti negli Stati membri dell’Unione Europea, insegnanti italiani con contratto a tempo determinato e indeterminato in servizio presso una scuola pubblica o paritaria. 

Orario

martedì – domenica 8.15 – 18.50

chiuso il lunedì

Servizio didattico per le scuole                            

Visita guidate per le scolaresche solo su prenotazione. Costo di € 3.00 ad alunno. 

Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.294883

Servizio visite guidate 

Info e prenotazioni: Firenze Musei 055.290383

e-mail firenzemusei@operalaboratori.com

Sito web / www.uffizi.it