La “mente umana” della Turandot in scena a Sassari. Taglio quasi cinematografico e belle voci, da Rebeka Lokar a Walter Fraccaro

di FULVIO VENTURI

Un successo notevolissimo ha caratterizzato a Sassari lo spettacolo inaugurale della stagione 2017/18 dell’Ente Concerti MariaLisa De Carolis, “Turandot”. L’opera di Puccini tornava a Sassari dopo una pausa di diciassette anni – l’ultima produzione risaliva infatti al 2000 – e per la prima volta si dava dunque al Teatro Comunale. Diremmo che nella impostazione registica di Filippo Tonon, che lascia poco alla favola, protagonista sia la mente umana. “In questa vita siamo tutti imprigionati in una serie di accadimenti e di situazioni più o meno piacevoli, più o meno gestibili. Siamo all’interno di un meccanismo. Il meccanismo della mente umana”, scrive Filippo Tonon nelle note di regia.

La mente si crea delle situazioni, cambia le condizioni esterne. Così la mente della principessa Turandot per giustificare il rancore nei confronti dell’uomo ingloba chiunque nel suo meccanismo, lo rende prigioniero e impedisce lui di uscire rendendo irriconoscibili le vie d’uscita. Sarà la soluzione degli enigmi da parte del Principe Ignoto a costituire l’evento cardine che interrompe il meccanismo di cui il popolo, i ministri, le ancelle, persino l’Imperatore sono le vittime, a creare una stasi. E un’altra vittima sarà necessaria, ovviamente Liù, perché la mente possa superare definitivamente il meccanismo, dire “non più” e aprirsi alla luce e al mondo.

Appare dunque abbastanza evidente che in questa impostazione protagonista diventi più l’interezza della situazione che gli stessi singoli personaggi, compresa la principessa Turandot. Altro dato fondamentale della lettura di Tonon, che si ricollega ad una lettera vergata da Puccini a Renato Simoni, è la rapidità dell’azione, la speditezza scenica, conferire sveltezza e la efficacia alle singole scene (a seguire a fotogallery).

Ne scaturisce uno spettacolo movimentatissimo, di taglio quasi cinematografico, dove l’ambientazione è inventata: non esattamente China, o favola, o futuro. Invece una storia perenne. In questo modo protagonista di “Turandot” diventa il coro, non tanto come “popolo”, ma come “mente”.
E il coro dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” ha firmato una prestazione d’autore di altissimo livello. Istruita magnificamente dalla esperienza e dalla profonda conoscenza del Maestro Antonio Costa la compagine si è mossa con con dedita ed entusiastica partecipazione nei meandri – e usiamo volutamente questo lemma che si ricongiunge alla “mente” chiamata in causa da Tonon come protagonista – della scena, con infiniti movimenti che diventavano espressione corporea collettiva e, dal lato musicale, con una inappuntabile resa vocale.

In ottimo assetto anche l’orchestra dell’Ente, sotto la guida del direttore Francesco Ivan Ciampa, che ha conferito alla partitura, o meglio evidenziato di essa, più il lato poetico, onirico, morbido, voluttuoso, incerto, che non le asperità novecentesche.manifesto

Rebeka Lokar si è imposta nei panni della principessa Turandot per voce e sicurezza del registro acuto. Ma non solo: non sfuggono a lei i cedimenti della “mente” man mano che il suo “contendente” Calaf risolve gli enigmi ed apre brecce insanabili nella sua sensibilità di donna. Walter Fraccaro, diremmo in gran spolvero vocale, ha restituito alla sua parte, quella di Calaf appunto, quelli squilli che da qualche tempo i tenori sembrano aver dimenticato. Forse troppo declamatorio nel primo atto ha poi liberato una vocalità perentoria nel resto dell’opera, suggellando la sua serata con l’encore del “Nessun dorma”. Anche Elisa Balbo, Liù, forse un po’ circospetta in avvio, ha poi espresso commozione e bei suoni nella scena del sacrificio. Un bellissimo materiale vocale riconosciamo al basso Vladimir Sazdovski, molto giovane anch’egli e in attesa della giusta maturazione al confronto della parte sempre emozionante col suo carico di affetti e di desolazione del re tartaro spodestato Timur. Bene Enrico Zara come Altoum e Nicola Ebau come mandarino, sicure Veronica Abozzi e Maria Ladu come ancelle, e ben inserite nella qualità della serata le voci bianche “Le note colorate” della associazione musicale “G. Rossini” e la loro direttrice Claudia Dolce. Infine una nota di merito per i tre ministri Ping Pang Pong impersonati da Enrico Marrucci, Cosimo Vassallo e Manuel Pierattelli.

I bei costumi di Cristina Aceti hanno supportato l’idea registica di Filippo Tonon, cui sono spettate anche le scene e il disegno luci. L’allestimento molto ben messo in scena dalle maestranze sassaresi proveniva da SNG Teatro nazionale sloveno dell’Opera e balletto di Maribor.

Un ottimo esordio dunque per il direttore artistico Stefano Garau che raccoglie nel modo migliore l’eredità di Marco Spada, eccellente uomo di cultura, cui subentra da questo anno. Teatro esaurito e pubblico festante.

 

One thought on “La “mente umana” della Turandot in scena a Sassari. Taglio quasi cinematografico e belle voci, da Rebeka Lokar a Walter Fraccaro

  • Bellissimo spettacolo davvero! Meritava una recensione del livello del Dott Venturi.
    La fiaba è il posto idoneo a cercare la verità della mente. La narrazione di “una storia perenne”

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