La creazione raffinata di Donata D’Annunzio Lombardi: cura del canto, eleganza e bellezza scenica per la “sua” Manon Lescaut
di FULVIO VENTURI –
Nel weekend appena trascorso Manon Lescaut è andata in scena al Teatro Verdi di Pisa nell’allestimento del Teatro Goldoni di Livorno che ha visto la realtà pisana coproduttrice insieme con il Sociale di Rovigo (dove l’opera sarà rappresentata il 25 e 26 marzo 2017, ndr). Abbiamo assistito alla rappresentazione di domenica 19 durante la quale, per quello che riguarda la parte scenica, regia scene e costumi Lev Pugliese, confermiamo quanto osservato e recensito in occasione della première livornese. Completamente nuova, invece, la coppia degli innamorati formata da Manon Lescaut e da Renato Des Grieux, impersonificata da Donata D’Annunzio Lombardi e da Danilo Formaggia.
La prova di Donata d’Annunzio Lombardi era molto attesa in quanto la brava cantante abruzzese ha compiuto in questo ultimo periodo una importante evoluzione che l’ha portata ad essere una delle interpreti pucciniane più interessanti. E l’attesa non è andata delusa perché la D’Annunzio ha fatto di Manon Lescaut una creazione raffinatissima, dove la cura del canto e della emissione incedono di pari passo con l’eleganza del portamento e con la bellezza scenica. Non un particolare è a lei sfuggito tanto dal lato vocale quanto da quello interpretativo, dalla sortita del primo atto raccolta e quasi timida, al finale tragico ed espressivo, ma non mai troppo esteriorizzato. Tutto era riconducibile ad una stilizzazione quasi simbolica, in pieno connubio con l’ascendenza francese del personaggio, ad una idea estetica ben delineata. I momenti più vividi di questa intensa interpretazione si sono avuti con l’aria “In quelle trine morbide” (ma anche in tutto quello che la precede e la prepara all’inizio del secondo atto), l’appassionato duetto con Des Grieux ed il morente, desolato, quarto atto.
Al fianco di una Manon tanto rifinita il Des Grieux di Danilo Formaggia si è mosso con adeguati fraseggi, spesso cogliendo anch’egli il segno della eleganza e della stilizzazione. Ma Des Grieux è però anche spinta, veemenza, ansia, ardimento da tradurre in squillo vocale e sotto questo profilo non sempre Formaggia è parso a proprio agio. Comunque è piaciuto. Da sottolineare in positivo poi la prestazione di Leon Kim, dalla bella voce baritonale che ha dato vita ad un ottimo Lescaut. Ancora molto bene i tenori Giuseppe Raimondo e Didier Pieri, e Carmine Monaco d’Ambrosia ha risolto con esperienza l’insidioso personaggio di Geronte. Tutto il resto del cast era invariato e comprendeva Alessandro Ceccarini, Alessandro Martinello, Lorena Zaccaria, l’efficace mimo Fabio Vannozzi e il coro Ars Lyrica diretto da Marco Bargagna. Con la consueta passione Alberto Veronesi era alla guida dell’Orchestra della Toscana, spalla Daniele Giorgi.
Al termine vera ovazione per Donata d’Annunzio Lombardi e applausi per tutti.