“Giovanni Maria Trabaci, virtuoso”: domenica 18 agosto nella Chiesa di San Romolo a Bivigliano concerto del clavicembalista Marco Mencoboni

Domenica 18 agosto 2019 alle 18 nella Chiesa di San Romolo a Bivigliano (via della Chiesa 123, Bivigliano – Vaglia – Firenze; ingresso libero) si ascolta il clavicembalista Marco Mencoboni in un concerto dal titolo di «Giovanni Maria Trabaci, virtuoso»; oltre a musiche di Giovanni Maria Trabaci (1575-1647), verranno eseguite composizioni di Rocco Rodio (ca 1530 – post 1615), Bernardo Storace (con un brano del 1664 ca), Girolamo Frescobaldi (1583-1643).

Il concerto è dedicato principalmente alle musiche per tastiera di Giovanni Maria Trabaci, cantore e compositore dal talento sbalorditivo nella composizione di musica per strumenti a tastiera, nell’uso dei quali doveva essere impareggiabile. Sopravvivono solo due suoi volumi per tastiera, stampati nel 1603 e 1615. Negli avvisi ai lettori, raccomanda di non prendere alla leggera le sue composizioni, per le quali richiede uno studio maturo ed una leggiadrissima mano; ed è singolare che il compositore, dopo aver chiarito di aver messo tutta la sua cura nel comporre le sue consonanze, tenda già ad incolpare i suoi lettori per l’eventuale (facilmente prevedibile) insuccesso nello studio. Ciò fa capire quanto lo stesso Trabaci fosse consapevole del livello di virtuosismo necessario per eseguire la sua musica, e anche della difficoltà per così dire intellettuale, poiché le arditezze contrappuntistiche di Trabaci sembrano andare conto la stessa natura del dilettare l’orecchio tanto decantata dai trattatisti rinascimentali. L’andare apertamente contro gli schemi, percorso già intrapreso per la musica vocale da Gesualdo da Venosa nei suoi primi libri di madrigali, sembra irridere il gusto della perfezione rinascimentale con dei gesti simili in pittura a quelli di un suo grande contemporaneo: Caravaggio. Per di più, la leggiadrissima mano del compositore doveva avere delle dita di lunghezza oltre la media, poiché molti passi delle sue composizioni risultano oggi praticamente ineseguibili per via delle estensioni richieste. In altri termini si può anche pensare che la sua creatività non volesse accettare i limiti imposti dalla natura umana, la mente crea riversi, moti contrarii, inganni, fughe, risposte ed il compositore sembra scriverle su carta senza curarsi di chi sarà poi in grado di eseguirle. Trabaci pubblica le sue musiche scegliendo la scrittura contrappuntistica su quattro righe e non l’intavolatura per tastiera come fecero Merulo e Frescobaldi. Se nella prima modalità infatti non vi sono indicazioni pratiche sul modo di porre le mani sulla tastiera, nella seconda viene esattamente indicata la separazione della mani per l’esecuzione delle diverse note. Il risultato della prima modalità, nell’applicazione visionaria e sperimentale del Trabaci è un approccio alla tastiera difficilmente paragonabile ad altri. Il clavicembalo e l’organo diventano per lui gli utensili necessari a creare forme di suono a volte incomprensibili e per certi versi volutamente fastidiose. Potremmo quasi immaginare che la sua musica sia una traslazione dialettale della perfezione di una lingua formalmente codificata e dunque portatrice, come tutti i dialetti, di una bellezza più segreta, a cui non tutti possono avere accesso. Siamo davanti ad un gigante insomma e Gerolamo Frescobaldi, lui si, l’aveva certamente capito.

Marco Mencoboni (foto sopra il titolo),clavicembalista, organista e direttore d’orchestra, ha studiato con Umberto Pineschi, Ton Koopman, Jesper Christensen e Gustav Leonhardt, col quale si diploma allo Sweelinck Conservatorium di Amsterdam nel 1990. È presente come solista e come direttore del complesso vocale Cantar lontano nei più importanti festival internazionali di musica antica. Nel 2019 è artista in residenza presso l’Early Music Festival di Utrecht che lo vedrà protagonista di quattro produzioni dedicate alla Napoli barocca. Dal 2017 è direttore del Monteverdi Project per il Teatro Manoel di Valletta a Malta dove nel 2020 debutterà nella direzione dell’«Otello» di Gioachino Rossini.

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