Giorno della memoria (il 9 maggio) dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi: il Comune di Livorno ricorda le vittime livornesi della strage di Bologna del 2 agosto 1980

L’Amministrazione comunale di Livorno, da quest’anno, aderisce al Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, ricorrenza della Repubblica Italiana istituita con la legge 4 maggio 2007 n° 56 che viene celebrato il 9 maggio, giorno in cui fu ucciso Aldo Moro (9 maggio 1978, dopo 55 giorni di prigionia).
Domenica 9 maggio 2021, alle ore 11.30, nella Sala del Consiglio, il Comune di Livorno renderà omaggio alla memoria dei due cittadini livornesi vittime della strage di Bologna il 2 agosto 1980 (sopra il titolo, immagine da Rai Cultura): Lina Ferretti Mannocci, che perse la vita nell’attentato, e il marito Rolando Mannocci, ferito gravemente e rimasto invalido, perito successivamente, e inserito quindi ufficialmente nella lista dei deceduti a causa della strage.
Il sindaco Luca Salvetti consegnerà una pergamena ai figli della coppia, Paola e Maurizio Mannocci, alla presenza del prefetto Paolo D’Attilio, del comandante del Presidio Militare contrammiraglio Flavio Biaggi, della  presidente della Provincia di Livorno Maria Ida Bessi, del presidente del Consiglio comunale Pietro Caruso e dei capigruppo consiliari.
Per lo svolgimento dell’iniziativa saranno garantiti i protocolli di sicurezza per il contenimento dell’emergenza sanitaria da Covid-19.
LE VITTIME LIVORNESI DELLA STRAGE DI BOLOGNA
SCHEDA DI APPROFONDIMENTO DA UNA RICOSTRUZIONE SUI GIORNALI D’EPOCA
Sabato 2 agosto 1980, alle 10.25, un ordigno ad alto potenziale esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna: lo scoppio fu violentissimo e provocò il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe e di circa 30 metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso, in sosta al primo binario. 
Il bilancio di questa strage, la più efferata compiuta nell’Italia repubblicana, fu di 85 morti e 200 feriti. 
Tra le vittime anche Lina Ferretti, 54 anni residente a Livorno (era nata a Peccioli) che insieme al marito, Rolando Mannocci, 54 anni, livornese, ferroviere e dirigente della sezione Pci delle ferrovie di Livorno, e a sua volta rimasto gravemente ferito, stava recandosi in vacanza sulle Dolomiti. 
La donna rimase schiacciata tra le macerie e morì poco dopo, mentre le prime squadre di soccorso cercavano di prestarle aiuto. Il marito fu tratto in salvo dalle squadre di soccorso che dovettero lavorare diverso tempo prima di liberarlo dalle macerie. Mannocci fu trasportato prima all’ospedale Bellaria, poi al Maggiore e quindi al centro traumatologico. Mannocci fu investito dall’esplosione alle spalle, dove riportò le ustioni più profonde, mentre un braccio e soprattutto una mano (si parlava della necessità di un intervento di amputazione) rimasero colpiti dal crollo. 
La coppia, che abitava a Livorno in via Pannocchia, nella zona della stazione, era partita la mattina presto alla volta di  Bologna dove, alle 11.30, avrebbe dovuto prendere la coincidenza per raggiungere Bolzano. I due si trovavano proprio nella sala d’attesa dove era stato collocato l’esplosivo.
Appresa la notizia della strage il sindaco Alì Nannipieri inviò al sindaco di Bologna, Renato Zangheri, un telegramma di commossa partecipazione dei livornesi. Nannipieri inviò anche un telegramma a nome della città anche ai figli della coppia.
Un telegramma fu inviato anche dal presidente della Provincia Emanuele Cocchella, sia al sindaco di Bologna che ai figli della coppia.
Già dalla domenica, avuta certezza che si trattava di un attentato terroristico, si riunirono sia la Giunta comunale che il Comitato cittadino antifascista. E mentre i sindacati decidevano due ore di sciopero generale per la mattina del lunedì 4, dalle segreterie dei partiti partivano documenti di condanna. 
Il  comitato permanente antifascista, con l’appoggio del sindacato confederale e dei partiti democratici, indisse per la sera  dalla domenica  una manifestazione popolare in piazza della Repubblica per esprimere solidarietà alle vittime, per manifestare il più fermo impegno contro le forze dell’eversione fascista, e per difendere e rafforzare le istituzioni democratiche.
Manifesti furono fatti affiggere sia dal Comune che dalla Provincia.
Lunedì 4 agosto 1980 alle 10 tutti i negozi abbassarono le saracinesche, gli operai nelle fabbriche sospesero il lavoro, i mezzi pubblici rimasero fermi per un’ora.
La città di Livorno fu rappresentata ai funerali, svoltisi a Bologna nel pomeriggio di mercoledì 6 agosto, dai gonfaloni del Comune e della Provincia. 
Per partecipare alle esequie furono allestiti dei pullman. 
In coincidenza con i funerali fu sospesa ogni attività commerciale e artigianale.
La salma di Lina Ferretti fu traslata, per interessamento del sindaco Nannipieri, al cimitero dei Lupi. 
La Giunta comunale deliberò la stanziamento di 5 milioni di lire a favore delle vittime. All’indomani dell’attentato, infatti, il Comune di Bologna aveva costituito un fondo di solidarietà.