Giorno della memoria, i libri da leggere per non dimenticare. Alcuni titoli suggeriti dal Pisa Book Festival

DAL SITO DEL PISA BOOK FESTIVAL una sintesi – da un articolo di Francesco Feola – dei libri suggeriti per il Giorno della Memoria. Per non dimenticare.

Parlare di Olocausto non è facile. E c’è un giorno dell’anno, il 27 gennaio, che lo è ancor meno. Le parole, infatti, sono una responsabilità immane se vogliono raccontare un orrore senza confini. Ma nel Giorno della Memoria il mondo intero ha preso l’impegno di parlare di Olocausto, o Shoah, così come si parla di una colpa che è come un peccato originale e allo stesso tempo di un torto subìto da ogni essere umano. Parlare del folle sterminio di sei milioni di persone non è facile. Ma, rispondendo all’impegno preso con la Storia e con la Vita stessa, di Olocausto bisogna parlare. E magari leggerne, soprattutto attraverso le testimonianze di chi lo ha vissuto sulla propria pelle, e quelle di chi ha contribuito a salvare tante vite…
Ecco perché il Pisa Book Festival ha pensato di suggerire al suo affezionato pubblico di lettori alcuni titoli che possano contribuire a far riflettere e quindi onorare la Giornata della Memoria.
Il primo libro è L’anima delle cose di Éva Fahidi (Della Porta), testimonianza diretta di una sopravvissuta all’Olocausto. Éva Fahidi ha 94 anni, ma questo non le impedisce di salire sul palcoscenico e di danzare. Questa è la sua vittoria su Auschwitz. Quando aveva diciott’anni fu deportata ad Auschwitz-Birkenau, una fra gli oltre quattrocentomila ebrei ungheresi che nel 1944 furono mandati nei campi di concentramento nazisti nell’arco di tre mesi. Nel campo di sterminio ha perduto i genitori, la sorellina Gilike e decine di parenti, e per tanti anni ha evitato di parlare di quella tragica esperienza. Dopo una visita ad Auschwitz nel 2003, cinquantanove anni dopo essere stata liberata, ha sentito la necessità di lasciare al mondo la sua testimonianza (…).
Un altro titolo che consigliamo è Il gelataio Tirelli di Tamar Meir (Gallucci). Un libro pensato per i più piccoli, affinché anche gli adulti di domani siano consapevoli di quello che è stato, e che solo attraverso la Memoria potrà non essere mai più. Vi si racconta la storia del gelataio Francesco Tirelli, “giusto tra le Nazioni”, che è stato definito lo Shindler italiano, e che amava il gelato come un bambino. Tirelli aprì una gelateria a Budapest e, quando i nazisti invasero la città, decise di fare qualcosa di ancora più buono, trasformando il gelato in uno strumento di salvezza per i suoi amici…
La traduzione è stata affidata alla giornalista Cesara Buonamici e al marito Joshua Kalman. 
Infine segnaliamo Ora che eravamo libere di Henriette Roosenburg (Fazi). Sopravvivere alla guerra, alla deportazione e al carcere, scampare a una condanna a morte e ritrovare la libertà tramite un lento e accanito ritorno verso casa, restare in vita per testimoniare e non far dimenticare un’esperienza che ha coinvolto migliaia di resistenti contro la barbarie nazista.
Tutto questo è Ora che eravamo libere, l’intenso memoir che la giornalista olandese Henriette Roosenburg pubblicò nel 1957 e che, grazie all’immediato successo presso i lettori americani, documentò in modo diretto la Nacht und Nebel, la terribile direttiva emessa nel dicembre 1941 da Adolf Hitler volta a perseguitare, imprigionare e uccidere tutti gli attivisti politici invisi al regime nazista. (Sopra il titolo un particolare della copertina).
Nata nel 1916 in Olanda, Henriette Roosenburg aveva appena cominciato l’università quando si unì alla resistenza antinazista. A causa della sua attività come staffetta partigiana prima e giornalista poi, nel 1944 fu catturata, imprigionata nel carcere di Waldheim in Sassonia e condannata a morte. Nel maggio dell’anno successivo, venne liberata assieme ad altre sue compagne di prigionia, iniziando un lunghissimo viaggio per tornare a casa, un’autentica odissea attraverso la Germania sprofondata nel caos di fine conflitto. In mezzo a soldati alleati che presidiano il territorio, nazisti in fuga e tedeschi diffidenti o addirittura ostili perché ancora fedeli al regime, tra innumerevoli astuzie, baratti e peripezie, le protagoniste di questa estenuante via crucis riusciranno alla fine a riabbracciare le proprie famiglie in patria (…).
Non è facile, ma di Olocausto bisogna parlare. E leggere. Sempre. Proprio perché non restino solo parole…
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