Giardino di Boboli: ecco le bellezze della Grotta di Madama. Aperture straordinarie di primavera e visite guidate. Il calendario

Il 21 marzo è il primo giorno di primavera e nel Giardino di Boboli si apre un gioiello architettonico che i visitatori potranno ammirare dall’interno. Si tratta della Grotta di Madama, che resterà aperta fino al 18 aprile, quindi dal 2 al 17 maggio, e dal 1° al 5 giugno 2018. Le aperture sono dal martedì al venerdì, dalle 8,15 alle 14, accompagnati dal personale delle Gallerie degli Uffizi che della Grotta illustra la storia e le bellezze.

grotta di madama
L’interno della Grotta di Madama nel Giardino di Boboli a Firenze

La Grotta, o Grotticina, è il risultato di un progetto del Tribolo che comprende il vicino giardino di frutti nani, elementi d’arredo scultoreo e il sistema di viottoli pavimentati con sassi di fiume.
Voluta dalla Granduchessa Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I (probabilmente all’origine del nome), la grotta fu costruita da Davide Fortini, cognato del Tribolo, che alla sua morte (1550) ne realizzò, fra il 1553 e il 1555, fedelmente il progetto. In un angolo appartato del giardino l’edificio imita un ambiente sotterraneo e naturale ma è invece posto fuori terra e completamente costruito. Cosimo I è celebrato attraverso l’iconografia imperniata sul segno zodiacale del Capricorno, scelto dal Duca, poi Granduca, a rappresentarlo in quanto simbolo di chi ama raggiungere con lentezza e caparbietà (“festina lente”) le vette più ambite. Cosimo voleva così collegarsi idealmente con i potenti del suo presente e del passato che erano nati sotto quella stella come l’imperatore Carlo V o Cesare Augusto, fondatore dell’impero romano.

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L’esterno della Grotta di Madama

Un timpano classicheggiante è inserito in una facciata coperta da rocce spugnose. All’interno è riproposta la decorazione con spugne e stalattiti che vanno a incorniciare una vasca marmorea (l’originale fu successivamente spostato sul lato sinistro della facciata di palazzo Pitti) sormontata da tre statue di capre e una grande testa di ariete di Giovanni di Paolo Fancelli. Il pavimento in cotto bicolore bianco e rosso è di Santi di Michele Buglioni, gli affreschi interni che, incorniciati, spiccano fra le pietre spugnose, sono di Francesco Ubertini detto il Bachiacca. Di Baccio Bandinelli è la capra di dimensioni maggiori posta in basso nella parete di fondo.