“Il Galateo del Terzo Millennio”, il manuale di Passananti e Minà per la sopravvivenza quotidiana

Un manuale di sopravvivenza quotidiana per stare con gli altri ed essere accettati. Eccolo “Il Galateo del Terzo Millennio” (Guido Tommasi Editore) in libreria da poco più di un mese. È stato scritto dai giornalisti Filiberto Passananti e Matteo Minà, con prefazione di Csaba dalla Zorza, e illustrato da Gianluca Biscalchin, anch’egli giornalista. Il progetto nasce dall’idea di utilizzare le tecniche di comunicazione giornalistiche per recuperare e diffondere il pensiero, ancora attualissimo, del fiorentino monsignor Giovanni Della Casa.

Galateo del Terzo Millennio – Cover (1)La prima sezione del volume consiste in un’attualizzazione fedele della lingua italiana del
Cinquecento, per rendere “Il Galateo” leggibile a tutti, la seconda è una sintesi giornalistica, capitolo
per capitolo, destinata ai ragazzi. La terza sezione comprende dieci interviste ad altrettanti
personaggi famosi, tra cui, il Maestro Gualtiero Marchesi, l’innovatore della cucina italiana, che si è
spento lo scorso 26 dicembre, nella sua casa di Milano, all’età di 87 anni. Gli altri intervistati sono: Giovanna Ferragamo, Renzo Arbore, Valentina Vezzali, Gillo Dorfles, Annie Féolde, Marco Ciatti, Adriana Cantisani, Luca Rossi e Sandra Milo. Ciascuno di loro, con un personale decalogo, si è trasformato in ambasciatore di un Galateo dei giorni nostri, per
cento nuove regole in settori e situazioni che non esistevano all’epoca della scrittura del Trattato. Dal cellulare alla gestione del proprio cane, dalle ricette anti kitsch al lusso, dall’educazione dei bambini alle regole per la palestra.

L’ultima e quarta sezione, è rappresentata dal testo originario della prima edizione dell’opera, stampata a Milano nel 1559.

Il punto di forza del libro sta nell’uso di tecniche giornalistiche, poco utilizzate nell’editoria libraria, per far conoscere, soprattutto ai giovani, una strada alternativa all’individualismo e alla competizione esagerata, cui sono stati abituati dalle regole della società moderna. Si tratta di un tentativo di contaminare la logica dominante con il seme dell’empatia professata da monsignor Della Casa, per poter davvero conoscere e rispettare gli altri. Un modo di essere e di comportarsi che può far crescere la qualità della vita di un’intera società. Insomma, un esempio di buon
governo della globalizzazione per riportare l’attenzione sull’uomo e per una reale riscossa degli educati.