Firenze, una spettacolare festa della musica. Splendido programma incentrato su Brahms. Rigore, passione ed espressività del pianista Daniil Trifonov, sul podio uno Zubin Mehta illuminato dalla luce dei grandi. La recensione di Fulvio Venturi

di FULVIO VENTURI
Non poteva essere stata scelta serata più felice per festeggiare la musica a Firenze (Teatro del Maggio Musicale, ndr).
Splendido il programma tutto incentrato su Brahms, fantastico il pianista Daniil Trifonov, Zubin Mehta con lo smalto dei giorni migliori.
Zubin Mehta
Sotto un profilo estetico, il Primo concerto per pianoforte in Re min. Op. 15 e la Prima sinfonia in Do min. Op. 68 di Brahms sono strettamente legati. Il concerto, pensato in origine come una sinfonia, nacque dietro la spinta di Robert Schumann e fu composto fra mille dubbi seguendo i consigli di Clara Wieck. È un’opera straordinariamente moderna dove il pianoforte, pur animato da una vena virtuosistica, si fonde con il sinfonismo orchestrale, ora percussivo, ora morbidamente melodico, ma mai languido, o eccessivamente cantabile. La prima sinfonia di Brahms intreccia la sua genesi con il concerto in questione, si alimenta degli stessi dubbi e giunge alla conclusione circa venti anni dopo, nel 1878. Le due opere hanno ambiti sonori analoghi, la veemenza dei due incipit molto le avvicina, il concerto mantiene nello sviluppo una sua grandezza tragica, la sinfonia si esprime in un linguaggio alto che mai deborda nella magniloquenza.
Daniil Trifonov (anche sopra il titolo)
Dicevo all’inizio di Daniil Trifonov. Seguo questo pianista appena trentenne dal 2013, quando con Gergiev e la London Symphony presentò a Londra una lucente e desueta pagina di Glazunov, il concerto in La maggiore n. 2 per pianoforte e orchestra op. 100, poi divenuto virale sui canali d’ascolto.
Lunge dall’essere essenziale è un pianista di grande comunicativa, sempre concentrato, sofferto e, ad uno stesso tempo, fresco e vitale. Virtuosistico e mai plateale. Direi che nella scrittura brahmsiana Trifonov trovi l’esaltazione delle sue qualità: rigore e passione, nitore ed espressività. Ha ottenuto un successo personale.
Zubin Mehta ha diretto illuminato dalla luce dei grandi. Sappiamo che questa musica è connaturata in lui sin dagli esordi viennesi, quando era allievo di Hans Swarowsky. Sono passati oltre sessanta anni da quel periodo. Ma la chiarezza del gesto, ieri sera, era la stessa di allora, come la capacità di catalizzare emozione, di estollere l’anima del suono. L’orchestra devotamente lo ha seguito dando ai presenti qualcosa che non dimenticheranno.