Firenze e l’alluvione del 1966: ecco “La bellezza salvata”

di Gabriele Rizza

Il titolo è esplicito: Firenze. La bellezza salvata. Da cosa? Dall’acqua e dal fango dell’alluvione 1966. Oltre il grande Cristo del Cimabue di Santa Croce e la Porta del Paradiso del Battistero di Lorenzo Ghiberti. Una montagna di opere così dette minori, sculture, dipinti, libri, documenti, oggetti d’arte applicata, strumenti musicali e scientifici. In questi 50 anni molto è stato fatto per recuperare il recuperabile e restituirlo alla città. La mostra a Palazzo Medici Riccardi (apre giovedì 1 dicembre 2016), a cura di Cristina Acidini e Elena Capretti, fa il punto sul percorso fin qui compiuto. Un bilancio che illustra il lavoro svolto e quello che ancora resta da fare, sulla base anche delle conoscenze e delle competenze tecnologiche via via acquisite nel corso degli anni.I l luogo è anch’esso simbolico: qui infatti aveva sede il Museo Mediceo che quel tragico 4 novembre fu letteralmente sbriciolato dalla furia dell’acqua.

L’indagine si snoda lungo i “luoghi” della tragedia (musei, gallerie, collezioni, chiese, palazzi, fondazioni, raccolte pubbliche e private), proponendo di ciascuno un piccolo ma significativo campionario, per un totale di oltre 150 pezzi. Così dagli Uffizi arrivano i marmi di arte romana e un grande arazzo settecentesco delle manifatture granducali, dal Bargello provengono alcuni pregevoli esemplari dell’Armeria, dal Museo archeologico sbucano due capolavori etruschi come la “Mater matuta” e il “Cinerario di Montescudaio” mentre dai sotterranei delle Cappelle medicee emergono alcune splendide medaglie dorate. E poi reperti dell’Opera del Duomo, della Fondazione Horne, del Museo Bardini mentre fra i dipinti spiccano due grandi tavole di Carlo Portelli e Giovan Battista Naldini, e la pala con la Trinità di Neri di Bicci  (nella foto sopra al titolo) della chiesa di San Niccolò.

Simbolo della mostra, che campeggia sul catalogo edito da Sillabe, è la “Madonna col bambino e santi” di Francesco Botticini proveniente dalla chiesa di sant’Andrea a San Donnino. Aperta fino al 26 marzo 2017.