Firenze, al Museo Novecento sabato 11 luglio aprono le mostre delle opere di Mario Mafai (dalla Raccolta Alberto Della Ragione) e della giovane artista Francesca Banchelli. Resteranno aperte fino al 12 ottobre

Due nuove mostre temporanee al Museo Novecento di Firenze a partire da sabato 11 luglio 2020. La prima è “Mario Mafai, opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione” che resterà aperta dino al 12 ottobre; la seconda è “Francesca Banchelli. I cani silenziosi se ne vanno via” (chiusura nella stessa data precedente).

Mario Mafai, Autoritratto

Dopo la chiusura dovuta al lockdown, il 2 giugno il Museo Novecento di Firenze ha riaperto con la grande mostra dedicata ad Allan Kaprow, inaugurata a febbraio, e con la sua collezione permanente dedicata all’arte italiana del primo Novecento. All’insegna dello slogan Firenze Rinasce, il museo mantiene fede al programma annunciato già all’inizio dell’anno. Sabato 11 luglio – come accennato sopra – saranno inaugurate due nuove mostre personali dedicate a Mario Mafai e a Francesca Banchelli, entrambe aperte al pubblico fino al 12 ottobre 2020. Un dittico espositivo all’insegna del coraggio e della passione per l’arte: un maestro del Novecento e una giovane artista del nostro tempo.

MARIO MAFAI

Opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione

11.07- 12.10.2020

“L’arte è un fatto etico prima che estetico” scriveva Mario Mafai, protagonista dell’arte italiana dopo gli anni Trenta, pittore molto amato da Aberto Della Ragione, collezionista e mecenate tra i maggiori del ventesimo secolo.

Per la prima volta il nuovo appuntamento del ciclo espositivo SOLO, dedicato ai grandi artisti del ventesimo e ventunesimo secolo, è frutto di una collaborazione tra il Museo Novecento e il Dipartimento SAGAS dell’Università degli Studi di Firenze. Due studentesse del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea, Stefania Delia Previti e Rebecca Ricci, hanno lavorato con lo staff del museo e hanno curato, insieme al direttore del Museo Novecento Sergio Risaliti e a Stefania Rispoli, una mostra monografica dedicata a Mario Mafai (Roma 1902-1956). L’esposizione fa parte del progetto Dall’Aula al Museo, avviato lo scorso anno insieme al prof. Giorgio Bacci, pensato per avvicinare il settore della ricerca accademica a quello della formazione museale e della divulgazione al grande pubblico. “Si tratta di uno dei primi casi in Italia di stretta collaborazione formativa tra le due realtà, quella museale e quella accademica – dichiara il Direttore artistico e scientifico del Museo Novecento, Sergio Risaliti –. Un progetto che afferma in modo concreto la funzione formativa ed educatrice del museo, l’unico in città a vantare una collezione d’arte di rilievo sul Novecento e un’attività di ampio raggio sugli artisti dalle prime avanguardie ad oggi, con particolare attenzione anche alle nuove generazioni. Valorizzazione, formazione, ricerca, aggiornamento sono le nostre parole d’ordine, assieme alla mediazione culturale”.

Mario Mafai, Fantasia

La mostra Mario Mafai. Opere dalla Raccolta Alberto Della Ragione offre una selezione di opere provenienti della collezione permanente del museo che racconta i decenni centrali della carriera del pittore romano a cavallo del secondo conflitto mondiale, sottolineando il legame con Roma, la sua città natale, la ricorrenza di alcuni soggetti (come le nature morte e i paesaggi), il sodalizio con altri artisti (tra cui Scipione e Guttuso) e l’impegno politico e sociale in difesa dell’uomo in anni così difficili per l’Italia e l’Europa sotto la dittatura nazifascista. 

Assieme a pittori come Renato Guttuso, Renato Birolli, Scipione e Corrado Cagli, Mafai rappresenta una delle punte di diamante della Raccolta Alberto Della Ragione. Le venti opere presenti nella collezione testimoniano l’intensa relazione di stima e amicizia che legò l’artista a Della Ragione e sono segno dell’interesse di quest’ultimo, collezionista illuminato, per un’arte attenta alla vita ma alleata delle emozioni, vicina all’esistenza reale ma anche al sogno. 

Di Mafai, saranno esposti il magnifico Autoritratto degli anni Venti, un dipinto della serie Demolizioni – immagini delle mutazioni urbanistiche subite da Roma per soddisfare le visione del nuovo corso di politica culturale sotto il regime mussoliniano -, due versioni della serie Fiori secchi, tema caro a Mafai che gli costò il soprannome “Mario dei fiori” e un gruppo di vedute romane, tutte venate di un romanticismo aspro e malinconico.

Il progetto Dall’Aula al Museo proseguirà nei prossimi mesi con altre mostre monografiche dedicate a Renato Guttuso, Ennio Morlotti e Arturo Martini, progettate insieme agli studenti del corso magistrale di Storia dell’arte contemporanea. Le esposizioni saranno visibili negli spazi del museo e come progetti speciali online.

 

FRANCESCA BANCHELLI (sopra il titolo e sotto a sinistra due opere dell’artista)

I cani silenzosi se ne vanno via

11.07- 12.10.2020

“Il momento che viviamo è un serbatoio di nuovi orizzonti e riscoperte tanto per singoli quanto per la società. È vertiginoso ma anche affascinante vivere ed essere testimoni di come il cambiamento possa arrivare tutto a un tratto, uno scivolo che ti porta da un piano a un altro”. Questa breve affermazione racchiude le riflessioni condivise da Francesca Banchelli (Montevarchi, Arezzo 1981) con il direttore del Museo Novecento, Sergio Risaliti, curatore della mostra insieme a Eva Francioli. 

L’artista toscana è protagonista dell’ottavo appuntamento del progetto Duel, il cui titolo rimanda a un duello dialettico tra gli artisti contemporanei e il patrimonio artistico museale. “Si tratta di un progetto di ricerca e sperimentazione – ricorda Sergio Risaliti – pensato con il doppio scopo di valorizzare la collezione permanente e di aggiornare il pubblico sulla qualità degli artisti emergenti. Duel è un sistema di attivazione di nuove interpretazioni dell’arte del Novecento messe in campo da artisti, letture inedite che nascono dall’occhio stesso dell’artista, dalla sua capacità di entrare in dialogo con l’opera di un “collega”, individuato sulla base di interessi e ragionamenti che possono essere anche poetici, tematici e formali”. 

L’esposizione I cani silenziosi se ne vanno via di Francesca Banchelli, prima personale dell’artista toscana all’interno di un museo italiano, è stata realizzata grazie al contributo del bando Exhibit Program | Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

“Siamo molto soddisfatti della qualità delle proposte pervenute per Exhibit Programdichiara Fabio De Chirico, Dirigente della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, a capo della Commissione di valutazione dei progetti – Il bando è stato ideato dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea per incentivare le buone pratiche per le mostre d’arte contemporanea in Italia. L’idea è quella di incoraggiare l’alta qualità progettuale e curatoriale, sostenendo al contempo gli artisti italiani, anche emergenti. Il progetto di Francesca Banchelli, così come gli altri sette vincitori del bando, risponde pienamente a questi requisiti di qualità”.

La mostra inaugura il progetto Made in Italy organizzato con il contributo della Fondazione CR Firenze. ‘’Queste due nuove mostre – dichiara il Direttore di Fondazione CR Firenze Gabriele Gori – sono un importante segnale di una vera ripartenza da parte di una Istituzione alla quale, come è noto, siamo molto legati. È anche significativo che una delle due esposizioni valorizzi una giovane artista che espone qui la sua prima personale in un museo italiano. Sono i giovani una delle scommesse della nostra Fondazione per i prossimi anni e intendiamo sostenere tutte quelle iniziative che consentono loro di guardare al futuro con un po’ di fiducia e di ottimismo’’.

Il percorso espositivo nasce e si sviluppa attorno al dialogo con l’opera Apocalisse, dipinta da Scipione (Gino Bonichi) nel lontano 1930 e selezionata da Banchelli diversi mesi fa, prima che il mondo venisse travolto dalla pandemia. Vista con il senno di poi, la sua scelta può suonare quasi come una profezia, un presagio o una fortunata intuizione. In realtà si tratta, più probabilmente, della capacità di alcuni artisti di percepire il mondo e l’attualità, di posizionarsi in essi, al punto giusto e al momento giusto. Francesca Banchelli ha un’idea ben precisa della funzione dell’arte e della pratica artistica, che forse la avvicina al suo predecessore Scipione. È convinta della necessità dell’opera come epifania ed evento gnoseologico imprescindibile all’evoluzione della specie umana. Ci sono elementi linguistici, inoltre, che legano il percorso della Banchelli a Scipione, e per estensione a quel clima artistico, a quella temperatura stilistica; un certo modo di intendere il linguaggio figurativo come strumento di approdo alla realtà attraverso l’esperienza onirica, surreale dell’immaginario e del sogno.

Come molti altri artisti della sua generazione, Banchelli lavora con materiali e tecniche diversi, dalle azioni performative, tra danza e teatro, ai video, al disegno, alla pittura, alla scultura e al suono. Tutte le opere esposte restituiscono in questo senso la poliedricità della sua attività e si legano ad un progetto che l’artista porta avanti da diversi anni attorno al tema del fuggitivo. I fuggitivi sono figure solitarie o piccole comunità che si incamminano e si incontrano, fisicamente o idealmente, per riformulare un nuovo inizio, a partire da qualcosa che si è interrotto o è stato distrutto. Soggetti di un’esperienza umana del mondo e della storia che sembrano sospesi tra il naufragio e l’approdo, in un tempo in cui fare comunità, creare un nucleo, fatto di desideri e aspettative condivise sembra poter essere l’inizio di una rivoluzione neo-umanistica che potrà coinvolgere alla fine tutti. Apocalisse e l’epopea dei Fuggitivi si parlano tra loro nel segno del cambiamento epocale e di un tempo a venire dopo l’esperienza della crisi e del deserto.

In questo senso, esiste un fil rouge, una comune narrazione, che lega la mostra di Mafai a quella di Banchelli ed è rappresentato dalla figura di Scipione, amico e compagno sodale del primo, nell’ambito della stagione breve ma intensa della Scuola romana, e punto di riferimento della giovane artista. I grandi dipinti della Banchelli, infatti, si caratterizzano per un linguaggio pittorico intriso di romanticismo ma allo stesso tempo anche surreale e onirico come quello di Scipione, dove le figure sembrano avere la funzione di testimoni e custodi di presagi e profetiche visioni.