Festival dei Popoli, settanta titoli per otto giorni di proiezioni

di Gabriele Rizza

Un festival ad alta gradazione ottica e ad alto tasso esplorativo. Si affaccia a Firenze il mondo contemporaneo in tutte le sue versioni e inversioni. Tendenze e pendenze. Sugli schermi di Compagnia, Spazio Alfieri e Istituto francese accesi per la 57esima volta (dal 25 novembre al 2 dicembre 2016) dal Festival dei Popoli, rassegna internazionale del film documentario (nella foto piccola un particolare della locandina), istruito e pilotato da Alberto Lastrucci.locandina festival dei popoli 2016

Il paniere di oltre settanta titoli è ricco di sorprese, lunghi, corti, medi, per una panoramica a tutto campo, divisa in varie sezioni: concorso internazionale (21 tracce ancora inedite), l’area mediometraggi, il panorama italiano, più due retrospettive (alla cineasta franco libanese Danielle Arbid e al brasiliano Sergio Oksman) e una lunga lista di ospiti, fra cui Elio Germano, l’israeliano Avi Mograbi e Valeria Bruni Tedeschi che presenta il suo esordio nel documentario “Une jeune fille de 90 and” (nella foto grande Valeria Bruni Tedeschi in veste di attrice nel film “La pazza gioia” di Paolo Virzì). Il festival apre un focus sui rifugiati, “Looking for Neverland”, cui va il film di apertura, “No Borders” di Haider Rashid, sui centri d’accoglienza per migranti in Italia, mentre si riaffaccia, dopo alcuni anni di lontananza, il fortunato segmento musicale, ora titolato “Hit me with music!”, dove ci finiscono fra gli altri David Bowie (“L’homme cent visages ou le fantôme d’herouville” di Christophe Conte e Gaetan Chataigner), Frank Zappa (“Eat that Question” di Thorsten Schutte) e i Rolling Stones (“A trip across Latin America” di Paul Dugdale).

Da segnalare un ritratto ravvicinato del politico statunitense Anthony Weiner noto per le accuse di sexting in “Weiner” di Josh Kriegman e Elyse Steiberg, le scioccanti testimonianze delle madri di jihadisti in “La chambre vide” di Jasna Krajinovic, l’anteprima assoluta di “Un altro me” di Claudio Casazza, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, “Castro” di Paolo Civati, l’habitat romano che per oltre dieci anni è stato rifugio per molte famiglie e oggi sgomberata, Le mystère Ettore Majorana, un physicien absolu di Camille Guichard, a quasi 80 anni dalla sua misteriosa scomparsa, avvenuta nel marzo 1938 quando aveva 31 anni, per finire col documentario di Tamar Tal Anati che racconta la storia di Andrea, Emmanuel e Reuven Anati, tre fratelli fiorentini (oggi di 73, 82 e 84 anni, presenti in sala) sfuggiti alle persecuzioni razziali del 1943. Info e programma completo  www.festivaldeipopoli.org