“Elvira povera donna”, storia-concerto di Fulvio Venturi per voce recitante, soprano (Silvia Pantani) e pianoforte. Al centro la moglie di Puccini, le donne e le eroine. La recensione

Pubblico numeroso, come capita spesso per questa stagione dedicata prevalentemente alla lirica, per “Elvira povera donna”, storia-concerto di Fuvio Venturi per pianoforte, voce recitante e soprano con musiche di Giacomo Puccini, scritta dal musicologo, critico e saggista Fulvio Venturi. Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito della stagione teatrale Eventi organizzata dalla Associazione Modigliani con il contributo del Comune di Collesalvetti alla Sala Spettacolo Dino Formichini.
Spesso ci accostiamo ad operazioni di questo tipo, di confine cioè tra repertorio lirico e narrazione, con una sorta di scetticismo o quantomeno con cauta fiducia, consci del fatto che non è difficile per gli autori, in massima parte inguaribili melomani, scivolare nell’ovvio racconto didascalico che spesso autocelebra la preparazione in una materia, considerata a torto d’élite, e che nulla fa per metterla a disposizione del pubblico dei non appassionati senza farlo sentire colpevole della mancata conoscenza.
A chi conosce Venturi queste sensazioni non è dato provarle. Venturi sa di lirica come sa di mille altri argomenti e riserva a questa la stessa semplicità di linguaggio che adopera nei suoi scritti o quando davanti ad un caffè racconta con enfasi aneddoti di calcio, di basket o ti svela strategie militari di storiche battaglie. Niente di sorprendente quindi se al termine del suo spettacolo, (Venturi fungeva anche da voce recitante), esci con la consapevolezza di sapere qualcosa di più su un argomento di cui pensavi di sapere abbastanza come può essere quello a tema pucciniano. Una storia-concerto, come da lui definita, che vede protagoniste le donne di Puccini, da quelle che nella vita reale hanno segnato la sua sensibilità al fascino femminile, riversato spesso nelle protagoniste delle sue opere, alla donna rimasta sempre al centro della sua esistenza, la moglie Elvira, ricordata nelle sue ultime parole come “povera donna”.
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Fulvio Venturi
Lo spettacolo alterna la sua piacevole lettura all’esecuzione di brani del maestro, esecuzione che ha visto protagonista il soprano Silvia Pantani con l’ottimo pianista Flavio Fiorini che accompagnava con citazioni pucciniane anche il racconto. La scaletta, manco a dirlo, ha evidenziato un’accurata ricerca, che ha aiutato non poco l’armonizzazione dello spettacolo che è scorso via in modo agile e chiaro. Silvia Pantani  ha confermato la sua alta qualità vocale e interpretativa e, integrando la sua prestazione con il testo di Venturi, ha compiuto una cavalcata canora sulle ali delle melodie pucciane.
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Silvia Pantani
Pantani non si è limitata a cantare le arie più note ma, seguendo la biografia di Puccini, ha presentato “Se come voi piccina” dalle Villi, “In quelle trine morbide” da Manon Lescaut, “Sì, mi chiamano Mimì” dalla Bohème, “Un bel dì vedremo” da Madama Butterfly, “O mio babbino caro” da Gianni Schicchi e “Tu che di gel sei cinta” da Turandot, alternando con perizia, intensità interpretativa e impatto vocale. Perizia peraltro dimostrata interamente come protagonista della recente Madama Butterfly andata in scena al Teatro Goldoni di Livorno e da cui è uscita con meritato successo. (m.m.)

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