Elisabetta Sirani, pittrice bolognese del ‘600. La mostra agli Uffizi dedicata a Davide Astori, il capitano della Fiorentina morto domenica 4 marzo

La mostra che si apre martedì 6 marzo 2018 (fino al 10 giugno) nelle sale Edoardo Detti e del Camino alle Gallerie degli Uffizi (1° piano), dedicata a Elisabetta Sirani, giovane e talentuosa artista scomparsa a soli 27 anni, è dedicata a Davide Astori, capitano della AC Fiorentina che è morto improvvisamente domenica 4 marzo 2018 (la squadra doveva giocare nella città friulana il match contro l’Udinese), lasciando nello sgomento i suoi cari e la città di Firenze (tutta nella foto a lato Astori in azione durante una gara in maglia viola).astori.fiorentina.2017.18.passaggio.750×450

“Dipingere e disegnare “da gran maestro”: il talento di Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-1665)” è la rassegna dedicata all’affascinante personalità artistica della pittrice bolognese celebre per una stupefacente produttività e una prodigiosa velocità esecutiva che si traducevano in una “facilità” e sicurezza della mano ugualmente riscontrabile nei dipinti, nei disegni e nelle incisioni. A dire il vero la pittrice era famosa anche per la sua bellezza che i contemporanei consideravano rappresentasse bene le qualità della sua arte.

Attraverso una selezione di 33 opere provenienti da raccolte italiane pubbliche e private, ad eccezione dell’Autoritratto come Allegoria della Pittura del Museo Pushkin di Mosca, la sua abilità e sensibilità possono essere apprezzate dai visitatori degli Uffizi. La produzione sia grafica che pittorica della Sirani è stata oggetto di molti studi, a partire da alcuni pioneristici contributi risalenti agli anni Settanta del secolo scorso, passando per le numerose pubblicazioni degli ultimi anni, tra le quali i gender studies riferiti al peculiare fenomeno delle artiste bolognesi.

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La presentazione della mostra di Elisabetta Sirani agli Uffizi con il direttore Eike Schmidt (secondo da destra)

Il progetto, curato da Roberta Aliventi e Laura Da Rin Bettina, con il coordinamento scientifico di Marzia Faietti, intende approfondire alcuni elementi emersi dalle indagini precedenti.
La prima parte della mostra è incentrata sul contesto in cui Elisabetta visse e operò: i numerosi aneddoti e i riferimenti rintracciabili nelle fonti a lei contemporanee (opere a stampa in prosa e poesia, epistolari e carte d’archivio) trasmettono l’immagine di una pittrice universalmente ammirata, tanto da ricevere nella sua abitazione personalità politiche e intellettuali di tutta Europa. Particolare attenzione è stata riservata ai legami della Sirani con alcuni dei protagonisti della scena culturale bolognese grazie ai quali poté intrecciare relazioni con la Firenze medicea e soprattutto con il cardinale Leopoldo, uno dei più importanti collezionisti della sua epoca.
Come riporta il bolognese Carlo Cesare Malvasia pochi anni dopo la sua prematura scomparsa, a soli 27 anni, la pittrice veniva lodata per la “leggiadria senza stento, e la grazia senza affettazione” delle sue creazioni; il segno grafico si caratterizzava per un uso sciolto e sicuro del pennello e dell’inchiostro diluito, mentre la linea tracciata a pietra nera e rossa, a volte concisa altre volte più elaborata, risultava sempre espressiva e efficace. Nella tecnica dell’acquaforte, poi, l’artista raggiungeva suggestivi effetti atmosferici.

La coerenza dei propri intenti artistici e la consapevolezza dei suoi mezzi emergono non solo nei temi sacri e nei ritratti, ma anche nella capacità di affrontare soggetti allegorici e storici, a volte rappresentati con iconografie non convenzionali. Questi ultimi erano anche il frutto dello studio attento dei testi letterari presenti nella biblioteca del padre Giovanni Andrea, pittore anch’egli e anzi primo maestro di Elisabetta, nonché uno dei principali fautori della sua fortuna.