Donati al Vieusseux i 171 faldoni con gli scritti, le bozze e le lezioni di Michele Ranchetti

Giovedì 2 marzo 2017, alle ore 16.30, la Sala Ferri del Gabinetto Vieusseux in Palazzo Strozzi ospiterà un incontro per ricordare Michele Ranchetti, e per presentare ufficialmente la donazione del suo straordinario archivio al Gabinetto Vieusseux per volontà degli eredi. Interverranno Sergio Givone, Gianfranco Bonola, Alba Donati, Marco Pacioni e Anna Scattigno.

Michele Ranchetti, nato a Milano nel 1925, ha esercitato a lungo il proprio magistero presso l’Università di Firenze, prima come assistente di Delio Cantimori e poi come titolare della cattedra di Storia della Chiesa. Ma nel suo percorso di formazione non erano mancate esperienze peculiari come quella, nei primi anni Cinquanta, presso la Olivetti a Ivrea, o il lavoro alla casa editrice Feltrinelli dal 1956 al ’62. Pubblica nel ’63 da Einaudi “Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo”, libro fondamentale del suo percorso di studioso e, di lì a poco, di docente rigoroso ed eclettico, al quale Ranchetti continuerà sempre ad affiancare una assidua attività di progetti editoriali, curatele, traduzioni, legando il proprio nome ai più impeccabili episodi della fortuna italiana di autori come Sigmund Freud e Ludwig Wittgenstein. Nel 1988 pubblica da Garzanti la raccolta di versi “La mente musicale”, che lo impone fra le voci poetiche più originali del secondo Novecento. Seguiranno nel ’91 Verbale (Premio Viareggio) e Poesie ultime e prime, uscito poco dopo la morte, avvenuta a Firenze nel febbraio 2008. Notevole è stata pure la sua attività di disegnatore e di grafico.

Il Fondo Michele Ranchetti contiene, in 171 faldoni, le carte sedimentate in anni e anni di attività diverse e prestigiose: una vera e propria officina nella quale si intrecciano le corrispondenze con intellettuali ed amici, gli appunti per le lezioni universitarie, le collaborazioni con editori come Boringhieri, Adelphi, Quodlibet. Esemplare la tipologia dei materiali, che documentano il percorso scrupoloso del suo lavoro di studioso, dai primi abbozzi manoscritti il fino alle stesure dattiloscritte e alle bozze di stampa. Fanno parte del Fondo destinato al Vieusseux anche le carte di Ranchetti poeta, e gli scritti altrui sulla sua opera.