DIETRO LE QUINTE. Goldoni e la villeggiatura con Barresi, Morozzi e Romina Carrisi Power (GUARDA IL VIDEO di Martina Volandri)

di Elisabetta Arrighi

Fuori il vento gelido spazza la vecchia Darsena del Porto Mediceo di Livorno e la statua di Ferdinando con ai piedi i Quattro Mori. Dentro, all’interno della vicina sala che proprio ai 4 Mori è dedicata, si è invece accolti dal tepore del teatro. Il palcoscenico è illuminato, un fondale colorato attende di essere alzato. Gli attori si alternano sul proscenio: stanno facendo le ultime prove di “Le smanie per la villeggiatura” di Carlo Goldoni che la Compagnia degli Onesti (che ha “casa” proprio al Teatro Quattro Mori) diretta da Emanuele Barresi porterà da ora a marzo in giro per l’Italia. Il debutto è al Teatro Consorziale di Budrio la sera di venerdì 20 gennaio 2017, la sera dopo si replica. Poi comincia il lungo giro: Gioiosa Ionica, Filadelfia, Napoli (dal 9 al 12 febbraio), quindi la Toscana, ovvero il Teatro di Rifredi dal 7 al 12 marzo. Infine, sempre in marzo, Alassio, Moncalieri e Mede (nella foto sopra il titolo Emanuele Barresi, al centro, con Daniela Morozzi e Stefano Santomauro in scena, foto Cascio).

Fine del primo atto. Sono quasi le 16. Un po’ di pausa per un caffè e una merenda veloce. Ne approfitta Romina Carrisi Power che in queste “Smanie” livornesi a tutti gli effetti (sia per l’ambientazione fatta da Goldoni proprio a Livorno, che per la messa in scena) fa il suo debutto teatrale. Emanuele Barresi si siede un attimo su una poltroncina a metà platea e Daniela Morozzi, con fascia di lana sui capelli (brr… che freddo che fa) e grande taccuino in mano, lo raggiunge. Quattro chiacchiere per sapere qualcosa di più di questa commedia che – probabilmente, come dice lo stesso Barresi che ne è interprete e regista – sarà in giro anche la prossima estate, per poi essere ripresa per la  stagione teatrale dell’autunno-inverno che verrà. 

(Video di Martina Volandri)

Allora, riecco Goldoni, un cavallo di battaglia della Compagnia degli Onesti…

“Questo è il terzo spettacolo legato a Goldoni che allestiamo – dice Barresi – Un testo che abbiamo riletto, perché oggi è necessario snellire una commedia che originariamente durerebbe quattro ore e porterebbe in scena 15/16 persone. Impossibile, per i costi. In questa rilettura – prosegue – sottolineo elementi di stretta attualità, e alla fine i due atti durano un’ora e mezza. Fra l’altro, avendo la necessità continua per l’ambientazione di muoverci dalla casa di Filippo a quella di Leonardo e viceversa, ho dovuto escogitare un cambio di scena che prevede un frontale che scende e sale mentre gli attori entrano in palcoscenico”.

Goldoni, per una compagnia teatrale, è una garanzia ancora oggi?

“Ha una buona accoglienza, specie se si fa emergere l’attualità della sua scrittura. Prendiamo ad esempio la figura femminile nella commedia goldoniana: viene trattata in una maniera che, per i tempi, era molto moderna. Il maschio invece è un po’ rammollito. E anche in queste “Smanie” emerge il personaggio della donna intelligente, capace, che non si rassegna al proprio destino”.

Daniela Morozzi, lei è Vittoria, la sorella di Leonardo…

“Faccio una donna che non essendo più piacente ci tiene ad essere sfarzosa e nella villeggiatura a Montenero (dove nel Settecento e Ottocento andavano a trascorrere l’estate, nelle ville, le famiglie livornesi abbienti) investe tutta la sua vita. Vuole fare una figura strepitosa. In realtà è una bambina, per un vestito ucciderebbe suo fratello… soffre molto della competizione con Giacinta (di cui è innamorato Leonardo), sa di essere perdente, ma non molla. È una donna autentica nella sua semplicità”.

Ed eccola Giacinta, ovvero Romina Carrisi Power. Lei ha vissuto per molto tempo negli Stati Uniti, a Los Angeles: ecco, se Goldoni venisse tradotto e rappresentato laggiù, il pubblico americano come lo accoglierebbe?

“Credo che sarebbe molto attuale. A Los Angeles tutti vivono per apparire, non per essere. Magari una persona vive in un piccolo monolocale, ma si compra la bella macchina perché va in giro e tutti vedono. Se tradotto bene in inglese (sorride, ndr), gli americani capirebbero…”

Le piace il personaggio di Giacinta?

“Sì, mi pace. È un personaggio simpatico. Anche perché Giacinta è una manipolatrice, non lo fa per cattiveria, ma per raggiungere un suo traguardo. È individualista, non vuole sottoporsi alle regole della società. Ha capito bene come manipolare anche il padre” (nella foto in alto a destra Romina Carrisi Power nei panni di Giacinta fotografata da Emanuele Carmassi).

Che nell’allestimento della Compagnia degli Onesti ha il volto di Marco Prosperini, attore livornese trasferito da anni a Roma. “Questo Goldoni che stiamo provando in attesa del debutto a Budrio – dice – è un Goldoni vero, autentico, a partire dalle scene. È il mio primo vero Goldoni”. Nonostante, ad esempio, una “Locandiera” all’inizio degli anni Ottanta con Manuela Kustermann. “Siccome a Livorno sono disposto a venire anche a piedi – sorride Prosperini – quando Emanuele Barresi mi ha chiamato ho detto subito ‘arrivo'”. Mentre pensa, forse fra qualche anno quando “andrà in pensione”, di tornare in pianta stabile nella “sua” Livorno.

Ma torniamo un attimo da Romina Carrisi Power. Conferma che questo è il suo debutto assoluto in teatro?

“Confermo – risponde – Negli Usa ho studiato recitazione, scrittura, improvvisazione, ho anche diretto un cortometraggio che racconta di due ex fidanzati che si ritrovano per caso in un hotel di Los Angeles e si riaccende la passione. Ma per quanto riguarda il teatro questa delle “Smanie per la villeggiatura” è la mia prima volta”.

Papà Al Bano verrà a vederla?

“Sì, ha detto che verrà. Ma non ne vuole sapere di dire quale data sceglierà”.

GOLDONI, I COSTUMI E LE PARRUCCHE DI ZUCCHERO FILATO

(nota della costumista Adelia Apostolico)

“Per me questo è il terzo appuntamento con Carlo Goldoni prodotto dalla Compagnia degli onesti. Dopo i costumi per “La donna di garbo” nel 2011 e per “La vedova scaltra” nel 2013 è arrivato il momento di ideare e disegnare quelli della prima parte della “Trilogia della villeggiatura”: “Le smanie per la villeggiatura”.

Rispetto alle mise delle prime due commedie (vivaci, fotoniche e ridondanti) questi sono decisamente più leggeri e leggiadri, dai colori tenui, pastello, tipici dell’epoca (prevale il colore verde chiaro), appunto più estivi e freschi e decisamente più essenziali e sobri, nei limiti delle forme del 1760. Questa volta, la mia base di partenza è stato il film di Milos Forman “Amadeus”, soprattutto per ciò che riguarda le acconciature e i colori delle parrucche, quasi di zucchero filato, tra la realtà di quegli anni e il mondo fiabesco, per poi arrivare ad uno stile dell’epoca del tutto personale e che rispecchia molto i caratteri dei vari personaggi.
GIACINTA, la bella protagonista interpretata da Romina Carrisi Power, contesa dagli uomini, indossa prima un costume verde chiaro in taffetà, che, semplice e senza tanti orpelli, mette in risalto la sua praticità ed emancipazione; poi, un altro con fantasia di piccole rose dello stesso colore di alcuni giacinti (richiamo al suo nome), più soave e romantico, in quanto, dopo tante peripezie, dispetti e capricci, ella si scopre, in fondo, una donna sensibile, spiritosa, appassionata e sognante, oltre che imprevedibile. Il costume finale la rende la “primavera botticelliana” dei suoi tempi!
VITTORIA, sua cognata, interpretata da Daniela Morozzi, invece è una donna che ostenta ciò che ha, perché è l’unica arma di difesa contro la bella e intelligente prima descritta. Lei, a differenza degli altri, sperpererebbe tutto per Ia sua immagine. I suoi abiti e il suo déshabillé osano di più: sono broccati avorio con profili di passamaneria dorata e forme più morbide, evidenziate da nastri e completate in cima da parrucche più gonfie e buffe, agghindate da fiori e perle.
LEONARDO, interpretato da Emanuele Barresi, amante di Giacinta e fratello di Vittoria, è elegante ma non troppo, perché in realtà è benestante ma taccagno e tende a risparmiare su qualunque cosa. Sia lui che gli altri uomini di questa commedia, al posto del tipico jabot Settecentesco, al collo indossano una lunga e morbida sciarpa di seta che, fluttuando durante i movimenti degli attori, dà ancor di più il senso di leggerezza della bella stagione. Altro elemento significativo del periodo e del clima in cui è ambientata la messa in scena, è l’aggiunta di elementi floreali nella parte superiore, all’altezza del petto o della scollatura di tutti i costumi, sia maschili che femminili.

Anche per questo lavoro mi sono avvalsa della preziosa collaborazione di Gabriella Panza, direttrice della sartoria livornese “Costumeria Capricci” che ha realizzato con stoffe, pizzi e merletti le mie idee su carta, fatte di lapis, inchiostri e colori ad acquerello, oltreché di fantasia, ricerca storica e passione.