Didier Pieri, giovane tenore livornese in ascesa, impegnato in Tosca e Madama Butterfly a Genova: “Puccini è un balsamo per l’anima”

di Elisabetta Arrighi

È giovane, è bravo, ha una grande cultura musicale (e non solo) ed ha imboccato già la tempo la strada della lirica che gli sta regalando successo e molte soddisfazioni artistiche. Nel corso degli ultimi mesi Didier Pieri ha cantato Verdi, Mozart e Puccini, quest’ultimo proprio nella sua città, Livorno, nello storico Teatro Goldoni (dove nella stagione 2017/2018 Pieri è stato nel cast di Iris di Pietro Mascagni). Didier ha interpretato Goro, personaggio che a breve proporrà anche alla platea del Carlo Felice di Genova dal 14 al 20 giugno 2019 (tutti i giorni, salvo il 17), con la direzione d’orchestra del livornese Giuseppe Acquaviva. Ma prima ancora, dal 2 al 12 maggio 2019 (spettacoli il 2, 4, 5, 7, e 12), andrà in scena sempre sul palcoscenico del genovese Carlo Felice una Tosca (che avrà alternativamente la voce e il volto di Maria José Siri e Donata D’Annunzio Lombardi) molto toscana. Infatti c’è Valerio Galli, viareggino, sul podio della direzione d’orchestra mentre Andrea Cigni, di Castiglioncello, firma la regia. E Didier Pieri sarà l’interprete di Spoletta.

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Sembra proprio, a leggere i programmi di lavoro del giovane tenore, che Giacomo Puccini e le sue opere siano molto adatte a Pieri: infatti, proprio pochi giorni fa, il cantante è stato a Malta per un allestimento di Manon Lescaut nell’ambito del Gaulitana Festival di Gozo. Per l’estate ormai prossima, invece, ci sono dei progetti ancora work in progress, così come per l’autunno. Sicuramente Didier sarà quasi sempre in tournée in molti prestigiosi teatri italiani. Con quali opere e quali personaggio dovremmo saperlo a breve.

Allora, Didier, ti sta aspettando – dopo la Butterfly al Goldoni di Livorno a fine marzo e la Manon Lescaut a Malta – un altro periodo tutto dedicato a Puccini.

“E’ vero, sarò Spoletta e poi Goro rispettivamente in Tosca e Madama Butterfly a Genova. Ma è proprio a Puccini che devo essere grato. Mi sono infatti innamorato dell’opera grazie alla sua musica e ad uno spettacolo che vidi nel 2002 alla Gran Guardia di Livorno. Credo che Puccini sia un vero balsamo per l’anima, soprattutto   Madama Butterfly. E sono molto felice di aver debuttato nel ruolo di Edmondo in Manon Lescaut al festival maltese. Quello di Edmondo è un personaggio ben costruito, è il vero alter ego di Des Grieux ed ha il ruolo importante di organizzare la fuga di Manon. È il primo capolavoro di Puccini, specialmente nel primo atto… è quasi un film, un’opera con ritmo serrato, avvincente”.

Sei  arrivato giovanissimo all’opera, ma prima di affrontarla come professionista hai frequentato il liceo e ti sei laureato.

“Sì, il mio vero debutto risale al 2016 con un ruolo nell’operetta La Vedova Allegra andata in scena a Casciana. Quindi durante l’estate (quella del 2019, nda) saranno tre anni di carriera. Nel frattempo studio con un’insegnante francese e vado a Parigi una volta al mese o comunque appena sono libero da impegni di lavoro. Quando non posso raggiungerla, studio da solo, seguendo i video delle lezioni di teoria fatte dalla mia maestra. Inoltre mi esercito con un pianista, Flavio Fiorini. E poi ascolto i dischi delle opere: è fondamentale farlo, per approfondire la storia e le diverse interpretazioni. Se poi devo affrontare una partitura che non conosco, cerco sempre di documentarmi, di conoscere tutto quello che la riguarda. Personalmente aspiro a fare cose che, riferendomi all’oggi, sono entro i miei limiti di adesso, entro le mie possibilità. Perché devi essere sicuro di quello che fai”.

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Didier Pieri con il soprano Serena Farnocchia durante un duetto nell’estate 2017 a Villa Trossi (Ardenza – Livorno)

Quindi per te ascoltare le registrazioni delle opere è un elemento fondamentale per chi fa il cantante lirico.

“Credo che nei Conservatori dovrebbero insegnare ad ascoltare i dischi e le voci del passato, perché questo ti fornisce un bagaglio culturale utile per valutare se questa o quella cosa la stai facendo bene. E ci vuole passione, qualcuno o qualcosa che faccia scattare a scintilla”.

Torniamo un attimo a Livorno, la tua città, e al Teatro Goldoni dove sei stato di recente Goro… Come hai affrontato la parte?

“Quello di Goro è un ruolo nel quale ho potuto sperimentare anche l’interpretazione. Gozo è una persona un po’ ambigua, un personaggio difficile, per il quale va trovata una propria chiave di lettura. E credo di averlo fatto, sempre nel rispetto della musica e delle note scritte. Non amo ‘falsificare’ la voce per interpretare un personaggio. Ritengo che bisogna cantare con la propria voce, l’interpretazione si può fare anche con piccoli accenti”.

La lirica è ormai la tua vita, ma ascolti anche altra musica?

“Adoro la canzone francese, credo che Edith Piaf sia stata un genio del ‘900 musicale. Ma adoro anche i Queen, che hanno preso molto dall’opera; penso ad esempio a Freddy Mercury in duetto con Montserrat Caballé per Barcelona (mentre Luciano Pavarotti scoprì il pop con vari duetti con cantanti ‘moderni’ per Pavarotti and Friends, nda). Guardando all’oggi mi piacciono i Maneskin: il leader ha una bella voce e la sa ben usare, fanno arte e non musica tanto per guadagnare”.

E la canzone napoletana? I tenori solitamente interpretano i grandi classici del genere.

“Mi piace ascoltarla. E poi adoro Francesco Paolo Tosti, autore di romanze da salotto e da camera”.