Der Messias di Haendel nella revisione di Mozart ha aperto la stagione del Teatro Grande di Brescia, per spostarsi al Sociale di Como, al Ponchielli di Cremona e al Fraschini di Pavia. Fra i solisti si mette in luce Didier Pieri, giovane tenore livornese

Nei giorni scorsi si è conclusa la produzione dell’oratorio in tre parti per soli, coro e orchestra Der Messias di Georg Friedrich Haendel (The Messiah HWV 56) nella revisione di Wolfgang Amadeus Mozart (K 572, 1789) che il 29 settembre 2020 ha aperto la stagione del Teatro Grande di Brescia per poi spostarsi al Sociale di Como, al Ponchielli di Cremona e al Fraschini di Pavia.

Per queste città duramente provate dalla pandemia si è trattato di una toccante cerimonia, di un ritorno alle attività culturali e sociali che si è tenuta in un clima di grande emozione.

Scelta felice quella dell’austero oratorio haendeliano passato per la mano di Mozart, musica dal taglio assorto e nondimeno celebrativo e carico di speranza. 

La produzione è stata affidata a Massimo Fiocchi Malaspina nella doppia veste di maestro del coro e direttore d’orchestra, alla guida del Coro OperaLombarda e dell’orchestra dei Pomeriggi Musicali. Si è trattato di un’esecuzione attenta, concentrata che tuttavia nel procedere della serata si è come animata andando a toccare le corde del sentimento e della passione, specie nello splendido corale Wuerdig ist der Lamm (L’agnello che fu immolato, dall’Apocalisse di San Giovanni) e nel conclusivo finale di ringraziamento. 

Fra i solisti si è messo in luce per eleganza e rigore stilistico il giovane tenore livornese Didier Pieri (foto sopra il titolo, al centro – in piedi davanti al leggìo), degno di menzione nell’assorta aria di apertura Troestet Zion, spricht euer Gott (Consolati Sionne, dice il tuo Dio) per la polita vocalizzazione e le ben collocate puntualizzazioni verso l’acuto. Elogiabile pure la consueta e serena musicalità di questo interprete mostrata senza cedimenti nei passi d’assieme, così come nei duetti e nei terzetti con i colleghi di canto. Al suo fianco non meno notevole per bellezza di suono, solennità espressiva e, perché no, freschezza quasi gioiosa della esposizione musicale anche il soprano Marigona Qerkezi, così come un magnifico apporto è stato dato dal mezzosoprano Chiara Tirotta. Ha completato la distribuzione dei solisti il basso Andrea Patucelli.

Successo che per la particolare situazione in cui è maturato non esitiamo a definire memorabile.

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