CONCERTO DI CAPODANNO. Al Teatro Goldoni di Livorno suona l’Orchestra del Conservatorio Pietro Mascagni, dirige Lorenzo Sbaffi. Il programma

Presentato presso la Fondazione Livorno, in piazza Grande, il tradizionale Concerto di Capodanno al Teatro Goldoni. L’attesa manifestazione, giunta alla quattordicesima edizione, si terrà martedì 1° gennaio 2019, alle ore 18, nello storico teatro livornese e rappresenterà un incontro augurale con la città per salutare tutti insieme il nuovo anno. Il Concerto vedrà protagonista l’Orchestra del Conservatorio “Pietro Mascagni” ISSM, diretta da Lorenzo Sbaffi.

Il concerto, evento fuori abbonamento, è stato realizzato grazie al rinnovato rapporto di collaborazione che lega Fondazione Livorno, Conservatorio Pietro Mascagni ISSM e Fondazione Teatro Goldoni: quest’ultima con il suo impegno continuo e intenso a sostegno della cultura del territorio, con il Teatro Goldoni sempre più orientato alla diffusione e valorizzazione della musica e delle arti del palcoscenico, e con l’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni con la sua attività didattica e concertistica di altissimo livello, i suoi alunni e i suoi insegnanti. Alla presentazione dell’evento hanno partecipato Marcello Murziani, vicepresidente Fondazione Livorno; Marco Luise, presidente Conservatorio Pietro Mascagni; Stefano Guidi, direttore Conservatorio e Marco Leone, direttore generale Fondazione Teatro della Città di Livorno Carlo Goldoni.

Ecco intanto il programma:

John Philip Sousa 

The fairest of the fair

Mother Goose

Jesùs Arturo Màrquez 

Conga del Fuego

Edvar Grieg 

Peer Gynt suite n. 1 op. 46

***

Gioachino Rossini 

La Gazza Ladra, ouverture

Johann Strauss figlio 

Rosen aus dem Süden op. 388

Éljen a Magyar! – Polka-schnell op. 332

Frühlingsstimmen op. 410

Leroy Anderson

The Typewriter

Johann Strauss 

Radetzky March

Biglietti in vendita al botteghino del Goldoni (tel.0586 204290) il martedì e giovedì ore 10-13, il mercoledì, venerdì e sabato ore 16.30-19.30. Nel giorno di rappresentazione la biglietteria sarà aperta due ore prima dell’orario di spettacolo. Prezzi: posto unico numerato € 10. E’ anche possibile acquistarli online su www.goldoniteatro.it e www.ticketone.it.

Il Goldoni al Concerto di Capodanno 2018 (Foto Bizzi_Archivio Goldoni)
La sala del Goldoni di Livorno durante un concerto di Capodanno (le foto sono di Bizzi / Trifiletti – Archivio Goldoni)

IL CONCERTO / LA SCHEDA

Di allegra leggerezza si può parlare a proposito dei due brani in apertura di John Philip Sousa (1854-1932), compositore e direttore di banda statunitense, conosciuto soprattutto per le sue marce, fra le quali l’Orchestra del Mascagni e Lorenzo Sbaffi propongono due delle meno note e meno eseguite. The fairest of the fair, è una delle più melodiche: espone un primo tema di carattere marziale che si stempera, però, in una melodia di composta allegria primaverile. Scritta per l’annuale Boston Food Fair del 1908, s’ispira al ricordo di una giovinetta che l’autore aveva veduta in una precedente edizione della manifestazione. Si ascolta poi Mother Goose, un medley di brani per bambini, che Sousa, di proverbiale sense of humour, usò una volta per richiamare in maniera spiritosa l’attenzione di un pubblico che sembrava disattento. “Si stanno comportando come bambini!”, disse ai suoi orchestrali. “E noi daremo loro musica da bambini. Suvvia, signori, prendete ‘Mother Goose’!”

Ancora un brano di grande vivacità è la Conga del Fuego, composta nel 2005 dal messicano Jesùs Arturo Màrquez Navarro (1950). Figlio di un mariachi, il cui padre a sua volta era un musicista folk messicano, Màrquez attinge largamente a forme musicali e stili nativi del Messico integrandoli nelle sue composizioni orchestrali.

Chiude la prima parte del concerto Peer Gynt, suite n. 1 op. 46, una delle due Suite sinfoniche che Edvar Grieg (1843-1907) trasse dalle musiche di scena che aveva composto per l’omonimo dramma in versi di Ibsen, andato in scena a Christiania, l’odierna Oslo, nel 1876. Il mattino, La morte di Åse, La danza di Anitra e Nell’antro del re della montagna sono gli episodi che la compongono, alcuni dei quali utilizzati più volte nel cinema, come il tema di Nell’antro del re della montagna, che è il motivo fischiettato dal protagonista di M – Il mostro di D Düsseldorf, di Fritz Lang.

Di successo più duraturo di quanto non abbia serbato l’opera, l’Ouverture da La gazza ladra di Gioachino Rossini (1792-1868) introduce la seconda parte del programma. Preceduto da un baldanzoso rullo di tamburo, il Maestoso marziale apre la pagina con un tema di marcia, sostenuto dalla percussione, e, dopo essersi largamente sviluppato, cede il passo al famosissimo Allegro, anch’esso introdotto dal ritmo militaresco del tamburo. Il tema, in un primo momento enunciato dai soli archi, sfocia in un potente pieno orchestrale, per riproporsi e svilupparsi, mano a mano acquistando le voci dei legni, dei fiati e via via di tutte le sezioni orchestrali, secondo la folgorante e allora nuovissima tecnica del crescendo rossiniano.

E sempre più nel vivo di una festa gioiosa ci portano le tre composizioni di Johann Strauss figlio (1825-1899): Rosen aus dem Süden, Éljen a Magyar! – Polka-schnell e Frühlingsstimmen, tre pagine fra le più note del celebre autore viennese. Rosen aus dem Süden fu composto da Johann Strauss figlio assemblando i temi principali dell’operetta Das Spitzentuch der Königin, del 1880. Scritto di getto – l’edizione per pianoforte fu pubblicata solo cinque giorni dopo la prima dell’operetta al Theater an der Wien – questo valzer di ampio respiro melodico concentra una fresca e generosa invenzione tematica, riuscendo, al contempo, a combinare i tanti motivi e le diverse idee musicali in un profilo unitario di evidente coesione poetica. Lo stesso Strauss, che poco confidava nel successo dell’operetta, di cui questa pagina è sintesi, fu però buon profeta nel prevederne un successo inattaccabile nel tempo. Perfino vorticoso è il ritmo di Éljen a Magyar! – Polka-schnell, composta nel marzo del 1869 e dedicata “alla nobile nazione ungherese”. La pagina fu eseguita per la prima volta nella cittadina ungherese di Pest, per l’inaugurazione del Redoutensaal, dove il pubblico l’accolse con applausi trionfali.  Scritto per il celebre soprano austriaco Bianca Bianchi, Frühlingsstimmen è ancora oggi una pagina di grande virtuosismo vocale. Arrangiato da Johann per sola orchestra nel 1883, Frühlingsstimmen espone un tema principale e un tema secondario, cui si alterna un secondo nucleo tematico ampiamente sviluppato, per chiudersi poi in un vorticoso, brevissimo finale che riafferma il motivo di esordio della pagina.

Con The Typewriter, dello statunitense Leroy Anderson (1908-1975), si compie una breve, divertente incursione nel ‘900. Formatosi a Harvard, Anderson fonda la sua fortuna in gran parte sui pezzi da concerto, brevi e originali, che scrisse per la Boston Pops Orchestra e che trovarono molteplici occasioni d’uso nel cinema come anche in programmi televisivi di successo in Usa. In particolare, questo The Typewriter divenne famosissimo per essere stato utilizzato nell’esilarante pantomima di Jerry Lewis “dattilografo” nella pellicola del ’63 Dove vai sono guai! La macchina da scrivere è modificata in modo che funzionino solo due tasti. Ma benché si possa pensare che per suonare una macchina da scrivere serva un dattilografo, Anderson sosteneva, invece, che “solo un percussionista esperto possiede la necessaria flessibilità del polso”. Nell’occasione i percussionisti esperti sono Francesco Bertoli e Samuel Baldi.

  • Composta da Johann Strauss padre per celebrare la repressione dei moti milanesi del 1848, la Radetzky March ha ormai perso quella sua connotazione e, consacrata quale brano di chiusura del tradizionale grande Concerto del Musikverein di Vienna, quasi s’impone  quale classico commiato del Concerto di Capodanno.

Lorenzo Sbaffi, direttore d’orchestra / Violinista e compositore si forma al Conservatorio Morlacchi di Perugia. È allievo di Manlio Benzi al Rossini di Pesaro, dove si diploma con lode in direzione d’orchestra; si perfe­ziona con sir Colin Metters, della London Royal Academy of Music, con il finlandese Leif Segerstam e cresce alla scuola di grandi direttori, quali Gustav Kuhn e Jorma Panula.  Nel suo vasto repertorio, che spazia dal tardo barocco alla musica contemporanea, ha particolare rilievo il grande sinfonismo classico-romantico mitteleuropeo e scandinavo, tanto che Jorma Panula lo definisce “uno dei pochi direttori italiani che ama, conosce e comprende profondamente la musica di Jean Sibelius”.  Dirige prime esecuzioni assolute di contemporanei, quali Fernando Sulpizi, Mario Mariani, Roberta Silvestrini, collabora con artisti quali Mstislav Rostropovich, Giuseppe Sinopoli, Luciano Berio, Riccardo Muti, Krystian Zimerman, Mario Ancillotti, Frans Bruggen, Leonidas Kavakos, Kim Kashkashian, Roberto Fabbriciani, Gustav Kuhn.

È direttore di ensemble e orchestre di prestigio – in Italia, in Europa, in America Latina, in Asia – e incide per Amadeus, Dynamic, Bongiovanni, Rai, T.F.E., Legend, Col Legno e Hyperprism. E’ direttore musicale della Camerata Musicale del Gentile e l’organizzatore del progetto solidale “LiricoStruiamo”, opera itinerante su camion nelle aree terremotate del Centro Italia. I suoi lavori, in uno stile spesso ironico e informale, si eseguono in Italia e all’estero in molti Festival e stagioni. 

Grande successo ha riscosso la prima esecuzione assoluta del suo Requiem “Alle anime morte dei vivi” per soli, coro e orchestra, Edizioni Hyperprism 2010, con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana da lui stesso diretta; mentre il suo Concerto per archi è stato diretto in prima assoluta nel 2012 da Jorma Panula, in un tour internazionale della Vaasa Kau­punginorkesteri.

Nel 2018 è stato presidente della giuria del 37° Concorso Internazionale di violino R. Lipizer di Gorizia. La sua attività didattica lo vede docente di Esercitazioni Orchestrali all’Istituto Mascagni di Livorno.

L’Orchestra del Conservatorio “ Pietro Mascagni” ISSM di Livorno 

Fin dagli anni che precedettero il pareggiamento ai Con­servatori di Stato, conseguito nel 1978, l’Istituto Mascagni, sensibile alla propria vocazione di scuola di formazione di professionisti della musica, sentì l’esigenza di istituire una classe di esercitazioni orchestrali, palestra per i futuri professori, consolidatasi nel corso degli anni con la presenza di una vera e propria orchestra. E l’Orchestra del Mascagni fu davvero il fiore all’occhiello di quella Scuola, gestita da un Consorzio di enti locali, in anni in cui spesso i Conservatori, tranne i più prestigiosi e di più lontana tradizione, non avevano né un’orchestra né una classe di Esercitazioni orchestrali.

Oggi l’Orchestra del Mascagni è costituita dagli allievi dei corsi medi e superiori, da allievi diplomati, da studenti del Biennio e svolge un’attività concertistica di rilievo tanto per il numero quanto per l’importanza dei suoi impegni, alcuni dei quali la vedono impegnata nella stagione musicale del Teatro Goldoni. La direzione è affidata sia a direttori ospiti sia al docente della classe di Esercitazioni Orchestrali, mentre la preparazione delle diverse file degli strumenti si svolge nel corso dei laboratori tenuti dagli insegnanti dell’Istituto. Insieme con le formazioni del Cherubini di Firenze, del Boccherini di Lucca e del Franci di Siena, l’Orchestra del Mascagni è anima dell’Orchestra dei Quattro Conservatori della Toscana.