“Babele”: gesti, sguardi, accoglienza, tolleranza

Quattro giorni con “Babele”, prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze della nuova creazione di Virgilio Sieni. Lo spettacolo (durata circa un’ora, biglietti posto unico 12 euro, presso biglietteria del teatro o su BoxOffice) sarà in scena da giovedì 27 a domenica 30 ottobre 2016 (il 27 e 28 il sipario si alza alle 20.45, il 29 e 30 alle 18.30). I danzatori sono Claudia Caldarano, Maurizio Giunti, Lisa Labatut, Gioia Martinelli, Giulia Mureddu, Davide Valoroso. Altri interpreti Lino Bandini, Sonia Bieri, Gregorio Ceccarelli, Otello Cecchi, Giuseppe Comuniello, Graziano Giachi, Sergio Elisei, Dagmar Lorenz, Ilaria Tocchi. Le musiche originali sono eseguite dal vivo dall’autore Roberto Cecchetto, chitarra. I costumi sono di Elena Bianchini, coreografie e regia – naturalmente – di Virgilio Sieni. La produzione è della Fondazione Teatro della Toscana nell’ambito del Festival “La democrazia del corpo”, diretto dallo stesso Sieni.

Una piccola comunità di arlecchini intraprende un viaggio attraverso il corpo per scoprire la lingua dei profeti e dei veggenti: sei danzatori e nove interpreti non professionisti di varie età, scoprono nella profondità del gesto e dello sguardo il senso dell’accoglienza e della tolleranza. Venerdì 28 ottobre alle ore 18.30, sempre alla Pergola, lo storico del cristianesimo Giancarlo Gaeta tiene un incontro/conversazione con  Sieni sui temi dello spettacolo. L’ingresso è libero fino a esaurimento dei posti disponibili.

Genesi 11,1-9: Tutta la terra aveva una sola lingua e le stesse parole.
Emigrando dall’oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: “Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco”. Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: “Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperdersi su tutta la terra”.Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo.Il Signore disse: “Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l’inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro possibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro”. Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
Per questo la chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.