Autori russi post-romantici: spettacolari concerti per pianoforte e orchestra (un articolo di Fulvio Venturi). Guarda la fotogallery

Ricollegandoci al concerto che Mikhail Pletnev tiene lunedì 6 marzo 2017 alla Pergola con programma interamente dedicato a Rachmaninov pubblichiamo un articolo di Fulvio Venturi (il primo di una breve serie) sui concerti per pianoforte e orchestra russi di periodo post-romantico. La scuola pianistica russa, è noto, ha dato grandissimi esecutori che attraverso Arthur Rubinstein e Horowitz, Richter e Sokolov, e adesso Mikhail Pletnev è giunta fino a noi. Spesso i grandi esecutori, specie sulla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, si sono cimentati con la composizione lasciando pagine indimenticabili, di gran valore musicale. Di questo infinito repertorio, il concerto per pianoforte e orchestra rappresenta forse la parte più spettacolare unendo sia il virtuosismo esecutivo che l’espressività interpretativa, l’anima del pianoforte ed il substrato orchestrale. L’articolo di Fulvio Venturi illustra proprio questa fascinoso capitolo della storia della musica: il concentro per pianoforte e orchestra del periodo post-romantico (nella immagine grande: Aleksandr Scriabin e Sergei Koussewitzki in un dipinto di Robert Sterl).


di FULVIO VENTURI

Da qualche mese con un’amica ho iniziato a riconsiderare l’ampio panorama del pianismo russo per orchestra. Lei, la mia amica, è particolarmente appassionata della musica di Rachmaninov e in partenza ci siamo concentrati su uno dei meno noti concerti per pianoforte di questo autore, il primo, in Fa diesis minore. Opera giovanile, risalente al 1891 quando Rachmaninov aveva appena diciotto anni e contraddistinta addirittura dall’opus n. 1. Confrontammo alcune interpretazioni e iniziammo a divagare.
A me venne in mente la presunta rivalità fra Rachmaninov e Scriabin e ricordai che, avanti di comporre il ciclo sinfonico che all’incirca va dal 1900 al 1910, anch’egli aveva composto un concerto per pianoforte e orchestra che oggi è situato al numero d’opus 20 e che risale al 1896. Opera bellissima nella quale si rinviene già molto dello Scriabin successivo.

Parlando delle ascendenze, Chopin o Tchaikovskji?, andammo a ritroso e proposi l’ascolto di un brano ormai completamente dimenticato, il primo concerto per pianoforte e orchestra di Aleksandr Glazunov, pagina che desta sincera ammirazione, sia per la solidità dell’architettura, che per l’afflato e per il virtuosismo che la contraddistingue. Musicista, Glazunov, sul quale pesa peraltro una recisa stroncatura di Massimo Mila che ci pare tuttavia degna di revisione. D’accordo, un critico è pur sempre una persona e può sbagliare, ma tali stroncature, nondimeno, hanno condizionato non poco intere generazioni di lettori e di appassionati facendo in modo che i nomi dei musicisti accettati e di conseguenza il repertorio superstite sia sempre più sparuto. Abbiamo così convenuto che la storia della musica, almeno quella codificata, si basi su troppi pochi nomi e di conseguenza il repertorio sia troppo limitato.

Per tornare alla musica russa per pianoforte e orchestra, da dove cominciare per avere un panorama abbastanza completo?

Dal Gruppo dei Cinque, formato oltre che da Balarirev, da Cui, Musorgskji, Borodin e Rimsky Korsakov, che ha lasciato pagine pianistiche indimenticabili come i “Quadri di un’esposizione” di Musorgskji, emerge Mili Alekseevic Balakirev che ha composto tra il 1855 e il 1856 (a diciannove anni, essendo nato nel 1837, e venti anni prima del celeberrimo concerto n. 1 in Si bemolle minore di Tchaikovskji) un concerto per pianoforte e orchestra (in Fa diesis minore) come opera d’esordio. Si tratta di un brano di forma assai libera per i tempi, in un unico movimento, con echi di temi popolari molto ben armonizzati e una forte, fortissima, marcatura virtuosistica. Ascoltando Balakirev, che compose anche un secondo concerto per piano assai più tormentato del primo (iniziato nel 1861 e terminato mezzo secolo dopo) si ha l’impressione che il periodo romantico sia già passato, o che mai sia esistito e invece nel 1855 vi siamo esattamente in mezzo. Evidentemente la cultura europea non ebbe grande influenza nella formazione di Balakirev.

Il Romanticismo è invece avvertibile nei due concerti per pianoforte e orchestra di Aleksandr Glazunov (San Pietroburgo 1865 – Parigi 1936), che possiamo considerare il più diretto discendente del Gruppo dei Cinque. Entrambi i concerti fanno parte della maturità di questo musicista. Il primo, in Fa minore, op. 92, ha un forte apparato classico, tanto da apparire quasi statico. Vi riconosciamo invece i silenzi e lo stato contemplativo del Grande Nord con una tecnica compositiva che, se non possiamo certo definire d’avanguardia, è pressoché perfetta. E tale indiscutibile valore fu riconosciuto anche da Strawinskji che al momento di comporre la sua Sinfonia n. 1 in Mi minore prese a modello l’Ottava di Glazunov che era stata composta in quella stessa tonalità. Più contenuto nelle dimensioni, e più raccolto, più lirico, è il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Glazunov, composto nella tersa tonalità di Si bemolle Maggiore in forma di tema con variazioni. Il tema iniziale del primo movimento (andante sostenuto), che caratterizza l’intera composizione, contiene spunti eleganti e ricchi di abbellimenti, ma è soprattutto animato da un’indimenticabile frase amorosa. Nel secondo movimento (andante sostenuto) Glazunov recupera alcuni momenti della sua Sonata per pianoforte composta nel 1900 e riecheggia di una vaga reminiscenza tristaniana. Il movimento estremo, poi, ricollegandosi direttamente al tema iniziale, ha un finale eclatante, estatico ed innico con una magistrale chiusa a cadenza plagale.

Ci siamo soffermati a lungo su questo autore proprio per riflettere sulle ascendenze, sulle derivazioni e sui modelli del pianismo russo. E’ evidente che citare solo Chopin o Tchaikovskji sia riduttivo e vediamo perché. Innanzitutto è doveroso citare l’episodio di Rimsky Korsakov che nel 1884 compose il suo unico concerto per pianoforte e orchestra su invito di Balakirev. Pur non essendo un pianista, a differenza dei suoi colleghi che furono tutti esecutori molto reputati, se non addirittura famosi, Rimsky Korsakov compose un brano profondamente “pianistico” (in Do diesis minore, op. 30) sotto l’influsso di Franz Liszt. Ed ecco che con il grande pianista ungherese si aggiunge un nuovo tassello riguardo ascendenze e modelli che ritroveremo, ad esempio, con Arenskji, prima ancora che con Rachmaninov.

Più anziano di quattro anni di Glazunov, Anton Stepanovich Arenskji (1861 – 1906) ha avuto una importanza fondamentale sulla scuola pianistica russa in quanto al Conservatorio di Mosca, dove fu chiamato d insegnare da Sergei Taneyev figurarono fra i suoi allievi sia Rachmaninov che Scriabin. In epoca giovanile, nel 1881, egli compose un concerto per pianoforte e orchestra in Fa minore, splendido brano, tanto romantico quanto virtuosistico, ove appare evidente sia la lezione chopiniana, persino nella scelta tonale (in Fa minore è anche il celeberrimo secondo concerto di Chopin), quanto, riguardo la strumentazione, quella di Rimsky Korsakov che fu suo insegnante. 

(1 – CONTINUA)

2 comments

  • Ottimo articolo. Piacevole lettura che fa conoscere musicisti poco noti, ma di gran valore, come Balakirev, Glazunov e Arensky

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